Andrea Cavaletto, al suo esordio sulle pagine di Dampyr, sceglie di cimentarsi con l’horror puro e violento tipico dei primi anni della testata pur non rinunciando ai riferimenti più strettamente legati alla continuity del personaggio.
Questa avventura è difatti, a tutti gli effetti, un horror claustrofobico e adrenalinico visti il ritmo e l’ambientazione: un’unica location (interamente in notturna), spazi angusti, mostri di varia natura, decine di pagine dedicate a conflitti a fuoco e splatter. Eppure Cavaletto riesce a legarsi, per quanto blandamente, alle mille sottotrame di Harlan & Co. a iniziare dal trigger, la chiamata in soccorso di Ringo Ravetch, passando per i riferimenti alla Tesmek e ai Grandi Antichi di lovecraftiana memoria.
Blandi – dicevamo – i riferimenti, eppure sufficienti a dare corpo e sostanza ad un’avventura confezionata in maniera impeccabile e illustrata con maestria da Fabiano Amu, che si diverte a caricare la matita su volti, angoli bui e mostri deformi accentuando non poco l’angoscia della storia.
Una buona prova, quindi, che culmina in un delicato finale, per un albo che – seppur iscrivibile alla categoria del fill-in – sorprende piacevolmente per la sua forza.