Saluti da Baru

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Con il secondo volume di A Caro Prezzo (Bella Ciao), uscito nel 2021 in Francia per Futuropolis e lo scorso gennaio in Italia per Oblomov, il maestro della BD francese Baru torna a parlarci della immigrazione italiana in Francia, raccontando le vicende della famiglia Martini e le difficoltà dei percorsi migratori, dallo scoppio della Grande Guerra al secondo dopoguerra.

Pare che Baru, pseudonimo di Hervé Barulea, uno dei maggiori fumettisti francesi, premiato più volte a Angouleme, abbia dedicato a questa trilogia vent’anni di lavoro e di ricerche, inquadrando il fenomeno migratorio italiano in Francia da una prospettiva storica e soprattutto autobiografica, riportando l’esperienza della sua famiglia e i suoi ricordi personali. Baru ha sempre presentato nelle sue opere particolare attenzione ai temi dell’immigrazione italiana, contraddistinguendosi anche per l’impegno politico, fino a giungere nel 2020 alla pubblicazione del primo volume, dedicato al massacro di italiani di Aigues-Mortes del 1893 e all’origine della canzone Bella Ciao.

Arriva il rock’n’roll

Nel secondo volume, anch’esso tradotto dalla casa editrice bolognese Oblomov, Baru sceglie di far partire le vicende dal racconto dell’incredibile vicenda della legione di volontari italiani che si arruolarono nel 1914 con Ricciotti Garibaldi per combattere per la Francia contro la Germania sul fronte dell’Argonne, costituendo una vera e propria Brigata Garibaldina durante la I guerra mondiale. Dopo l’inevitabile massacro contro le trincee tedesche, la legione fu sciolta ad inizio 1915, senza alcun riconoscimento da parte francese per i pochi superstiti italiani, che non rimpiansero però di aver combattuto per l’idea della “Francia che era nel cuore dei miei vecchi garibaldini”.

Il racconto da parte dei primi vecchi migranti alle nuove generazioni di episodi come questi, nascosti nelle pieghe della storia, si mescolano alle memorie personali del protagonista che rievoca la vita quotidiana della sua giovinezza, dai rituali religiosi cattolici, come la comunione, alle discussioni familiari legate alle nuove mode americane, come il rock’n’roll, mal tollerato dagli anziani italiani, legati al loro retroterra culturale.

I ricordi nella narrazione si mescolano così ad altri riti, decisamente più laici, se non addirittura pagani (come il San Lunedì, quando fare bisboccia fino all’alba diventa il modo migliore per affrontare la nuova settimana lavorativa): da questi riti ben descritti dagli occhi innocenti dei bambini della famiglia, si passa ai momenti drammatici dell’occupazione nazista della seconda guerra mondiale, con famiglie divise tra collaborazionisti e partigiani.

Il sogno del ritorno

I sacrifici  per una patria che ti accetta solo a metà si aggiungono alla nostalgia per la patria lontana, destinata a rimanere una meta irraggiungibile, dato che anche in Italia il tempo è trascorso, troppe cose sono cambiate e ormai chi ritorna al paese rischia di non trovare la benevolenza di chi non è mai partito e sente minacciata la sua posizione da chi ormai ritiene uno straniero – proprio perché le cose sono troppo cambiate.

Questo andirivieni nel tempo, nella memoria, non fa che sottolineare l’importanza del ricordo nella formazione e nello sviluppo di una persona, della sua identità culturale: ecco allora l’importanza di tramandare tutto questo, i racconti memorabili di quando la Storia attraversa la vita della tua famiglia, ai momenti di quotidianità come la preparazione delle pietanze da servire ad una festa.

Baru è ovviamente un maestro del fumetto e accompagna il lettore nella narrazione in maniera il più delle volte mirabile, giostrando per esempio nel passaggio tra passato e presente, utilizzando i colori o lasciando le tavole in bianco e nero, oppure citando graficamente i quadri dell’epoca in cui avvengono i fatti raccontati. Trova il modo perfino di far riferimento al suo percorso autoriale, svelando quanti episodi della sua infanzia sono stati inseriti nelle sue storie passate. Il finale  è assolutamente metafumettistico: alla ricerca del modo migliore per chiudere il suo racconto, ci svela la ricetta originaria e le origini del Tiramisù, una conclusione forse meno roboante di quella ipotizzata in un primo momento, ma altrettanto divertente.

Un’opera che va assolutamente segnalata per il suo alto valore morale: in un periodo di profughi e rifugiati, è giusto ricordare quando i migranti partivano dall’Italia.

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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