“Les tribulations de Felix Mogo”
di Christian Cailleaux

Viaggiare, sognare forse…

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8/10

Di Christian Cailleaux, disegnatore altrimenti prolifico, il lettore italiano può leggere due soli volumi editi da Alessandro Distribuzioni: “L’urlo del Moloch“, séguito delle avventure di Blake e Mortimer (2020) e “La freccia infuocata” (2023) che invece le precedono.

Si tratta di esercizi di stile in omaggio all’impareggiabile e irraggiungibile Edgard P. Jacobs, che di questo testimoniano la feconda eredità, ma che poco dicono della poetica dell’autore in questione.

Glenat ha appena pubblicato in Francia un meritorio e compatto volume che raccoglie l’integralità delle prime prove fumettistiche di Cailleaux, risalenti all’inizio del 2000: “Le tribulations de Felix Mogo” molto devono a Hergé nella ligne claire – adombrata e arricchita da acquarelli in toni di grigio – e a Tintin nella fisionomia del personaggio.

Il paragone si ferma qui: se il girovagare di Tintin lo porta sulla Luna, quello di Felix si tinge di sogno e di sguardi intensi e obliqui – come quelli di un certo Maltese – e portano il nostro (dopo tanto girovagare) tra le braccia di donne dal tropismo africano, centrale e mediterraneo… metafora leggera e non politica, non coloniale ma piuttosto sentimentale, del mal d’Africa francese. Il tratto di Cailleaux negli anni si è fatto più denso, a tratti più rigido: i racconti di mare a cui ha dato vita, non ultimo uno dei primi racconti di Simenon (“Le passager du Polarys“, 2023), gli hanno richiesto tonalità più fosche.

Questa raccolta testimonia un’innocenza anche grafica al cui fascino, pari a quello degli occhi che soggiogano Felix, è difficile resistere.

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Vasco Zara

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