Dal Forziere: Cerebus parte prima.

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Il secondo volume di Cerebus. Il primo ad essere pubblicato in Italia

Nonostante sia di gran lunga uno dei miei fumetti preferiti, ci ho messo del bel tempo prima di decidermi a parlare di Cerebus. Il motivo è in realtà abbastanza facile: c’è così tanto da dire su un fumetto nato come una autoproduzione su cui nessuno avrebbe scommesso un dollaro e poi diventato un caso editoriale lungo 27 anni grazie ad livello qualitativo raro al punto da sembrare quasi unico, che un articolo non basterà mai. Una tesi forse sarebbe più adeguata.

Ma mi sono laureato anni fa e no, grazie, al momento sono soddisfatto così.

Quindi arriviamo al compromesso di provare a parlarne in DUE articoli, uno questo mese ed uno, forse, il prossimo e voi lettori dovrete tenere a mente che tutto quello che vi racconterò è solo una parte di Cerebus. Forse persino insignificante.

Cominciamo con i “dati di targa” Cerebus esordisce nel 1977 come parodia del Conan il Barbaro pubblicato da Marvel e poi diventa qualcosa di diverso. E se in questa frase vedete un parallelo con qualcosa di successo dalle nostre parti in tempi più recenti, bene, ci avete azzeccato.

Anni prima di Leo Ortolani con Rat-Man, un giovane autore canadese fece quello che ben pochi sono riusciti a fare (in effetti l’unico altro che mi viene in mente è Leo Ortolani): prese una parodia comica, poco più di uno scherzo disegnato in maniera assurda e lo fece crescere fino a farlo diventare qualcosa che ha influenzato lettori in tutto il mondo e autori del calibro di un Alan Moore a caso. Dave Sim, autoproducendosi ed appoggiandosi per l’inchiostratura e le “scenografie” al pennino di un altro autore, sicuramente peculiare quanto lui, che si fa conoscere al mondo con il solo nome di Gerhard, creò un “classico del fumetto” e lo concluse (almeno lui mantenne la promessa) in 300 numeri pubblicati nel corso di 27 anni.

L’analisi politica di Cerebus

Per un lettore italiano, accedere a Cerebus è quasi impossibile. Da una parte la ingombrante personalità (ne faremo accenno, inevitabilmente, nel secondo articolo) autoriale di Dave Sim ha fatto sì che per anni rifiutasse di cedere i diritti per la pubblicazione estera al fine di scongiurare l’inevitabile “tradimento” della traduzione. Quando alla fine l’embargo è stato sollevato, la coraggiosissima (e purtroppo scomparsa) Black Velvet Edizioni si è trovata di fronte alla imposizione paradossale di non poter pubblicare il primo volume dell’opera, quello in cui vengono presentati la maggior parte dei personaggi fondamentali, in quanto ritenuto dall’autore “troppo immaturo” (a Dave! mavvaf…). Se a questo aggiungiamo che i 16 volumi di Cerebus sono amichevolmente chiamati “Elenchi del telefono” dai fan, la scommessa di pubblicare due volumi SENZA poter adeguatamente introdurre i personaggi ha avuto l’esito prevedibile di una rapida chiusura e, quindi, ora come anni fa il lettore interessato può solo scegliere tra la pubblicazione anglofona fisica, irreperibile o quasi in versione completa, o le raccolte digitali messe a disposizione ad un prezzo “politico” dall’autore su uno scarno (ed anche abbastanza obsoleto) sito di vendita (http://www.cerebusdownloads.com/index2v16s.html).

Ed è un peccato: la lista di ciò che rende Cerebus un classico del fumetto è interminabile e, come ho detto, non la si può affrontare in un articolo: già la scelta di introdurre in un Heroic Fantasy dallo stile realistico (e con l’arrivo appunto di Gerhard alle scenografie, questo aspetto risalterà ulteriormente) un personaggio principale che non è null’altro che un oritteropo (consultate wikipedia, non chiedete a me) antropomorfo è semplicemente folle.
Un oritteropo antropomorfo che, peraltro, non ha nessuno dei tratti di “purezza” che normalmente hanno gli animali antropomorfizzati nei racconti fantastici: Cerebus non è nè Snoopy nè il Pinguino Opus, è un mercenario piuttosto abile che uccide e ruba se serve, tortura se serve, mercanteggia, corrompe e si fa corrompere cercando di arricchirsi e arrivare ad una pensione che immagina come un lungo susseguirsi di giorni agiati tra buoni cibi e ottimi alcoolici. L’unica cosa che lo rende protagonista (oltre al fatto che, beh, lo è) è un singolo nucleo di “purezza” (non mi contraddico, seguitemi) che gli fa vedere le contraddizioni intorno a lui e gliele fa cogliere in maniera immediata dandogli modo di sfruttarle quando può e di commentarle in maniera sarcastica, ironica, acuta anche quando non può.

Cerebus il protagonista è il “buon selvaggio” che ha studiato ben bene la civiltà e la sa usare, ma non se la beve.

