Per festeggiare il VENTOTTESIMO compleanno di uBC (che debuttò il 26 agosto 1996, come spiegavo in questo articolo), parlerò – tra il serio e il faceto – di una BD che ha sempre diviso la nostra redazione a metà, tra chi la giudica un capolavoro tout court e chi… beh, diciamo non la apprezza (eufemismo 😊).
Anno scolastico 1989-1990. Come già accennato in altri miei articoli, appena sbarcato in un liceo vicino Grenoble per il mio anno di assistente d’italiano all’estero approfittai della fornitissima biblioteca della scuola e delle FNAC sparse nei dintorni per divorare centinaia di BD in lingua originale, iniziando da quelle che avevo conosciuto sulle pagine dei settimanali Eura (Comanche, Jeremiah, Bernard Prince, Buddy Longway…) per poi passare ad altri capolavori della ligne claire che mi facevo segnalare dai miei studenti. I ragazzi di 15-17 anni cui cercavo faticosamente di spiegare che la capitale d’Italia era Roma e non Milano o Firenze (…), oppure che portavo al cinema per vedere il Cyrano de Bergerac interpretato da Depardieu senza che ne conoscessero la storia (…) erano invece ferratissimi sui fumetti franco-belgi e mi guidarono alla loro scoperta con esiti altalenanti: reagii infatti con entusiasmo a molte opere di Jean Van Hamme, mostrai scarso gradimento per l’Incal e Blueberry, mi feci grandi risate con Gaston La Gaffe e altre BD umoristiche, provai un certo imbarazzo di fronte a opere che mi sembravano un po’ “datate” quali Tintin e Valérian… l’elenco potrebbe continuare a lungo (de gustibus ecc. ecc.).
Una cosa, però, mi sorprendeva: su una BD i pareri dei miei studenti erano clamorosamente inconciliabili. Si trattava di Blake e Mortimer, il fumetto creato da Edgar P. Jacobs sulle pagine della rivista Tintin nel lontano 1946 e poi pubblicato in (rari) albi cartonati fino all’inizio degli anni Ottanta. Alcuni lo reputavano un capolavoro tout court – ripeto: ragazzi di età compresa tra 15 e 17 anni – la cui lettura era irrinunciabile, mentre altri lo liquidavano con l’aggettivo “chiant” che, edulcorando un po’ il termine, potremmo tradurre con “palloso” (edulcorando molto: una cosa che “fait chier”… beh, potete capire da soli quale effetto fa).
Presi in mano il primo albo della collana… e mi arresi dopo pochissime pagine in cui i disegni erano letteralmente SOFFOCATI dai balloons. Inutile dire che venni arruolato all’istante nelle fila di coloro che NON apprezzavano questo fumetto, sebbene cercassi di mitigare lo sconforto dei volenterosi fan di B&M che continuavano a magnificarmene le doti, dando la colpa del mio “insuccesso” alle didascalie molto prolisse e scritte con un carattere particolare rispetto ad altre BD (e quindi di meno facile lettura), oltre che alle difficoltà che riscontravo in quanto lettore italiano (per quanto padroneggiassi il francese già abbastanza bene, al tempo).
Quando, anni dopo, sono entrato a far parte di uBC, mi ha fatto sorridere il fatto di trovarmi praticamente nella stessa situazione: alcuni redattori letteralmente STRAVEDONO per Blake e Mortimer, mentre altri hanno ben più di una riserva. Chi lo apprezza ha sempre cercato di invitarmi a superare la ritrosia sperimentata ormai molti anni fa, “rimproverandomi” – diciamo così – di essermi arreso alle prime difficoltà quando invece (pur non essendone entusiasta, come scrivevo sopra) ho comunque completato la lettura di Tintin, Blueberry, l’Incal o Valérian. Qualcuno, bonariamente, mi ha ricordato che anche il Professor Kala di Luc Orient – fumetto che mi è sempre piaciuto molto – non scherza in fatto di prolissità, tanto da far sembrare conciso il logorroico BVZM: ho sempre risposto a questa obiezione adducendo il fatto che lo spiegone pseudoscientifico di Kala è sempre stato l’eccezione e non la regola, la “tassa da pagare” per descrivere l’argomento del singolo albo prima di lasciare spazio all’azione pura e semplice. Niente da fare: a intervalli regolari, gli sfottò che le due fazioni contrapposte di redattori si scambiano nelle nostre liste interne ripartono senza esclusione di colpi – e, al contempo, senza che qualcuno cambi idea.
