Il Ritorno degli Scorpioni

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L’eredità di Hugo Pratt

Hugo Pratt scompare nel 1995, ma i suoi personaggi sono immortali, a partire da Koinsky, degli Scorpioni del Deserto, tanto da essere ripresi anche da altri autori dopo la morte del Maestro di Malamocco. Ecco la recensione che dedicammo nel 2008 a Quattro Sassi nel Fuoco, avventura realizzata da Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli.

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Gli Scorpioni del Deserto 7, “Quattro sassi nel fuoco”

Ritornano con una nuova avventura gli Scorpioni del Deserto, serie creata da Hugo Pratt nel 1969 per raccontare le gesta di un’unità irregolare dell’esercito inglese, incaricata di fronteggiare le armate italiane e tedesche sul fronte africano durante la seconda guerra mondiale.
Dopo l’episodio illustrato da Wazem l’incarico di far proseguire le avventure del capitano Koinsky tocca all’affiatatissima coppia composta dallo sceneggiatore Matteo Casali e dal disegnatore Giuseppe Camuncoli.

La scelta della casa editrice Lizard di affidare la storia ai due autori emiliani è stata particolarmente coraggiosa, in considerazione del fatto che i due sono sicuramente meno conosciuti del belga Wazem sul mercato francofono, verso cui l’albo è indirizzato, e che pur essendo due autori già affermati il loro retroterra culturale pare lontano da quello della serie.

La versione di Koinsky di Camuncoli, pag. 65 (c) 2007 Cong Sa

Raccogliere l’eredità di Pratt è sicuramente un compito in grado di far tremare i polsi agli autori più affermati, tanto più che gli Scorpioni del Deserto è la serie più autobiografica dal maestro di Malamocco, in cui ha fatto ricorso, per narrarla, anche ai propri ricordi personali, giacché si trovava sul fronte africano durante la seconda guerra mondiale, tanto che addirittura il protagonista, il polacco capitano Koinsky, ha nome e fattezze di una persona realmente conosciuta dall’autore.
A distanza di alcuni mesi dalla pubblicazione dell’albo in versione tascabile e in bianco e nero, e nell’imminenza della versione a colori, si può affermare che la sfida è stata vinta. I due autori emiliani avvalendosi della supervisione di Patrizia Zanotti,
storica collaboratrice di Pratt, e recandosi addirittura nei luoghi in cui hanno poi ambientato il racconto, per poter meglio immergersi nelle atmosfere della serie, sono riusciti a proseguire l’opera di Pratt in maniera consequenziale, riuscendo ad evitare di riproporne in maniera pedissequa le caratterizzazioni, ma rivitalizzandola al contrario in base alla loro sensibilità personale.
Sono rispettate tutte le caratteristiche proposte solitamente da Pratt nella serie: la storia prosegue in strettissima continuity con quelle precedenti, si svolge in pochissimi giorni, e Koinsky prosegue la redazione del suo diario di guerra. Si perde il tono sarcastico dell’ultimo Pratt a beneficio di maggiore azione, scelta voluta per privilegiare il lato più avventuroso della serie. I personaggi sono delineati in maniera adeguata e credibile, soprattutto i due protagonisti Koinsky e Cush, nel loro rapporto di odio-amore, tratteggiati il primo nella sua odissea personale durante la seconda guerra mondiale, quasi un viaggio iniziatico alla ricerca di se stesso, e l’altro nel suo curioso integralismo che sembra mescolare tratti sciiti a quelli sunniti.

E’ rispettata l’immagine stessa del fronte africano della seconda guerra mondiale costruita per la serie da Hugo Pratt: un conflitto che non vede fronteggiarsi eserciti imponenti, ma singoli individui, ripresi nel loro smarrirsi di fronte ad una realtà che non riescono mai a dominare e neppure comprendere completamente. E’ così per Koinsky, come anche per i co-protagonisti degli episodi precedenti: il tenente Stella, il beduino Hassan, madame Brezza, il comandante Fanfulla. Tutto questo senza che però manchino mai, nelle storie degli Scorpioni, temi più complessi e di interesse generali, come in questo episodio la violenza del colonialismo europeo e le speranze di indipendenza etiopiche.

