Benemerita Eura: BD mon amour

//
6 mins read

Nell’ultima chat con il mio amico Butch Walts, compagno di letture fino al 1985 (quando se n’è tornato in America), abbiamo parlato dell’esordio di Lanciostory e Skorpio nelle edicole italiane, concentrandoci soprattutto sui fumetti della cosiddetta scuola sudamericana. Ma sulle pagine dei due settimanali Eura abbiamo imparato a conoscere anche un’altra, importante scuola, stavolta europea…

 

BW: Ciao Marco, e Buona Pasqua!

MG: Grazie, Buona Pasqua anche a te! Scommetto però che non ti sei fatto vivo solo per farmi gli auguri…

BW: E hai ragione. Volevo approfittare di questi giorni di festa per tornare su Lanciostory e Skorpio e sul discorso che abbiamo lasciato in sospeso l’ultima volta.

MG: Sei peggio di un esattore delle tasse!

BW: No, sono soltanto incuriosito… Stavamo parlando del tuo rapporto particolare con le Bandes Dessinées, cioè i fumetti della scuola franco-belga che a me, sinceramente, non avevano colpito più di tanto.

MG: Beh, anche in questo caso non posso fare a meno di pensare che l’appellativo “Benemerita Eura” fosse davvero meritato. Alcune BD “classiche” circolavano già in Italia ben prima dell’avvento dei settimanali Eura, ma spesso – come nel caso degli albi Vallecchi – in formati troppo cari per le nostre tasche (e quelle dei nostri fratelli, che ci foraggiavano) oppure su riviste – tipo “Il Messaggero dei Ragazzi”, “Il Corriere dei Piccoli” e anche “Il Giornalino” – che non rientravano nei nostri abituali ricicli di fumetti…

BW: Sì, ricordo vagamente qualche avventura di Astérix e anche di Blake & Mortimer o Lucky Luke, ma niente di più fino all’avvento di un sacco di serie sull’Eura, alla fine degli anni ’70.

MG: Esatto. La prima BD in assoluto su Lanciostory, se ricordo bene, fu Mac Coy di Gourmelen & Palacios, a metà 1979, anche se la prima che mi ha davvero colpito è stata Comanche di Greg & Hermann, la cui pubblicazione iniziò alla fine di quell’anno. Niente sapevamo, naturalmente, del formato originale di questi fumetti: avremmo scoperto solo in seguito che si trattava di grandi cartonati a colori di 48 pagine.

BW: E invece sulle pagine in piccolo formato dei settimanali Eura ogni albo veniva “suddiviso” in tre o anche quattro episodi, con colori spesso non soddisfacenti (o addirittura assenti) e lettering scritto a macchina…

MG: Tutto vero. In particolare, la formuletta “tuttocolore” (che indicava un episodio interamente a colori) era ancora di là da venire. Ma restava la qualità delle storie, a quel tempo quasi sempre improntate all’Avventura con la A maiuscola, con l’eroe e i suoi amici costantemente in pericolo. E tanto mi bastava per appassionarmi: scoprire – anni e anni dopo, quando ho lavorato in Francia – le BD nel loro formato originale è stato semplicemente qualcosa in più.

BW: Cosa intendi dire?

MG: Beh, a cosa eravamo abituati in Italia? Solo all’edicola, in cui trovavamo i fumetti Bonelli – mensili da 100 pagine in bianco e nero, con autori (soprattutto i disegnatori) spesso diversi da un numero all’altro – oppure le riviste settimanali che contenevano episodi di varie serie diverse tra loro oppure storie autoconclusive. Quando sono sbarcato in Francia e ho trovato i cartonati nelle librerie, ben impilati negli scaffali come veri e propri libri, con gente placidamente seduta per terra a leggerli… è stato un vero shock culturale. Ma la consapevolezza della qualità delle storie, come dicevo, e soprattutto della compattezza della cifra stilistica (assicurata dal fatto che gli autori non cambiavano quasi mai da un albo all’altro) me l’aveva già data l’Eura anni e anni prima. Con gli “svantaggi” di cui parlavi prima, certo – piccolo formato, suddivisione in più episodi ecc. – ma anche con un vantaggio notevole per il lettore italiano.

BW: E cioè?

MG: Diamine: la periodicità! Per noi che divoravamo un migliaio di pagine al mese, UN albo di 48 pagine ALL’ANNO sarebbe stato davvero ben poca cosa… E invece Lanciostory e Skorpio pubblicavano le avventure di un personaggio praticamente una di seguito all’altra, “saziando” la nostra sete di nuovi episodi. Parlavamo prima di Comanche e Mac Coy: beh, Lanciostory pubblicava una storia di Comanche in tre episodi, poi una di Mac Coy in quattro episodi, poi di nuovo una di Comanche in tre episodi e così via. Ad agosto 1980, in otto mesi, avevamo già letto gli albi di Comanche pubblicati negli otto anni precedenti… Per non parlare di serie successive quali ad esempio Luc Orient di Greg & Paape, i cui albi vennero ad un certo punto pubblicati in modo ancora più ravvicinato: così, per leggere i 14 albi originali, pubblicati in Francia tra il 1969 e il 1981, ci bastarono 42 episodi apparsi su Lanciostory in poco più di un anno. In caso di serie più brevi, come ad esempio L’uomo venuto dal fiume (di Riondet & Auclair), tutti gli episodi venivano pubblicati senza interruzioni.

