Oshi no Ko: nessuno spegne la luce delle stelle

//
5 mins read
Comodi riassunti per recensori pigri

Ho già parlato del genere Isekai, non ci spenderò più parole se non per notare come sia un semplice dato di fatto che le idee, anche quelle decomposte da una cancerogena proliferazione, abbastanza naturalmente contaminano e concimano.
Anzi, forse la cosa più bella dell’arte è che non importa quante e quali pressioni ci siano a cercare di omogeneizzare, standardizzare, monetizzare un’idea, questo non riuscirà mai a renderla sterile. Ci sarà sempre qualcuno che troverà modo di costruire una zattera di originalità in una melma indistinta.

Oshi no Ko è senza dubbio un Isekai: il protagonista Goro Amemiya è un ginecologo trentenne di provincia, tagliato fuori da qualsiasi percorso di carriera, inconcludente e disilluso, che viene ucciso da uno sconosciuto e si reincarna mantenendo tutti i ricordi della sua vita precedente ma trovandosi dotato di una nuova motivazione, di una insospettata potenza e di alleati straordinari tanto quanto i suoi avversari.
Siamo, da qualsiasi parte la si vede, all’incipit standard del genere.

Il twist è che Goro si incarna esattamente nello stesso mondo, nello stesso ospedale in cui lavora e nel corpo di uno dei due gemelli che Ai HoshinoIdol prodigio dalla carriera inarrestabile, avrebbe dovuto partorire in segretezza e con il suo aiuto se, appunto, una misteriosa mano non avesse stroncato la sua vita.

Una creatura fatta di menzogne

Per Goro, ora Aquamarine (Aqua) Hoshino, questa reincarnazione pare essere un anticipo di paradiso: fan sfegatato di Ai ora può godersi una convivenza privilegiata con una vera e propria “divinità moderna”, una Idol perfetta, una macchina del divertimento ed anche, dopotutto, una giovane madre single che cerca di dare un futuro luminoso ai figli che ha deciso di tenere. Certo, essere figlio di una Idol e, per di più, concepito mentre ella era ancora minorenne significa vivere come segreto da nascondere con cura e amore ad un mondo dello showbiz tutt’altro che comprensivo verso questo genere di “tradimenti”. Ma l’estasi è pur sempre estasi e la stessa cosa la pensa la sorella gemella Ruby Hoshino che è, senza troppa sorpresa, anche lei una “reincarnata” con tutte le conoscenze della sua breve vita precedente di fan sfegatata di Ai.

Il paradiso si rompe quando Ai viene crudelmente ammazzata da un fan ossessivo di fronte ai loro occhi.

Goro Amemiya/Aqua Hoshino ci mette meno di un giorno di lutto a capire che la sua morte e quella di Ai non sono incidenti ma conseguenze della precisa volontà di qualcuno che vuole far sì che la “scappatella” che ha messo incinta una minorenne anni prima resti un episodio ignoto al mondo ed è in quel momento che decide di usare sia le competenze di un adulto reincarnato, sia i geni ereditati dalla “Idol Perfetta” per scalare le vette dello Show Business e dalla posizione più alta possibile inquadrare nel suo metaforico mirino il volto di quale, tra i mille colleghi e collaboratori di Ai, li ha concepiti. E poi premere un per niente metaforico grilletto.
Ruby Hoshino, da parte sua, vuole solo prendere il sogno rimasto incompleto di Ai e portarlo là dove stava per concludersi trionfalmente, ad un concerto al Tokyo Dome.

Che teneri questi bambini…

Come scrivevo nel Best Of del 2022, l’opera di Aka AkasakaMengo Yokoyari, può essere descritta pensando ad un manga di Mitsuru Adachi, con i suoi ragazzi prodigio carichi di determinazione, buon senso ed incosciente entusiasmo, che però esordisce con due omicidi brutali di cui il lettore percepisce immediatamente l’origine meschina ancora prima che malvagia.
La sceneggiatura è ferrea e non solo controlla perfettamente la catena di azioni e reazioni facendo sì che ogni personaggio, dai due protagonisti Aqua e Ruby, alla ex “bambina prodigio della recitazione” Kana Arimaalla giovane attrice capace di empatizzare naturalmente (pure troppo) con ogni personalità Akane Kurokawa, fino alla disincantata idol del web con qualche anno in più di quello che dimostra Mem-cho, agiscano sempre in coerenza alla loro personalità, capacità e opportunità.
Questo, peraltro, senza rifugiarsi nella eccessiva drammatizzazione: anzi per essere un manga di vendetta, le situazioni rilassate ed i siparietti comici, ma anche i momenti di tenerezza, fluiscono con naturalezza inaspettata. Cosicché quando il “marcio” esala l’occasionale zaffata, il disgusto ritorna moltiplicato.

