uBC Best of 2023

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Puntuale come ogni anno, eccovi la lista dei fumetti più belli del 2023 secondo i redattori di uBC Fumetti – e, quindi, l’unica classifica che davvero conta 😛

“Eternity” di Alessandro Bilotta
Stefano Paparella

Il 2023 ha confermato Eternity di Alessandro Bilotta come una delle migliori serie in circolazione.

Dopo l’apprezzatissimo primo volume uscito a fine 2022, i successivi tre hanno dato ulteriore spessore alla storia, introducendo nuove situazioni e nuovi personaggi che ruotano sempre attorno alla figura sfuggente di Alceste Santacroce, consumato nichilista immerso nel vortice della bella vita della capitale.

È una Roma sempre protagonista, sospesa tra futuro, presente e passato, con il suo carico di umanità dolente e disperata che cammina tra edifici modernissimi e antiche rovine.

Le stesse rovine sono anche quelle di un determinato tipo di esistenza di cui solo Alceste sembra essere consapevole – e per questo vi si muove dentro con una certa disinvoltura, abilissimo a decifrare la decadenza dei nostri tempi.

E le sue pose distaccate fino allo sfinimento, la perenne sigaretta tra le dita e il drink a portata di mano, ricordano terribilmente Jep Gambardella, l’iconico personaggio de La grande bellezza, che appare ben più di un’ispirazione per il lavoro dell’autore.

Tre episodi che presentano ai disegni il fedelissimo Matteo Mosca, il bravo Francesco Ripoli e Sergio Gerasi, quest’ultimo l’autore più in simbiosi con il lavoro di Bilotta.

Tre ottime prove esaltate dall’eccellente colorazione di Adele Matera e, più in generale, da una cura editoriale della Sergio Bonelli Editore davvero pregevole.

Link alla nostra recensione

Akane Banashi di Yuki Suenaga e Takamasa Moue
Luca Cerutti

Annunciato al Comicon napoletano di maggio con tanto di fanfare e fan adoranti (che se lo erano letto, come sempre accade, “abbabbomorto” ripescandolo da torrentelli dell’internet), Akane Banashi ha dovuto aspettare il Lucca Comics per arrivare nelle fumetterie.
L’attesa è valsa tutta.
 
È bastato il primo numero, arrivato agli sgoccioli del 2023, perché questo manga recentissimo (2022 in Giappone) spazzasse via ogni dubbio su chi sarebbe stato il mio favorito.
In un preoccupante gemellaggio con Oshi no Ko, mio personale vincitore del 2022, per la seconda volta un manga che parla di nuove star del mondo dello spettacolo giapponese conquista il proscenio facendomi chiedere se non sarà un trend (improbabile, sono molto incostante).
Sicuramente gli ingredienti e la preparazione si assomigliano molto: forse (e per fortuna) Akane Banashi non può contare sulle suggestioni inquietanti di Oshi no Ko, ma lo strabordante carisma della protagonista e la sua determinazione a calcare un palcoscenico riservato a pochissimi sono gli stessi, come identica è l’incessante narrazione delle regole del gioco di questo palcoscenico. “Narrazione” e non “spiegone”: la scoperta da parte del lettore dell’arte teatrale “da camera” chiamata “Rakugo” avviene in archi narrativi funzionali alla crescita del personaggio. È parte del viaggio dell’eroe, eroina in questo caso, e non didascalia.
 
E visto che ho sottolineato “Eroina”, è bello vedere reiterato questo leit-motiv (che, vabbeh, fa parte da sempre delle mie preferenze ed è quindi abbastanza scontato) di donne forti e capaci. Giova notare che a partire dalla madre di Akane, che per anni ha mantenuto la famiglia mentre il padre inseguiva un sogno economicamente insostenibile, mano a mano – oltre alla protagonista  -arrivano sulla scena altre donne, alleate o avversarie, che sono attrici dei cambiamenti e motori della narrazione e non, come ancora spesso accade nel manga, decorazioni.
 