La pubblicità è l’anima del commercio…

BW: Sul vantaggio della periodicità hai ragione, resta il fatto che io preferivo i fumetti sudamericani… Mi sembrava che l’Eura continuasse a privilegiarli – sia dal punto quantitativo sia, ad esempio, delle copertine – rispetto alle BD.

MG: Sulla quantità hai sicuramente ragione e di lì a poco, come dicevamo nella chat precedente, sarebbe iniziata la “colonizzazione” dell’Eura da parte di Robin Wood. Per quanto riguarda le copertine, invece, lo scarso spazio dato alle BD è probabilmente dovuto anche al periodo in cui hanno iniziato ad essere pubblicate, con le immagini soffocate dai vari “strilloni” dedicati al contenuto del numero. Resta il fatto che, come dici tu, sono ben poche le copertine di Lanciostory ispirate alle BD rispetto alle decine e decine con disegni di Garcia Seijas, Lito Fernandez o altri disegnatori sudamericani: spulciando gli archivi ne ho trovate soltanto tre dedicate a Bernard Prince, due a Luc Orient e poche altre qua e là con Comanche o Jonathan Cartland.

BW: Sempre meglio poche che nessuna visto che su Skorpio, addirittura, per qualche mese ci sarebbero state le “ragazze-copertina”, Cicciolina compresa…

Blueberry? Ma non è il supplemento de Le Ore?!?

MG: Esatto. E tuttavia, da un certo punto di vista, le preferivo a certe copertine di Lanciostory con un personaggio in primo piano che reclamizzava il contenuto del numero e una vignetta sullo sfondo. Questa specie di “copertina con testimonial” coinvolgeva personaggi di tutte le serie e mi dava particolarmente fastidio.

BW: Va beh, però dai, Cicciolina!

MG: Guarda che questa pornostar è stata anche eletta in Parlamento… Te ne eri già tornato in America, ma immaginavo che la notizia avesse fatto il giro del mondo.

BW: OK, OK, torniamo a bomba: ammetterai che la nostra conoscenza delle BD grazie all’Eura era comunque limitata, visto che alcuni “classici” non venivano pubblicati… Così su due piedi, oltre a quelli citati in precedenza (Astérix, Blake & Mortimer, Lucky Luke) mi vengono in mente Tintin, Valérian, Thorgal – e potrei continuare a lungo.

MG: Naturalmente. Immagino che dietro alle scelte dell’Eura ci fossero soprattutto questioni di diritti, ma molte delle serie che ho conosciuto sulle pagine di Lanciostory e Skorpio mi hanno comunque lasciato il segno e le rileggo ancora adesso (in lingua originale) con piacere e nostalgia. Non tutte, eh: ad esempio non ero stato particolarmente impressionato da Blueberry, apparso su Skorpio dall’inizio del 1980.

BW: Se dovessi indicare le tue tre serie preferite tra quelle che abbiamo letto insieme, quali sarebbero?

MG: Intendi prima della tua partenza? Beh, avrei pochi dubbi: il già citato Luc Orient, poi Bernard Prince di Greg & Hermann e infine Jonathan, scritto e disegnato da Cosey.

BW: Vedo che avevi una particolare predilezione per le serie scritte da Greg e anche per quelle disegnate da Hermann…

MG: Beh, ai giorni nostri la fantascienza di Luc Orient suona senz’altro datata, ma come ti dicevo prima mi piaceva questa Avventura pura e semplice, da divorare tutta d’un fiato tra un “cliffhanger” e l’altro. In questo senso Bernard Prince era una serie paradigmatica, con il terzetto di protagonisti sempre in pericolo e salvataggi spettacolari ma al contempo plausibili (mettendo sempre in conto un po’ di sospensione dell’incredulità, naturalmente!). Per quanto riguarda Hermann, aveva un tratto realistico che mi piaceva molto: i protagonisti erano credibili, non erano bellissimi o ipermuscolosi come succedeva invece in altre serie.

BW: Hai parlato più volte di Avventura di un certo tipo, ma Jonathan – che era la mia BD preferita – non rientrava esattamente in questa categoria…

MG: Sì, effettivamente presentava alcune caratteristiche “new age” un po’ ante litteram e lasciava spazio a qualche riflessione blandamente filosofica: ma in numerosi episodi – a partire dal primo, con il protagonista smemorato (…) che vaga sulle montagne himalayane (…) ritrovando la moto abbandonata l’anno precedente (…) e saltando da una parte all’altra di un profondo burrone (…) – mi sembra proprio che i termini “Avventura” e “sospensione dell’incredulità” siano fondati, eccome!

BW: Odio ammetterlo, ma messa così hai ragione tu.

MG: Certo che ho ragione io! E spero di aver chiarito le curiosità che avevi sul mio rapporto con le BD.

BW: Le hai chiarite, anzi: più che una chat è stato un monologo…

MG: E potrei parlare delle BD per ore, se ampliassimo il discorso a quelle che ho conosciuto dopo la tua partenza, da quelle apparse sui settimanali Eura a quelle scoperte direttamente in Francia.

BW: Perché non mi dai qualche consiglio per la rilettura o la scoperta di qualche BD che potrebbe interessarmi?

MG: Potrei farlo, ma non subito… adesso preferisco ricominciare a sgranocchiare uova e colombe!

BW: Prometti che ne parleremo presto, però.

MG: Senz’altro! Puoi contarci.

Marco Gremignai

L'uomo che veniva da Peccioli

Articolo precedente

Torino Comics 2018: si può fare di più

Prossimo Articolo

FullMetal Alchemist: il Film

Ultimi Articoli Blog