Zagor: le storie preferite da Vincenzo Oliva

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Raramente, in tutti questi anni, ho conosciuto una persona più preparata sui fumetti di Vincenzo Oliva, ex-redattore (nonché ex-direttore) di uBC Fumetti: non ho quindi esitato a contattarlo per questa rubrica, ed ecco la sua risposta.

“Con Tex, e poi Mister No, Zagor appartiene alla triade primeva delle mie letture bonelliane: è dunque un piacere soffermarmi su quelle storie che più ho amato tra centinaia che ho letto. Non le storie che reputo necessariamente migliori, perciò, sebbene a ben pensarci potrebbero tutte trovare collocazione in una mia ideale top ten – e due di queste sul podio. Di certo, sono quelle che più rappresentano l’idea e la memoria di Zagor per questo vecchio lettore bonelliano, elencate in ordine cronologico. Ognuna delle storie meriterebbe un’accurata recensione se non un piccolo saggio, ma tant’è.”

Queste sono le 5 storie zagoriane preferite da Vincenzo.


Kandrax il mago (albi 129-133), di Nolitta & Ferri
Con Hellingen, Kandrax è l’avversario più carismatico e affascinante dello Spirito con la Scure: e se quello è il culmine del più raro Zagor (fanta)scientifico, Kandrax rappresenta la quintessenza dello Zagor più squisitamente dark fantasy, dello Zagor a cavallo tra horror e fantasy tout court che ha prodotto molte delle più avvincenti pagine dell’eroe di Darkwood. C’è tutto in questa storia: avventura perfetta, oscura magia, un arcano passato che torna in vita, un villain archetipico di trascinante e adamantina malvagità, di reale alienità, un’entità remota quasi inconoscibile: elementi che si vanno a comporre in una storia costruita in un lento, fluviale, mirabile crescendo di tensione. L’entrata in scena dell’antico druido è preparata con maestosità e scandita su tempi dilatati come poderose pulsazioni di un cuore bradicardico: non si avverte infatti la minima impressione di prolissità, perché il racconto è emotivamente densissimo. E a Kandrax si contrappone uno Zagor sfolgorante ed eroico come non mai, mentre Cico, con al fianco due scudieri di lusso come Digging Bill e Bat Batterton, regala alcune delle sue migliori sequenze di puro terrore!

Tigre! (albi 136-138), di Nolitta & Ferri
La vicenda umana dei fratelli Kellog rappresenta una discesa nei recessi più tenebrosi dell’animo dell’uomo: arrogante disprezzo, crudeltà assortite, cieco orgoglio, infine disperazione senza redenzione; dall’altro lato, oscure conoscenze e una giustizia inflessibile e spietata fino alla vendetta più inesorabile, quanto solo sa esserlo quella dell’essere umano. Sono questi gli ingredienti di uno dei racconti più intensi e drammatici di Zagor, cui Nolitta, supportato da un Ferri straordinario, darà una conclusione particolarmente acerba: sotto gli occhi del lettore prende corpo e si dipana una serrata tragedia che vede l’eroe – al quale l’autore nega il confronto diretto con le forze cui tenta di contrapporsi, e che pur è gigantesco, pur è generoso e gagliardo come non mai – uscire sconfitto dagli eventi e non riuscire a evitare l’epilogo funesto della storia. In tal modo, mostrandosi nella sua inevitabile impotenza di fronte ai meccanismi ineluttabili del Fato, Zagor assurge a una dimensione integralmente umana come mai prima, alla faccia di quei personaggi “moderni” che si vorrebbero realistici e a tutto tondo, diversamente dai vecchi eroi ormai sorpassati, e che spesse volte riescono soltanto a essere di una noia e banalità sconcertanti.

Cico Story (albo speciale Cico 1), di Nolitta & Ferri
Se gli eroi creati da Gianluigi Bonelli e da suo figlio Guido Nolitta, pur nelle loro evidenti differenze, condividono molte radici in comune, la distanza delle filosofie narrative tra i due autori è segnata dalle figure antitetiche dei comprimari. E in realtà, laddove in Tex resta sempre evidente che il personaggio eponimo è assolutamente centrale, e gli altri tre pards completano con le loro caratteristiche peculiari il complesso funzionamento del quartetto, Cico nell’universo zagoriano non è un comprimario e neppure un coprotagonista, ma rappresenta a tutti gli effetti un partner paritario. E necessario: Cico permette all’umanità di Zagor di rivelarsi a tutto tondo, e anzi la sollecita – Zagor si rivela men che sovrumano proprio a partire dall’improbabile sodalizio con il suo comico contraltare. Non appare quindi un caso che il primo albo fuori serie della casa editrice sia stato dedicato al pancione messicano, dando modo a Nolitta e Ferri di narrarne i primi anni di vita e le prime (dis)avventure, dalla fame atavica patita sin da bambino a Veracruz, passando per i mille mestieri esercitati, novello Paperino, con ben scarsa fortuna, fino agli eventi della surreale carriera militare e della fuga dal Messico alla volta del fatale incontro con il difensore di Darkwood. Un capolavoro di pura comicità: un capolavoro zagoriano quanto un’odissea nel nuovo continente.