Devo però confessare che, avvicinandomi sempre più ai sessant’anni, mi è sorta un po’ di curiosità e ho ipotizzato di fare un ultimo tentativo, recuperando i primi albi della ristampa apparsa a suo tempo nella Collana Avventura della Gazzetta dello Sport. Si tratta di una riproposizione di Blake e Mortimer in “ordine cronologico degli avvenimenti narrati”: e quindi inizia non con Il segreto dell’Espadon, bensì con Il bastone di Plutarco, prequel scritto da Yves Sente e disegnato da André Juillard, pubblicato nel 2014 (si vedano le note a fine articolo). Pieno di buona volontà, ho quindi letto questo primo albo in cui i due autori ci mostrano l’antefatto delle avventure “classiche” degli anni Quaranta e Cinquanta, gettando le basi di quella che sarà l’epopea dei nostri eroi contro il perfido Olrik e l’Impero Giallo: Sente e Juillard jacobseggiano amabilmente, ciascuno proponendo dialoghi e disegni che si rifanno al creatore della saga (ma con minor prolissità, per fortuna).
A quel punto ho preso in mano il secondo volume, con la prima parte dell’Espadon… e oggi – come 35 anni fa – mi sono arenato miseramente di fronte ai balloons con un po’ di disegno intorno, piantato nella lettura come un velocista in salita, incapace di proseguire fino all’arrivo (la fine dell’albo) come Dorando Pietri alle Olimpiadi del 1908.
Però, tutto sommato… chi me lo fa fare di insistere? Se errare è umano, perseverare (nel mio tentativo di lettura) sarebbe diabolico. Evidentemente, Blake e Mortimer non potranno mai diventare la mia cup of tea, come non lo è mai stata – solo per fare un esempio – Valentina, per i motivi che spiegavo in questo articolo: due capolavori della letteratura disegnata, ma che non rientrano nelle mie corde e nella mia sensibilità. Non sono riuscito a leggere questi fumetti allora, non ci riuscirò nemmeno adesso. Pazienza.
(No pun intended… anche se, in realtà, Zanardi e altre opere del Paz rientrano a loro volta nei fumetti che non sono mai riuscito ad apprezzare, tanto per darvi un’idea dei miei gusti. Sono irrecuperabile? Boh. Ma non divaghiamo ulteriormente…)
Edgar Pierre Jacobs (1904-1987) crea Les aventures de Blake et Mortimer nel 1946 per la rivista settimanale Tintin, debuttando con Il segreto dell’Espadon, poi ristampato dalla casa editrice Lombard in due volumi (1950 e 1953) nel classico formato “alla francese”. Le avventure dei due eroi continuano con altri albi nei decenni successivi, fino ai primi anni Ottanta in cui nascono le edizioni Blake et Mortimer, la Fondazione Edgar P. Jacobs e lo Studio omonimo, poco prima della morte di Jacobs. Le avventure di Blake e Mortimer continuano grazie a Jean Van Hamme e altri autori da metà anni Novanta, con albi che svelano le avventure giovanili dei due protagonisti oppure li mostrano in azione tra un’avventura e l’altra del “ciclo storico” firmato Jacobs, che era composto da dieci albi in tutto. Nel 2014 viene pubblicato il prequel Il bastone di Plutarco, di cui ho parlato nell’articolo che avete appena letto. Attualmente, la collana in Francia include 29 albi in totale, oltre a numerosi volumi “hors série”.
PS: il dibattito scatenatosi (nuovamente) in redazione dopo che questo articolo è stato pubblicato ha convinto il nostro Vincenzo Oliva (da decenni al mio fianco nella schiera di chi non riusciva a leggere B&M) a riprovarci… e a parlarne in questa interessante recensione.
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