L’arrivo in edicola del numero zero dell’incontro tra Zagor e il supereroe Flash della DC Comics, dopo l’esordio in duplice versione spillata per le fumetterie (che ho evitato senza perderci il sonno), mi ha posto di fronte a un dilemma per me inaudito dopo 35 anni di assoluta fedeltà: saltare per la prima volta l’acquisto un albo inedito dello Spirito con la Scure uscito in edicola, oppure comprarlo come ho sempre fatto?
Il sottoscritto è infatti cresciuto leggendo non solo storie di Zagor (e più in generale dei personaggi bonelliani) che hanno nutrito il mio senso del fantastico e dell’Avventura, ma anche le rubriche postali firmate da Sergio Bonelli, che mi hanno nel tempo “formato” sulla tradizione della casa editrice di Via Buonarroti.
Certo, alcune sue risposte e riflessioni nei miei primi anni mi sembravano fin troppo conservatrici e “deludenti” rispetto all’irruenza tipica del lettore negli anni della gioventù. Princìpi tipo che lo Spirito con la Scure non necessita di rivoluzioni perché non è un supereroe e che Tex e Zagor non possono incontrarsi, a meno di “tradire” l’aspetto tipico di uno dei due, perché vivono le loro avventure a distanza di alcuni decenni. Ma con il trascorrere del tempo, ho ben compreso quanto quella tradizione avesse senso e trasmettesse coerenza narrativa e ferma autorevolezza editoriale.
Si dirà che i tempi sono cambiati e che non è obbligatorio comprare tutto quello che esce con sopra appiccicato “Zagor”. Ecco, parliamone. Con un po’ di numeri alla mano.
Il dilemma iniziale (acquistare o non acquistare) si è infatti rapidamente evoluto ed ha portato a domandarmi: ma quanto ho speso per gli inediti intitolati a Zagor usciti in edicola da quando lo seguo, cioè dal 1986, letteralmente da una vita?
Mi sono pertanto organizzato con un foglio Excel per collocare albi e prezzi nella corretta sequenza temporale ed ho elaborato i dati raccolti. Non ho considerato di proposito le uscite inedite dedicate alle fumetterie (sebbene mi sia procurato, e con grande piacere, le strisce), perché trattasi di un canale distributivo che sotto molteplici aspetti cambia le “regole del gioco” rispetto all’edicola, e neppure il team-up con Dragonero, perché intestato ad un altro protagonista bonelliano.
Ebbene, il sottoscritto tra il 1986 ed il 2020, presentandosi puntualmente in edicola per comprare tutti gli Zagor inediti (561 albi) ha speso l’equivalente di 1.583 euro: 911 per la serie regolare mensile (420 albi) e 672 per gli extra (141 albi, divisi in 40 Maxi, 32 Speciali, 22 Cico, 18 Miniserie, 14 Almanacchi, 12 Color e 3 Giganti). E come me probabilmente molti altri.
La ripartizione annuale di questa spesa mostra un’impennata notevole, al punto che la metà della cifra è stata sostenuta negli ultimi 10 anni (su 35). Nel 1986 era infatti sufficiente l’equivalente di 8 euro contro i 112 euro del 2020 per collezionare Zagor. Naturalmente, il confronto temporale “secco” è improprio per due motivi: inflazione e numero di inediti pubblicati.
Quanto al secondo aspetto, nel tempo le uscite extra si sono moltiplicate e negli ultimi anni hanno preso il sopravvento sulla serie regolare, sia come costo che come numero di pagine a fumetti, al punto che per ritmo di produzione odierno la testata mensile potrebbe tranquillamente diventare quindicinale, e avanzerebbero ugualmente abbastanza pagine per un paio di corposi extra.
Serie Mensile ed Extra hanno naturalmente foliazione e costi differenti. Per provare a confrontarli, pur con le approssimazioni del caso (formato e presenza del colore) si può calcolare il prezzo medio di 94 pagine (le tavole a fumetti di un albo della serie regolare), escludendo per correttezza quegli Extra il cui prezzo era influenzato in misura sensibile dagli apparati redazionali (i primi cinque speciali con libretto allegato e tutti gli Almanacchi).
Si scopre così che inizialmente, quando gli Extra incidevano ancora poco sulla produzione annuale, il prezzo medio di 94 pagine di Mensile ed Extra era sostanzialmente allineato. Quando poi le pagine extra hanno cominciato a diventare significative, con la nascita dei corposi “Maxi” (dal 2000), il prezzo medio degli Extra è diminuito in misura non trascurabile. L’arrivo delle Miniserie (nel 2017, 2019 e 2020, con foliazione minore a quella di un albo della serie regolare) ha nuovamente uniformato il tutto, ma con un numero di pagine Extra che nel frattempo ha abbondantemente oltrepassato quello della serie regolare.
