Ancora 3 mesi di attesa per dare il via alla nuova edizione di Lucca Comics & Games, appuntamento immancabile per noi di uBC e convention riconosciuta a livello mondiale. Per prepararci degnamente abbiamo pensato di proporvi alcuni degli eventi clou dell’edizione 2016: edizione del cinquantenario di questo evento noto a livello planetario.
Testimonianze raccolte tra le sale conferenza ed il Press Cafè e lasciate decantare perché stavamo ristrutturando per distillarne l’essenza. Fino a Novembre, seguiteci nel ricordare chi c’era e cosa ha detto.
Sono a Lucca Comics & Games 2016, è lunedì 31 ottobre e sono già passate le 10:00 del mattino e sto ancora camminando per le strade affollate della splendida città col mio zaino sulle spalle ma senza una passaporta rowlinghiana o un buco nero con cui poter salire su un treno intersellare e precipitarmi al Press Café in cui l’intervista a Philip Reeve e Tony DiTerlizzi è già iniziata abbondantemente.
La folla che mi circonda è un brulicare di colori e di costumi fantastici di Cosplay che si ispirano a talmente tanti personaggi al giorno d’oggi esistenti che mi è del tutto impossibile riuscire a riconoscerli e questo mi fa sentire molto vecchio e arretrato rispetto alla gioventù che indossa quei costumi che mentre li fotografi dà per scontato che tu sappia chi stanno impersonando, ma … credetemi … non è così … non ne ho la più pallida idea.
Ma in questo momento non riesco a godere pienamente neppure di questo mio senso di inadeguatezza e perfetta ignoranza di ciò che scorre come un fiume a doppio senso intorno a me, perché la mia mente è concentrata a correre (per quanto sia possibile farlo senza disintegrare la folla lucchese con un dardo magico) allo scopo di perdermi il meno possibile della parte introduttiva dell’intervista. Finalmente entro nel Press Café e vedo i due autori: Philip Reeve che presenta il suo ultimo romanzo per adolescenti “Capolinea per le Stelle” e Tony DiTerlizzi che presenta il suo mega volume “Realms“. Ovviamente questo lo so non perché abbia letto le loro recenti opere, ma lo so perché appena arrivato e ansimante per la scarpinata, ho fatto in modo di fotografare subito i due volumi messi in bella vista sul tavolino davanti a loro. Sistema molto utile, da me utilizzato per memorizzare i dati tecnici che, andando a riguardarsi le foto in un secondo momento, mi consente di aver ora la possibilità di poterveli sciorinare nell’articolo come se li avessi sempre saputi … è ovvio.
Ma ecco che col mio iper-udito, carpisco una delle domande del moderatore che verrà poi tradotto da una giovane interprete che sta seduta al centro fra i due autori.
Moderatore: In che modo ha deciso che stile usare nei suoi disegni per Dungeons & Dragons e per le carte di Magic?
Tony DiTerlizzi: A dire la verità quando ho iniziato a lavorare per Dungeons & Dragons ero troppo giovane è stupido per rendermi conto che ci fosse qualcosa da rispettare nello stile. Mi rendo conto che io ho iniziato a giocare negli anni 80 e come tutti ho poi iniziato a disegnare copiandomi i personaggi e copiandomi i mostri dai manuali di D&D. Quando poi ho cominciato a lavorare per conto mio mi sono subito reso conto che io non ero in grado di fare quei bellissimi disegni … quei bellissimi quadri ad olio che facevano Frank Frazetta ed altri perché il suo stile così muscolare in cui persino i draghi erano pieni di muscoli, non era decisamente il mio stile. Il mio era più ispirato da autori come Alan Lee che avevano questi loro personaggi che erano un po’ più sporchi, un po’ più veri, un po’ più simili a me. Anche i miei personaggi erano, come lo ero io a quel tempo, magari un po’ magrolini, magari un po’ sdruciti. E questo era lo stile che a quel tempo avevano sostanzialmente inventato certi famosi autori.