Questo lo rende unico punto di osservazione privilegiato nella vasta e dettagliatissima ucronia che è il continente di Estarcion creato da Dave Sim e che vede convivere fianco a fianco civiltà primitive come i Pigti che vivono sottoterra ed adorano statue di fango a forma di oritteropo antropomorfo (ops!), varie declinazioni di barbari nordici e “sudici” (ci siamo pure noi italiani, vi steste chiedendo), il Khanato Hsifano con i costumi dei ben noti Khanati che hanno modellato la storia della nostra Eurasia, la raffinata e arabeggiante Eshnopur, una teocrazia similcattolica scissa tra lo strapotente ma internamente fragile Impero Seprano e la regione di Felda a sua volta agitata da una eresia femminista che appena fondata si sta già separando in correnti. A speziare questo scenario medioevale vi sono le minoritarie “civilizzate” quasi-democrazie di Palnu e della Città Stato di Iest indistinguibili da una Parigi o Londra di fine ‘800.

Cerebus contro lo stupefacente MoonRoach

Questa eterogeneità strabordante di contraddizioni esprime a sua volta personaggi altrettanto eccezionali che nascono anche essi come parodie e diventano, seguendo o innescando la crescita del mondo narrato “qualcosa di più”. Alcuni di loro avranno lo scopo di catalizzatori di snodi di trama cruciali e scompariranno una volta “consumato” il loro ruolo: sono particolarmente affezionato al macchiettistico “Stregone Malvagio” Necross il Folle (mwahahahahahah!) che incarnatosi nel suo golem di pietra sarà “Deus Ex Machina” di uno sviluppo di trama di grande peso. Altri invece condizioneranno il nostro protagonista agendo spesso a distanza: penso al Professor Charles X Claremont (facilissimo trovare la presa in giro) che “perseguiterà” il nostro protagonista dal mondo psichico, al misterioso mistico pluricentenario Suenteus Po che farà lo stesso dal mondo esoterico e al Presidente Weisshaupt, inizialmente macchietta del politico maneggione che riesce ad autoeleggersi in un mondo in cui la democrazia è, di fatto, una sua invenzione e che acquista sempre più potere muovendosi con spregiudicatezza tra la infinita serie di menzogne sedimentate nei rapporti di potere tra i vari feudi.

Infine ci sono i personaggi che accompagnano la vita del protagonista in quel percorso, incredibile eppure credibilissimo vista l’ambientazione che Sim dettaglia via via, che lo porterà lontano dalla sua carriera di spada prezzolata facendolo diventare prima responsabile della sicurezza personale del finanziariamente invincibile Lord Julius di Palnu e poi suo ambasciatore a Iest, quindi Presidente di Iest, poi Pontefice della Chiesa Occidentale, riunificatore di entrambe le chiese e, infine, persona normale.

Tra le figure femminili spiccano Red Sophia vanesia guerriera bionda ma insospettabilmente pratica e realista, Jaka ballerina e forse unico amore, ricambiato ma deluso, di Cerebus, Astoria politica spregiudicata eppure idealista. Nelle figure maschili invece si esprime il “lucido delirio” e quella “parodia diventata cosa seria” che è Cerebus. Come definire infatti diversamente The Roach (Lo Scarafaggio), un mitomane che Cerebus incontra nelle primissime storie per poi portarselo dietro quasi fino alla fine, che nel mondo ucronico privo di stampa e nella vita del protagonista, introduce una anarchica invasione di personalità multiple tutte ispirate al supereroismo: MoonRoach, WolveRoach, Capitan Roach fino ad arrivare a Swoon (Svenimento) parodia del Dream di The Sandman; oppure Elrod L’Albino principe di una dinastia perduta di cui nessuno ha mai sentito parlare, fanfarone incapace che tutti ritengono “Il più grande spadaccino di Estarcion” e “sidekick” dello Scarafaggio nelle sue fantasie.

Infine, il personaggio che di Cerebus (il fumetto) è diventato simbolo quasi più del protagonista: il già citato Lord Julius della Casata dei Tavers, Reggente di Palnu.

Dove ho già visto questa faccia?

Modellato su un personaggio famoso che adesso mi sfugge, Lord Julius è la summa di quella emulsione di parodia e riflessione politica seria che da un certo punto diventa fulcro di una gran parte dell’opera di Sim. Cialtronesco, infallibile, sarcastico, surreale, il compito di Lord Julius è irrompere ovunque si parli “di politica ed altra strategia” ed imporre le sue regole assurde che sono analoghe a quelle della realtà in cui viviamo: dalla complicazione della burocrazia come mezzo infallibile per consolidare il proprio potere personale senza nemmeno doversi sforzare, alla moltiplicazione delle fazioni avversarie per porre tale potere dietro ad uno scudo impenetrabile, all’uso spregiudicato del credito (e quindi del debito) come spada invincibile per sottomettergli la quasi totalità di Estarcion.
Tra una battuta demenziale ed un gioco di parole (quasi sempre intraducibile dall’inglese) Lord Julius mostra ad un sempre più frustrato Cerebus come la pietra angolare del potere non sia più nè la forza di centinaia di spade espressa dagli eserciti, nè la fede di migliaia di fanatici raccolta dalle chiese, nè milioni di monete accumulate dai ricchi ma miliardi di debiti distribuiti agli stupidi. Una lezione che Dave Sim formalizza agli inizi degli anni ’80 e che non ha perso nemmeno un grammo di verità in questo nuovo millennio ma che non è nemmeno l’unico “discorso complesso” che Sim sviscera nella sua “Non più parodia di Conan il Barbaro”.

Ma questo lo vedremo nel prossimo articolo.

Luca Cerutti

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