Lo consiglio, lo straconsiglio e sono contento che un altro anno mi abbia dato un altra serie di cui aspettare trepidante l’uscita.
 
Il miglior fumetto pubblicato nel 2023 che mi permetto di segnalare, arrivato al fotofinish rispetto a due western agli antipodi per concezione grafica ma accumunati dalla stessa elegiaca malinconia (Golden West di Christian Rossi e il texiano-zagoriano Presagi di guerra di Boselli e Piccinelli), è in realtà un ibrido a metà strada tra manga ed emonogatari, i racconti illustrati dove le immagini prevalgono sul testo, scritto e disegnato quarant’anni fa ma giunto in Europa, in una edizione che meglio dell’originale (un tascabile 10,7×15 cm in carta lucida) restituisce densità alle matite e all’acquarello: Il viaggio di Shuna di Hayao Miyazaki.
 
È il mio Best Of 2023 per il piacere troppo raro di leggere su carta Miyazaki, piacere sinora riservato a Nausicaä della Valle del Vento o agli storyboards dei film d’animazione disponibili solo in Giappone. Perché si ritrovano in nuce i temi che poi svilupperà in tutta la produzione cinematografica che l’ha reso il maestro riconosciuto qual è. E soprattutto per la coerenza interna di un mondo (il racconto è tratto dalla fiaba tibetana Inu ni natta oji, Il principe che fu trasformato in cane) che scopriamo assieme al protagonista: un mondo del quale non sappiamo nulla – nulla ci è detto sui popoli che incontra, sulle donne cacciatrici, sulle luci che appaiono misteriose in cielo, sui giganti verdi, sulla fortezza senziente – ma tutto ci appare perfettamente chiaro grazie ad una stratificazione mitologica ottenuta con poche parole e pennellate, che quei contenuti rendono universali e atemporali.
 
Ed è questa la prerogativa dei capolavori.

Alla sua seconda prova come autore unico (dopo il buon “Nonostante tutto“), Jordi Lafebre realizza un intrigante giallo capace di coinvolgere e divertire il lettore dalla prima all’ultima pagina. Con una scrittura rapida e puntuale ed una trama organizzata in maniera furba ed efficace, Lafebre ci racconta di Eva Rojas e della sua “particolare” settimana. 

Il personaggio di Eva è un uragano che travolge e sconvolge tutto quello che incontra e che, con il suo fascino e il suo carisma, tiene incollato il lettore per tutto il tempo della lettura.
Non è da meno la vicenda narrata che, con una gestione sincopata e furba dei tempi narrativi, delinea un piacevolissimo giallo diluito dai ritmi della commedia. Un giallo che comunque non rinuncia alle lezioni di Manuel Vázquez Montalbán pur lasciandosi contaminare dalle influenze dei Carmen Mola.

Sullo sfondo il sempre caro tema della famiglia e, questa volta, anche quello delle malattie mentali. Entrambi trattati con la consueta ironia, cura e delicatezza a cui l’autore ci ha abituati.
Il suo tratto pulito, inoltre, ci permette di godere perfettamente del turbine narrativo messo in moto dalla vicenda e dalla sua protagonista per una prova perfettamente riuscita, così come la bellissima ed assolata Barcellona che l’accoglie.

A fine storia, l’unica speranza che ci rimane è che Lafebre abbia in serbo altre avventure per Eva Rojas.

“Il racconto della roccia” di BeneDì
Michele Tarzia

Il racconto della roccia è l’esordio nel mondo del fumetto di Benedetta D’Incau alias BeneDì, giovanissima autrice che nel 2021 ha partecipato alla ‘call’ lanciata dalla Coconino Press alla ricerca di nuove storie da poter pubblicare e lanciare nel panorama nazionale e non solo. A questa famosa chiamata, tra gli altri rispose anche lei, inviando quelle che erano poche pagine di storia – nulla a confronto di quello che ne verrà da lì a poco. 

