Da dieci giorni il “Big Brother” tiene egregiamente le onde del Pacifico del Sud. Malgrado l’età, è un buon barcone solido e resistente. Contiamo di raggiungere le isole più vicine e di ottenere un buon ingaggio per un trasporto: ci hanno detto che si fanno grossi affari con il contrabbando di armi e perle …
(Dal diario di Marcel Clouzot detto Cayenna.)

Marcel Clouzot è un francese impiegato di concetto al ministero. Un numero fra tanti, eppure Clouzot diverrà l’incarnazione dell’avventura, dopo che sarà trasferito in un carcere presso la Guyana francese, che è un dipartimento d’oltremare della Francia, nell’America meridionale. Confina a sud e a est col Brasile e ad ovest con Suriname e si affaccia a nord sull’Oceano Atlantico. La capitale ha nome Caienna e nella fantasia degli autori Guillermo Saccomanno e Domingo Mandrafina, la Cayenna è un carcere di massima sicurezza che raccoglie coloro che si sono macchiati dei crimini più scabrosi. Guillermo Saccomanno (Buenos Aires, classe 1948) è uno scrittore argentino che dal 1972 imbocca la strada di sceneggiatore di fumetti collaborando con Editorial Columba. Nel 1975 diventa uno dei primi collaboratori della neonata rivista italiana Eura Editoriale, Skorpio. Nel 1978 da inizio ad una serie a fumetti dal titolo “El Condenado“, che in forma di raccolta vede la pubblicazione nella collana “I Giganti dell’Avventura” nel luglio 1997 col titolo di “Cayenna“. Questo volume raccoglie 22 avventure del personaggio. Le prime due avventure sono costituite di 16 tavole. Dalla terza alla settima avventura il numero delle tavole scende a 12. Poi dall’ottava alla 22esima avventura le tavole sono nuovamente cresciute ma restano sempre 14. Ai disegni si cimenta Domingo Roberto Mandrafina, detto Cacho (Buenos Aires, 2 novembre 1944), fumettista anche lui argentino. Con Robin Wood creò il famoso personaggio “Savarese“: italoamericano emigrato negli Stati Uniti e divenuto il primo degli agenti della neonata FBI. Nel 2003 e nel 2009 Mandrafina ha disegnato anche per Dylan Dog.

L’incipit di questo personaggio nato dalla collaborazione fra Saccomanno e Mandrafina, potrebbe essere ispirato ad un evento reale: l’omicidio di Marilyn Sheppard avvenuto nel 1954 nell’Ohio; dell’omicidio fu accusato ingiustamente il marito, il medico Sam Sheppard. Quel che è certo è che quel fatto di cronaca ha ispirato la serie televisiva “Il fuggiasco” (1963-1967) a cui è seguito nel 1993 il film “Il fuggitivo” in cui il ruolo del marito ingiustamente accusato dell’omicidio della moglie fu interpretato da Harrison Ford. Nel film l’attore Tommy Lee Jones ricevette l’Oscar come miglior attore non protagonista per il ruolo del poliziotto che non da tregua al fuggitivo.
Marcel Clouzot accusato di uxoricidio, dopo la condanna all’ergastolo, grida di essere innocente, ma le sue urla restano inascoltate e proseguiranno in una sorta di incubo che lo porta a dover convivere con la peggior feccia che si raccoglie nel carcere della Cayenna. Essendo il numero delle tavole per ogni episodio, estremamente risicato, l’ellissi narrativa fa dei voli temporali molto marcati.

Questo perlomeno nel corso dei primi 6 episodi. Dal settimo episodio, quello in cui incontra nuovamente Tartarin, anche lui un vecchio ospite della Cayenna, nonostante le avventure non manchino, le trame si fanno sempre più ripetitive e ambientate costantemente in un ambiente malavitoso, sullo stile dei film anni 50 che avevano per sfondo una Chigago malinconica e criminosa. Ma Clouzot non si muoverà dalla Guyana francese. Anzi, ne rimane così invischiato da essere divenuto noto a tutti con lo pseudonimo di Cayenna, il nome del luogo in cui fu incarcerato ingiustamente e in cui continuerà a rischiare di dover tornare se la giustizia dovesse rintracciarlo.
Infatti Clouzot non è colpevole dell’omicidio della moglie. Clouzot, tornando a casa dall’ufficio, la trova nuda e pugnalata a morte nel letto, ma mentre vive la disperazione del macabro ritrovamento, inizia la colluttazione col vero assassino di cui (perlomeno nel corso di queste 22 avventure) non ne saprà mai nulla. L’assassino riuscirà a tramortirlo e fuggire e la polizia trovando Marcel Clouzot sul luogo dell’omicidio non avrà mai dubbi sulla sua colpevolezza.