Veniamo ora all’aspetto dell’inflazione. Chiunque sa che 1 euro speso nel passato vale di più di 1 euro speso nel 2020, a causa della dinamica dei prezzi che c’è stata nel frattempo. Ad esempio, secondo i coefficienti Istat per tradurre in valori monetari attuali quelli sostenuti negli anni passati, 1 euro del 1986 vale 2,391 euro del 2020 (dato ricavato dagli “Indici nazionali dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi, in sigla FOI(nt)”, consultabili qui).
Per osservare l’evoluzione della spesa annuale per Zagor si può quindi prendere in esame il prezzo medio annuo di un albo della serie regolare (trattandosi dell’unica testata rimasta inalterata nel tempo per pagine e numero di uscite, e quindi confrontabile), rivalutandolo con i coefficienti Istat relativi al 2020 per ciascun anno passato. Una metodologia forse opinabile e incompleta, ma è “quella che passa il convento” con le serie storiche Istat disponibili ed è pur sempre meglio del solo prezzo originale.
Il risultato porta naturalmente ad un parziale appiattimento della curva di crescita. Al punto di partenza i 65 centesimi di prezzo medio di un albo nel 1986 diventano infatti 1,55 euro, che sarebbe il prezzo odierno di un albo mensile di Zagor se in 35 anni gli aumenti fossero stati stabiliti soltanto sulla base della dinamica dei prezzi al consumo. Il punto di arrivo del 2020 è invariato a 3,90 euro, identico al prezzo attuale dato che non si sono verificati aumenti nel corso dell’ultimo anno. Questi due valori sono già sufficienti per calcolare che, mediamente, dal 1986 il prezzo di un albo di Zagor è aumentato in termini “reali” del 2,75% ogni anno, in aggiunta alla dinamica dei prezzi al consumo. Una crescita che con ogni probabilità è andata a compensare, oltre alle dinamiche dei costi di produzione, il calo delle tirature.
Dall’osservazione della curva con prezzi rivalutati, inoltre, si può notare che la pendenza dell’incremento “reale” iniziato nel 2013 (+3,97% medio annuo), dopo una pausa di otto anni (+0,04% medio tra 2005 e 2013), è leggermente superiore a quella del periodo 1986-2005 (+3,46% medio), quando il prezzo di partenza era più basso e quindi i tassi di incremento “matematicamente” più alti.
Pertanto, riassumendo, abbiamo visto che il lettore fedele nel tempo è arrivato ad acquistare un volume di tavole progressivamente sempre più alto, al punto che nel 2020 ha collezionato qualcosa che oltrepassa due annate della serie regolare, senza più uno “sconto quantità” e con un prezzo medio che cresce ben oltre la dinamica dei prezzi al consumo. Per carità, non stiamo parlando di cifre che ti cambiano la vita, e quello che si è ottenuto in cambio ha avuto un valore intangibile che non si può calcolare: una presenza immaginaria, ma fedele e continua, che ha accompagnato ogni momento della nostra vita, emozionandoci e facendoci sognare.
Penso comunque che il lettore “storico” che ha sostenuto la serie per tanti anni, senza mai mancare all’appuntamento in edicola con un inedito, se non un “grazie”, meriti quantomeno rispetto. E che pertanto, quando esprime malumore (naturalmente con toni adeguati e senza offendere) per iniziative editoriali che “tradiscono” in modo così plateale l’ “imprinting” ed i princìpi che lo hanno formato in decenni di letture bonelliane, non meriti di sentirsi rispondere che nessuno lo obbliga a prendere tutto, che si può criticare una storia solo dopo averla letta o addirittura che farebbe meglio a smettere di seguire la serie. In altre parole, di essere trattato alla stregua di un vecchio rompiscatole rimasto ancorato al passato. Poi per carità, poiché il mondo è bello perché è vario ci saranno senz’altro lettori storici che penseranno che queste iniziative servano per garantire un futuro alla serie, e magari lettori più giovani che vanno in visibilio per esse e anzi ne vorrebbero di più. O lettori storici che vanno in visibilio e basta, forse.
Quanto al mio dilemma iniziale, alla fine ho deciso di non lasciare in edicola neppure questo Numero zero. Mi ha fornito infatti l’occasione di leggere, tra gli altri racconti contenuti, “Flash dei due mondi”, un episodio del 1961 (curiosamente lo stesso anno di nascita di Zagor) molto famoso ed importante per la storia dei Comics di supereroi, già omaggiato dalle copertine delle versioni spillate del Numero zero per fumetterie.
Sentii nominare per la prima volta quel racconto nella fondamentale enciclopedia “La Grande Avventura dei Fumetti”, pubblicata a fascicoli settimanali ormai una trentina di anni fa. Un’opera che mi ha permesso di allargare il mio immaginario fumettistico oltre i personaggi bonelliani che mi avevano iniziato alla bellezza delle nuvole parlanti. Ma se quella volta qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei letto “Flash dei due mondi” grazie a Zagor, avrei pensato di avere di fronte un pazzo furioso. 😉