Passa del tempo e quella breve presentazione sarà appunto il fumetto di cui vi sto parlando, quell’opera che dal mio piccolo punto di vista è la migliore prestazione fumettistica del 2023 che rientra a tutti gli effetti in questa “classifica” del nostro Magazine. 

La storia messa “in scena” da BeneDì è molto intensa, intrisa di contemporaneità e sussurrante di un mondo islamico che non tutti conoscono. Il racconto della roccia è un fumetto dal sapore amaro e nostalgico, perché una volta che ci entri dentro, sei parte di esso e ti ritrovi a camminare nei paesaggi desolati e sconfinati delle belle ambientazioni che lo caratterizzano. 

È la storia di due ragazzi che diventano grandi e da grandi ricordano cose fatti da bambini. Un gioco di ricordi e leggende e quotidianità così puro da risultare affascinante.

I due protagonisti si chiamano Benjamin e Hakim e questo fumetto è la loro storia.

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Una delle migliori letture che ho fatto nel 2023 è L’ultimo week-end di gennaio (pubblicato da Bao Publishing), graphic novel in cui il fumettista francese Bastien Vivès racconta il Festival di Angoulême, la più prestigiosa manifestazione dedicata al fumetto in Europa, in una storia malinconica e delicata.

Le vicende di Denis Choupin, autore di mezza età dal grande successo, che vive con disincanto e stanchezza il clamore e la confusione dei consueti quattro giorni festivalieri (attirato esclusivamente dalla presenza di Vanessa, giovane moglie di un suo appassionato lettore, di cui si invaghisce) si mescolano allo sguardo quasi metafumettistico con cui Vivès racconta “dall’interno” i meccanismi del mondo del fumetto. Ecco allora rappresentate le dinamiche alla base delle scelte editoriali, le manie degli autori e le loro complicate interazioni personali, l’insistenza maniacale dei fan delle bandes dessinées.

Lo stile freddo e sintetico dell’autore francese si adatta perfettamente alla storia ambientata in un mondo superficiale e vacuo come solo un festival di quel genere può essere.

Zagor Color n.18 “La perla misteriosa”
di Samuel Marolla e Paolo Bisi
Marco Gremignai

In un’annata complessivamente positiva (grazie soprattutto alla “mini-trasferta caraibica” di Rauch) dell’unico fumetto che continuo a leggere costantemente, il mio Best Of è La perla misteriosa, il Color Zagor 18 uscito a dicembre con testi di Samuel Marolla e disegni di Paolo Bisi.

Da ragazzo letteralmente divoravo i romanzi di Salgari, non solo quelli ambientati dalle parti di Mompracem o dedicati a corsari vari, ma anche quelli un po’ “atipici” quali, ad esempio, I figli dell’aria. Anche se, crescendo, questa passione si è notevolmente affievolita, mi ha fatto un grande piacere ritrovare atmosfere salgariane in questo albo di Zagor e scoprire, alla fine, l’identità dell’avventuriero che è il vero co-protagonista della storia, in quanto Yanez de Gomera era il mio personaggio preferito (grazie anche all’indimenticabile interpretazione di Philippe Leroy nel famoso Sandokan televisivo) – ma non mi dilungo oltre per evitare ulteriori spoiler.

Samuel Marolla costruisce una buona trama e conferisce spessore al personaggio di Virginia (accentuandone il carattere proto-femminista già emerso in precedenti apparizioni), mentre Paolo Bisi sforna disegni di ottimo livello, ad eccezione di alcune interpretazioni dei volti di Zagor e Cico. La colorazione (della GFB Comics) è ben curata e in molti casi offre tavole davvero belle da guardare.

Nel complesso, un ottimo albo che lascia la porta aperta a ulteriori incursioni di Zagor nell’universo salgariano, dopo che il verniano Capitano Nemo – nella suddetta mini-trasferta caraibica – è entrato in pianta stabile nel mondo dello Spirito con la Scure.

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La Redazione

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