Un altro pregio del manga è che le autrici hanno sicuramente “fatto i compiti”: la rappresentazione dello showbiz giapponese, delle agenzie di casting, di produzione video e musicale; le logiche dietro alla produzione di “reality” e film per la TV, degli adattamenti filmici o teatrali di manga di successo; l’importanza di “tenere buoni rapporti” e la difficoltà mostruosa di farlo in un mondo in cui internet ha azzerato la distanza tra persona, personaggio e pubblico, quest’ultimo soprattutto ormai giudice in perenne delirio di onnipotenza, tutto questo viene rappresentato con molta precisione ed in maniera sempre funzionale allo svolgimento dei fatti.
Forse l’unico appunto che si può fare è che il lato peggiore del mondo dello spettacolo viene un pochettino mitigato e situazioni che nella realtà potrebbero finire in tragedia vengono disinnescate grazie a felici combinazioni di intelligente manipolazione e più fortuna di quanta ci si potrebbe aspettare, con “i pessimi adulti” che alla fine fanno spallucce e accettano di aver sbagliato.
L’unico “cattivo”, oltre a quello nell’ombra, sembra essere il lato peggiore del fandom e, diciamocelo, non è che l’immagine sia del tutto sbagliata.

Una creatura fatta di verità

Infine non si può non riconoscere che il lavoro fatto dalle due autrici sui personaggi sia strepitoso, facendo letteralmente tracimare il loro carisma fuori dalla pagina e rendendo per il lettore semplicemente verisimile che intorno a loro, nel mondo narrato, si costruiscano investimenti emotivi di massa.
Il migliore esempio di ciò è probabilmente proprio la compianta Ai che, destinata ad uscire di scena al primo volume, non è ridotta ad un comodo artificio di trama ma è la protagonista indiscussa che domina e focalizza su di sé la narrazione non staccando mai il suo sguardo leggermente strabico e inumanamente luminoso dal lettore (un artificio grafico che funziona incredibilmente). Un Giano Bifronte al cui occhio non si può sfuggire: egoista e prodiga, genuina e artefatta, bugiarda fino all’osso nell’essere sincera.
Ma anche tutte le altre giovani stelle non saranno da meno: piene di difetti che diventano pregi, dolcissime e feroci divoratrici di vita ed emozioni, inarrestabili. Più che personaggi da commedia drammatica sono a tutti gli effetti delle eroine da shonen moderno in cui – invece dei colpi speciali – sono i sorrisi studiati al millimetro, le coreografie ed i monologhi a vincere le battaglie.

Del resto Aka Akasaka, la sceneggiatrice, prima di questa opera ha letteralmente ribaltato la scena della commedia romantica adolescenziale con Kaguya-sama: Love is War (pubblicato in Italia da Star Comics), basandosi su personaggi “troppo brillanti per la loro stessa salute”, mentre Mengo Yokoyari, dopo una militanza nel manga per adulti, ha disegnato e sceneggiato Scum’s Wish (anche questo pubblicato da Star), altro manga in cui ragazzi prodigio si esprimono e si imprimono nella mente del lettore corporalmente ed emotivamente.

Ancora una volta devo esprimere il mio apprezzamento a J-Pop per il fiuto nello scovare manga a cui istintivamente non darei una lira e che diventano, dopo poche pagine, una lettura ipnotica.

Luca Cerutti

Che è sta roba?

Articolo precedente

God of Thunder: il Thor di Jason Aaron

Prossimo Articolo

Zagor: i voti dei naviganti (1ª parte)

Ultimi Articoli Blog