“Le caillou” di Joachim Hérissé e Marion Bulot

Un sasso dai poteri magici, di cui non si tarderà a scoprire il rovescio della medaglia

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8/10

Un racconto intriso di poesia, di quella poesia propria ai libri per l’infanzia quando trattano i bambini – sia nel testo che nel disegno – non in maniera mercantile, ma come esseri capaci di leggere, intendere e volere.

Una nonna regala al nipote, bullizzato a scuola, un sasso capace di far rivivere – come Bill Murray in Ricomincio da capo – lo stesso identico giorno. Il segno segue la scoperta del ristretto mondo nel quale si dipana l’azione (bus, scuola, casa) e nella ripetizione temporale i tratti animali si distendono: il canarino (il nipote) e i cani (i compagni di classe e il conducente del bus scolastico) acquistano sembianze umane man mano che si scoprono reciprocamente.

Nel mentre fa capolino una ragazzina rom i cui fratelli le impediscono di andare a scuola. I due, soli al mondo se non fosse per le rispettive e protrettrici figure femminili (le nonne, poiché i genitori sono assenti) diventano amici: ma l’uno, nel desiderio di essere accettato, diventa come chi lo perseguita, mentre l’altra scopre il lato nascosto del potere del sasso.

Poiché l’interruzione del tempo fissa un presente costante, ai colpi di tosse della nonna il bambino reagirà come ha imparato a fare: nascondendosi, e in fondo negando.

Bullismo, emancipazione, accettazione: temi gravi che non soffocano la trama di Joachim Hérissé e che il disegno di Marion Bulot, alla sua prima prova fumettistica, solo apparentemente stempera: velata d’acquarello, la morbidezza del cinema d’azione (da cui proviene) restituisce alla bellezza del tratto l’esigenza che rende intelligente la lettura.

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Vasco Zara

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