Quattro sassi nel fuoco-preludio, Specchio+, supplemento de La Stampa

Il merito maggiore dei testi scritti da Casali risiede probabilmente più che nella costruzione dei dialoghi (il confronto con Pratt non può che vederlo perdente) e delle scene d’azione, nella capacità di immergersi nelle ambientazioni dell’epoca, facendo ricorso costante a informazioni storiche e sociali, come ad esempio le ferite prodotte dall’utilizzo dell’iprite da parte dell’esercito italiano e le speranze che i rastafari ripongono nell’etiope Hailé Selassié.
Il talentuoso Camuncoli si pone completamente al servizio della serie, adattando il suo stile agli episodi precedenti, lavorando in maniera esauriente sia sulle atmosfere sia sulla recitazione dei personaggi, e proponendo un montaggio delle vignette meno rigido della gabbia prattiana, pur rispettandone l’assunto di fondo.

Su tutto l’episodio aleggia in maniera pressante la presenza di Corto Maltese, il più famoso dei personaggi prattiani, pronto probabilmente per essere rievocato anche lui in un prossimo futuro, al di là della sua presenza nel Preludio pubblicato su “Specchio”.

Scheda tecnica

Pubblicazione originale

Tascabilizard n.72, Gli Scorpioni del Deserto, Quattro Sassi nel Fuoco, Ottobre 2007.

Autori

testi (soggetto e sceneg.) di Matteo Casali
disegni (matite e chine) di Giuseppe Camuncoli

Valutazione di uBC

Ideazione/soggetto: 5/7
Sceneggiatura/dialoghi: 4/7
Disegni/copertina/lettering: 6/7