L’ultimo vikingo (albi 170-172), di Nolitta & Segna
Re Guthrum è una figura particolarmente in sintonia con il mondo binario di Zagor e Cico: della famiglia del Porthos dumasiano e in certa misura di Volstagg (il “pard” asgardiano del Thor della Marvel), il pingue sire norreno è un guerriero il cui braccio è degno dello Spirito con la Scure e un gaudente crapulone il cui stomaco regge il confronto con quello di don Felipe Cayetano. La ricerca di Nuova Vita, una classica Shangri-La, popolata da una comunità vichinga lontana dalla civiltà e che ha potuto conservare le tradizioni del proprio popolo, è la quest a cui Guthrum, desideroso di condurre la sua comunità a un’esistenza da veri vichinghi, costringe Zagor e Cico. La realtà si rivelerà tanto traumatica per l’anima quanto fatale per il gruppo dei vichinghi di Guthrum, e regalerà ai lettori di Zagor alcune delle più belle sequenze genuinamente horror della saga, fino al climax del disvelamento degli abitanti di Nuova Vita (chi non conosca la storia si faccia un regalo e la legga): merito anche di Pini Segna, che sarà tutto quello che volete, ma ha saputo rendere magnificamente le emozioni e fibrillazioni del racconto nolittiano. Unici superstiti della folta spedizione, Zagor, Cico e Guthrum tornano scornati alla civiltà, con il vecchio re prostrato dal suo essere, ormai alla lettera, l’ultimo vichingo: ma un personaggio di ascendenza falstaffiana non può realmente trasformarsi in un malinconico depresso, e in un ribaldo guizzo da comica finale Nolitta gli restituisce quella joie de vivre che ne è caratteristica angolare.

Terrore dal sesto pianeta (albi 178-182), di Nolitta & Ferri/Bignotti
A parte una manciata di albi della serie spin-off dedicata a Cico, questa è l’ultima storia scritta per Zagor dal suo creatore, che saluta Darkwood e il suo campione con uno degli affreschi più ampi, grandiosi e significativi dell’intera saga, riportando sulla scena la nemesi dell’eroe in una delle sue “prove d’attore” più abiette e dunque riuscite. Coadiuvato da Ferri e poi Bignotti in stato di grazia, Nolitta imbastisce uno dei suoi racconti più ricchi di suggestioni, osando la strada del racconto di fantascienza pura, che poi non si perita di contaminare con la più abituale – per l’universo zagoriano – dimensione fantastica, fino a inserire di diritto il suo eroe nel pantheon nativo: non più sedicente e autoproclamato Spirito con la Scure ma erede dell’Eroe Rosso, scelto dallo stesso Manito. Questo lo scenario dell’alleanza tra gli alieni Akkroniani ed Hellingen, che qui diviene traditore dell’intera specie umana: mai come in questa storia, sotto la superficie di una malvagità diabolica, il mad doctor nolittiano lascia trasparire una malvagità interamente, compiutamente umana, il ribollire di sentimenti ed emozioni violentissimi ai quali egli non pone freno alcuno, spingendosi anzi sempre oltre in un vero delirio egotistico. Tanto diverso e tanto uguale, in questo, al Mefisto bonelliano, come Hellingen tanto esteriormente stereotipato e bidimensionale quanto interiormente roso dalle passioni e ambizioni più umane – prima che gli epigoni di Gianluigi Bonelli ne facessero una patetica macchietta. Nolitta si congeda da Zagor sottoponendolo alla prova più dura: l’eroe che tutto può e tutto risolve si trova infatti a fronteggiare una forza a lui superiore, che non può battere neppure con l’aiuto degli amici e delle risorse materiali a sua disposizione. Sarà una dimensione ultraumana, del cui supporto Zagor è stato reso degno dalle azioni di un’intera vita e dalla sua nobiltà d’animo, a permettergli di salvare il suo mondo – e con il suo mondo l’intera umanità. Non è dunque la forza, né il coraggio e neppure la maestria nelle armi o intelligenza e conoscenza superiori a fare l’eroe; ma il cuore collocato dalla parte giusta.

Riepiloghiamo quindi la Top 5 di Vincenzo:
Kandrax il mago
Tigre!
Cico Story
L’ultimo vikingo
Terrore dal sesto pianeta

Ennesimo en plein per Nolitta ai testi e predominio quasi totale ai disegni per Ferri (affiancato in un caso da Bignotti), con l’unica eccezione di una storia affidata a Pini Segna.

Ed ecco la SETTIMA classifica parziale, con Terrore dal sesto pianeta che balza al terzo posto in solitaria:
(ricordo che, a parità di punti, viene indicata per prima la storia più “vecchia”)

8 punti:
Zagor contro il vampiro
7 punti:
Odissea americana
6 punti:
Terrore dal sesto pianeta ˄
5 punti:
Zagor racconta…
Oceano
La marcia della disperazione
4 punti:
Zagor contro Supermike
Kandrax il mago ˄
3 punti:
Libertà o morte
La rabbia degli Osages
Tigre! ˄
2 punti:
Ora Zero!
L’ultimo vikingo ˄
Passaggio a Nord-Ovest
1 punto:
altre 15 storie

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