Perché leggere oggi “No Pasaran”

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Il confine più sottile è quello più arduo da valicare

¡No Pasaran!, ossia l’ultima avventura dell’ex agente dei servizi segreti francesi Max Fridman, creato da Vittorio Giardino, si è conclusa nel 2008, ed è stata recentemente pubblicata nell’ambito della collana editoriale Visioni – Graphic Novel Italiano edita da Gazzetta dello Sport.

Come già innumerevoli volte accaduto nel corso dell’ultima ventina di anni grazie al susseguirsi di iniziative come questa da parte di vari quotidiani e riviste nazionali, anche in questo caso il lettore ha l’occasione, certamente interessante dal punto di vista economico, di (ri)scoprire dei gioielli della letteratura disegnata, e in questo caso specifico l’opera di uno dei più importanti autori italiani del nostro secolo.

La storia comincia con il protagonista, Max Fridman, che sembra essersi lasciato alle spalle gli anni da agente segreto. Tuttavia, la scomparsa del suo amico e compagno di Brigata, il tenente Treves, lo costringe a tornare in Spagna per scoprire la verità sulla sua sparizione. Max si sposterà tra Barcellona ed il fronte, incontrando (e rivivendo) gli orrori di una guerra disperata e fratricida.

Mosso quindi da sentimenti intimi e personali non affronta il viaggio e la guerra col piglio dell’eroe, quanto con la consapevolezza di dover compiere un viaggio doloroso in una terra dilaniata ed in procinto di soccombere al fascismo.

La narrazione raffinata di Giardino viene esaltata da uno stile grafico pulito e ricercato, che in ogni singola tavola, come da buona scuola franco-belga, riesce a valorizzare il racconto in ogni dettaglio. Oltre all’accuratezza storica data da una spasmodica ricerca d’archivio, vi è anche un’attenta messa in scena di situazioni e ambientazioni, tutte funzionali alla narrazione ed a fornire al lettore gli strumenti necessari per comprenderla, ma soprattutto per addentrarsi nella vicenda. Il risultato è quello di un allineamento perfetto fra storia, personaggio e lettore.

Questa lettura richiede però (inconsciamente, ma inevitabilmente) al lettore di prendere una precisa posizione: quanta forza, o meglio, quanto appeal, può avere infatti oggi una graphic novel che racconta della resistenza spagnola all’avanzata franchista nel 1938?

Pur soprassedendo rispetto al valore artistico e culturale dell’opera, ampiamente condiviso e riconosciuto, rimarrebbe comunque il dubbio sul – per così dire – “fascino” di una storia così lontana da quelli che sono oggi i topoi più gettonati. In altre parole: una storia amara e cruda che racconta di una guerra per noi italiani “distante”, e probabilmente anche poco conosciuta e mal studiata, potrebbe avere mai la forza di catturare il lettore ed affascinarlo al pari dei prodotti oggi in testa alle classifiche?

Eppure, quel titolo: ¡No Pasaran! L’intenzione, l’orgoglio e la determinazione di mantenere salda una posizione. La rabbia e la forza di affermare, anche gridando e lottando, che non si ha nessuna intenzione di cedere.

Giardino ci accompagna all’interno di una storia affascinante, e così facendo ci costringe a fare i conti con quanto la brutalità della guerra, di qualsiasi guerra, non abbia giustizia. La necessità fisica e morale di gridare quella frase assume pertanto un senso più grande, superiore alla vicenda stessa: è la forza di un racconto che riesce a diventare “bigger than life”, capace cioè di espandersi oltre lo spazio e il tempo verso un grido profondo e umano, che riecheggia tra le trincee spagnole del ‘38 come nelle parole di John Boyega ad Hyde Park, e si fa martire, ossia testimone di quel dolore liquido che si infiltra suo malgrado attraverso i cardini della Storia, allo scopo di otturarne le arterie per consentirci di comprendere che non è possibile rinunciare all’orgoglio ed alla determinazione di gridare: Non passeranno!

Quale forza può avere oggi un’opera del genere? O meglio: quale opera può avere oggi una forza del genere?

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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