Valutazione complessiva: 71%

Note e citazioni

  • La serie degli Scorpioni del Deserto è iniziata da Hugo Pratt nel 1969 con l’episodio “Gli Scorpioni del Deserto“, per poi proseguire per complessivi 5 episodi: “Piccolo Chalet” nel 1975, “Vanghe Dancale” nel 1981, “Dry Martini Parlor” nel 1983, “Brise de Mer” nel 1994, cui si aggiungono nel 2006 “Appuntamento a Dire Dawa” realizzato dall’autore belga Pierre Wazem, e nel 2007 “Quattro Sassi nel fuoco” degli italiani Casali e Camuncoli.
  • Gli scenari che fanno da sfondo alle avventure degli Scorpioni sono autentici, con l’inserimento di personaggi realmente vissuti, e il ricorso di Pratt ai suoi ricordi d’infanzia africana. Lo stesso Koinsky è una persona realmente conosciuta da Hugo Pratt, ecco il suo ricordo tratto da “Il desiderio di essere inutile“, Lizard edizioni, Roma 1996, pag.75;
    Era anche l’epoca in cui si sciolse il gruppo “Private Army of Peniakoff” di cui faceva parte Koinsky, un tenente ebreo polacco, che avevo già incontrato in Etiopia nel 1941 e che rividi nel 1944, e ancora un anno dopo, in occasione della Liberazione di Venezia. […] Dopo la guerra Koinsky si sposò ed andò a vivere in Inghilterra. Nel 1960, approfittando di un mio soggiorno a Londra, sono andato a trovarlo. Oggi, ormai vecchio, ha potuto vedere le storie in cui è protagonista, gli sono piaciute moltissimo.
  • Koinsky è anche protagonista di un’altra serie di Pratt, in veste unicamente di narratore, Koinsky racconta… due o tre cose che so di loro, serie edita dalla Lizard in cui sono raccolte vecchie storie di guerra di Pratt realizzate per il mercato inglese agli inizi degli anni ’60, con piccole correzioni ad opera del maestro. La serie raccoglie anche l’ultima produzione prattiana, presentata per la prima volta in edizione economica: “In un cielo lontano“, realizzata per i 70 anni dell’aereonautica italiana, “Baldwin 622“, pubblicato originariamente per le Ferrovie dello Stato, e “Un pallido sole primaverile“.
  • Questa nuova avventura degli “Scorpioni del Deserto”, perfettamente in continuity con quelle che l’hanno preceduta, è realizzata dagli autori di Reggio Emilia Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli.
  • Casali, nonostante un inizio da disegnatore, diventa professionista come sceneggiatore nel 1996. Tra i fondatori dello studio Innocent Victim, scrittore e traduttore, ha scritto fumetti noir come “Sotto un cielo cattivo” e l’antologia a fumetti “Quebrada: la città delle maschere“, ha collaborato a Detective Dante dell’Eura editoriale e negli Stati Uniti a Catwoman e Batman: Europa editi da DC Comics. Insieme a Giuseppe Camuncoli ha creato la saga fantastica di Bonerest, personaggio pubblicato in Italia (Magic Press) e in America (Image comics). Recentemente ha scritto la serie bellica ds libreria K-11 per Sergio Bonelli editore.
  • Giuseppe Camuncoli collabora con le maggiori case editrici americane, disegnando Swamp-Thing, Hellblazer, Bat-Girl con la Dc, Spider-Man con la Marvel. In Italia disegna Diabolik e illustra “Il vangelo del coyote” con Michele Petrucci su testi di Gianluca Morozzi per Guanda. Illustra su testi di Casali “La neve se ne frega”, adattamento del romanzo di Luciano Ligabue. Dal 2011 al 2017 realizza la serie Amazing Spider-Man.
  • L’introduzione dell’edizione di lusso a colori di questa storia è pubblicata sul numero di marzo di “Specchio+” , supplemento del quotidiano di Torino La Stampa . La storia di 10 pagine a colori dal titolo “Quattro sassi nel Fuoco – Preludio” narra di come a Dire Dawa, prima che Koinsky si svegli, il Dancalo Cush racconti a Henry de Monfreid di quando Corto Maltese gli regalò il falco Al Andaluz, presente anche in questo albo.