Durante il processo in tribunale, dalle testimonianze dei vicini, Clouzot dovrà patire la morte della figura della moglie Albertine anche da un’altra prospettiva. Infatti tutto il vicinato era sempre stato a conoscenza del fatto che la moglie, mentre lui era in ufficio a svolgere il suo lavoro ministeriale, riceveva numerosi amanti nel loro appartamento. Di tutto questo lui era del tutto all’oscuro e in qualche modo tale rivelazione uccide dentro di lui la figura della moglie in modo così profondo da perdere per tutto il resto della vita la fiducia nel mondo femminile. Il posto della moglie verrà sostituito solo per un breve periodo dall’amore per Lila, una giovane e procace indigena che lo ha accudito dopo la fuga dal carcere.
Clouzot, ormai divenuto Cayenna, ex impiegato ministeriale, ex carcerato, ex bianco adottato da un tribù di indigeni, ex marinaio che vive numerosi naufragi, Cayenna diventa un uomo ai confini della legalità gestendo locali notturni per la vendita degli alcolici e per l’esibizione di suadenti cantanti (come facciata esterna) e affitta camere ad ore per uomini che cercano la compagnia di una donna per una sola notte. Il nome del locale da lui gestito con la collaborazione di Tartarin? Sweet Sodome.

In qualche modo la vita licenziosa della moglie (durante il processo tutti i testimoni la chiamavano con un epiteto volgare e ben noto) che si concedeva a numerosi amanti nel loro talamo nuziale, ha segnato il cuore e la vita di Cayenna al punto da essere divenuto suo malgrado i molti uomini che lei avrebbe voluto trovare in lui.
Cayenna diventa quindi un uomo dalle mille identità che si fa difensore di molte donne che esercitano “la professione”. Tutto questo denota il triste messaggio mai palesato dagli autori, che Marcel Clouzot non abbia mai smesso di amare il ricordo della moglie. Nonostante tutto quello che gli è capitato non l’ha mai rinnegata, non ne ha mai disprezzato la memoria. Clouzot che da quando è stato carcerato viene battezzato Cayenna dai suoi stessi compagni di carcere, è come se dopo la fuga, tutti gli uomini diversi che erano chiusi dentro di lui, siano fuggiti tutti in una volta e uno alla volta si rivelano al pubblico di lettori delle sue avventure. Colui che era un uomo come tanti e che agli occhi della moglie era divenuto nessuno, magari per il motivo futile che gli pendeva il naso a destra, dopo la morte di lei, si è rivelato crogiolo di centomila avventure.

Nel corso delle 22 storie, oltre a Tartarin si unirà a loro un terzo amico: Griffith il pianista, dal passato misterioso. Ma sarà un’amicizia che si concluderà in malo modo con la chiusura dell’ultima avventura di questo albo gigante.
Tutto il volume è permeato di malinconia e il punto di congiunzione di tutte le storie è un diario che Cayenna ha cominciato a scrivere durante la sua carcerazione allo scopo di non impazzire. Nelle prime 11 avventure il diario sarà scritto sempre in forma di manoscritto. Dalla 12esima avventura in poi, la vita più stanziale del personaggio gli consentirà di servirsi di una macchina da scrivere che ai nostri occhi appare come un cimelio storico.
Il personaggio nel corso delle 22 avventure cambierà frequentemente anche aspetto fisico e abbigliemento. Gli crescerà la barba e i capelli. Se li taglierà ma conserverà i baffi. Crescerà ancora la barba e taglierà i capelli. Invecchierà mostrando un volto più rugoso. Vestirà stracci, perizomi, abiti da marinaio, abbigliamento mimetico da avventura nella foresta, completi in giacca e cravatta ecc. Il personaggio è sottoposto ad un continuity evolutiva stringente, ma non vi si fa mai uso del flash-back o del flash-forward.
Una delle frasi più belle che Cayenna scrive nel suo diario è “La macchina da scrivere è come un pianoforte, solo che la sua musica l’ascolti dopo. Quando hai finito di scrivere.”
E Cayenna è una dolce musica da pianoforte che vi penetrerà nel cuore facendovi sperare in un lieto fine che non giungerà mai.