    Un ritorno inaspettato
  • La storia è curata da Pietro Gerosa e Patrizia Zanotti, che hanno verificato la coerenza con quanto già prodotto dallo stesso Pratt e da Wazem.
  • Casali e Camuncoli nel dicembre 2006 hanno effettuato un viaggio per documentarsi nei luoghi dove si svolge la vicenda che narrano nel fumetto, insieme a Stefano Knuchel, un giovane regista che sta girando “Hugo en Afrique“, un documentario sugli anni di Pratt in Africa, e con la guida di Jean-Claude Guilbert, scrittore e amico fraterno di Pratt.
  • La storia inizia domenica 9 marzo 1941 e si conclude lunedì 17 marzo 1941, rispettando la tradizione prattiana che vede per gli Scorpioni del Deserto  storie che si sviluppano in tempi ridotti, meticolosamente segnalati dal diario del Capitano Koinsky. Solo il primo episodio “Gli Scorpioni del Deserto” è narrato da altri personaggi.
  • Pag.6, il Soldato Gallina, alias il bersagliere ebreo italiano Guerrino Modena, era comparso per la prima volta nella storia “Brise de Mer“, avventura in cui il possessore di un’autoblinda A.B. 41 Breda, a guardia di un deposito di nafta inesistente, accetta di disertare per accompagnare Koinsky ad Harar in Abissinia.
  • Pag.17, Koinsky nomina il poeta francese Arthur Rimbaud, mercante d’armi ad Harar, uno dei prediletti di Hugo Pratt. Jean Nicolas Arthur Rimbaud (Charleville-Mézières, 20 ottobre 1854 – Marsiglia 10 novembre 1891) è stato uno dei maggiori poeti francesi. A 24 anni il giovane poeta abbandona il mondo della letteratura e dei salotti per vivere l’avventura come rimedio alla noia, vagabondando in Yemen, nello Gibuti, in Etiopia e in Eritrea, come commerciante. Nel dicembre 1880 arriva a Harar in Abissinia e la leggenda racconta che fu uno dei primi occidentali a penetrare in questa città santa dell’Islam, in cui, approfittando del fatto che la regione è agitata da numerosi conflitti, inizia il commercio di armi. Tuttavia anche di Harar Rimbaud si stanca ben presto, tanto che in una delle sue lettere alla famiglia, dice: “M’annoio molto, sempre; non ho mai conosciuto nessuno che si annoiasse così tanto come me“.
  • Pag.22, le ferite causate dall’utilizzo del gas Iprite da parte dell’esercito italiano segnano il corpo di Mihret. L’iprite è uno dei gas impiegati per la guerra chimica, conosciuto anche come gas mostarda. E’ un vescicante d’estrema potenza, che possiede la nefasta tendenza a legarsi alle molecole organiche. Tale arma di distruzione deve il suo nome al fatto d’essere stata utilizzata per la prima volta in Belgio ad Ypres il 12 luglio 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, dall’esercito tedesco, ben presto imitato da quello francese ed inglese nella guerra di trincea. L’utilizzo di tale gas fu vietato dalla Convenzione di Ginevra del 1925, ma l’esercito italiano lo utilizzò ugualmente nella Campagna d’Etiopia del 1935-1936, mediante le bombe C500T, in cui un meccanismo a spoletta le faceva esplodere in quota in modo che ne venisse aumentato il raggio d’azione.
  • Pag.26, Koinsky ritrova con somma sorpresa Cush, guerrigliero Dancalo, già suo compagno di avventure in “Piccolo Chalet…“, in cui aveva ucciso il tenente italiano Stella, reo di avergli ammazzato il fratello per impossessarsi dell’oro dei Beni Amer, la sua tribù. Precedenti apparizioni dell’integralista mussulmano avvengono in tre avventure di Corto Maltese: “Nel Nome di Allah Misericordioso e Compassionevole“, “L’Ultimo Colpo” e “…E di Altri Romei e di Altre Giuliette“.

    Koinsky e Cush
  • Pag.27, tre appartenenti al commando agli ordini di Koinsky sono reduci, alquanto sfortunati, della Guerra Civile spagnola, combattuta dal 1936 al 1939 tra i Repubblicani del Fronte Popolare, sostenuti dalle Brigate Internazionali, di cui facevano parte i presunti alleati di Koinsky, e i ribelli Nazionalisti capeggiati dal generale Francisco Franco.
    Pag.30, Hailé Selassié, evocato dal giamaicano Jamarco Richards, è stato Imperatore d’Etiopia dal 1930 al 1936 e dal 1941 al 1974. Promotore della modernizzazione del paese e oppositore dell’impero italiano, è anche l’incarnazione di Jah, il Dio supremo, per il Rastafarianesimo, religione giamaicana che affianca il movimento politico nazionalista conosciuto come Etiopismo. I Rastafariani accettano gli insegnamenti teologici e morali di Gesù, custoditi dall’antichissima tradizione etiopica ortodossa e credono che l’Etiopia sia il Nuovo Israele, la Nazione eletta alla custodia della Cristianità nei tempi della frammentazione e della falsificazione, sino all’avvento secondo di Cristo, compiutosi in Hailé Selassié I.
  • Pag.33, Cush cita il soprannome “Colui che non doveva nascere” ricevuto da uno stregone abissino nella storia di Corto Maltese “…E di Altri Romei e di Altre Giuliette”. Per la cronaca, il soprannome di Corto è “Colui-che -fa-finta-di niente”.
La frase

“[…] Se arriva vivo in fondo alla cascata, ci penseranno i coccodrilli. E se neanche loro dovessero avere ragione dell’inglese… Allora ti sarai guadagnato un nemico rispettabile. Uno che ti darà la caccia non più per soldi, ma per vendetta!
Pag.61-62 Cush profetizza la prossima avventura di Koinsky?

 

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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