Una delle cose che ho imparato in questo lavoro di Dungeons & Dragons è che quando stai disegnando un personaggio, non stai solo disegnando quel personaggio, ma stai disegnando un mondo, perché anche il fatto solo di disegnare l’armatura, i vestiti, gli ornamenti di questo personaggio, ti porta a dover immaginare un mondo e questo mondo deve essere organico, deve essere omogeneo. E questo è quello che mi sono portato dietro. Per cui quando lavoro come scrittore, cerco sempre di creare dei mondi che tengano insieme tutti i dettagli che poi ci sono nelle illustrazioni.
Moderatore: C’è qualcosa che per lei è difficile disegnare?
Tony DiTerlizzi: Una cosa che per me è molto difficile da disegnare sono i cavalli: è una cosa che proprio non riesco a fare. Però mi piace molto disegnare i bambini. Perché i bambini hanno delle proporzioni diverse, hanno un’anatomia completamente diversa che io riesco a realizzare.
Philip Reeve conferma che è molto difficile disegnare i cavalli anche per lui. Infatti entrambi gli autori Reeve e DiTerlizzi pur avendo scritto romanzi, nascono professionalmente come disegnatori che solo in seguito hanno abbracciato anche la dimensione della narrazione come autori completi.
Uno dei giornalisti interviene dicendo che nella Bonelli ci sono disegnatori per Tex che hanno l’incarico di disegnare solo i cavalli o addirittura soltanto le gambe dei cavalli. Per esempio, afferma sempre tale giornalista, c’è una disegnatrice bonelliana che ha il solo compito di disegnare le criniere dei cavalli per la testata di Tex.
I due autori intervistati, pur sapendo della faccenda dei disegnatori che disegnano solo cavalli, rimangono sorpresi di quest’ultima affermazione riguardante artisti che realizzano solo le criniere, reagendo con un “Wauu!”
Moderatore: A proposito di artisti, ieri c’è stato una performance dei due artisti che sono vecchi amici di Lucca Comics & Games: Karl Kopinski che era il disegnatore del manifesto di Lucca Comics & Games del 2015 e No Curves che ha fatto diverse comparsate e performance a Lucca Comics & Games. E hanno realizzato un lavoro originale che mescola il lavoro di entrambi, il primo sullo sfondo e il secondo in primo piano, che hanno concepito appositamente per Philip Reeve e il suo romanzo “Capolinea per le Stelle”.
(No Curves Tape Art)
Vorrei chiedere a Philip come è stato l’incontro con questi due artisti, se li conosceva già e come è stata l’esperienza con loro.
Philip Reeve: No, non li conoscevo prima, anche se, sapevo chi era Kopinski, perché seguivo il suo lavoro on-line, anche se non l’avevo mai incontrato. Quando l’ho incontrato ho scoperto che è anche una persona molto simpatica. È stato molto bello vederli lavorare perché realmente la loro è una sorta di spettacolare performance. Perché mentre Karl Kopinski fa il disegno, poi No Curves mette lo scotch … perché queste strisce che vedete (ed indica il disegno tenuto in mano dal moderatore) è nastro adesivo colorato, e questo nastro adesivo colorato è anche sensibile alla luce producendo un effetto di lucentezza. Per cui se lo vedete al buio, risulta una cosa completamente diversa e conferisce all’immagine un incredibile senso di velocità (nel dire questo schiocca con la mano destra delle ritmiche pacche colpendosi la coscia della gamba destra per dare al pubblico il senso del ritmo e della velocità che dentro di lui viene prodotto dalla vista del lavoro realizzato dai due artisti). E questo senso di velocità, come di un motore pulsante che è costantemente in azione, è quello che volevo esattamente comunicare attraverso i miei libri.
Moderatore: Rivolgendomi ancora a Philip Reeve e volendo parlare di cinema, vorrei chiedere se per “Capolinea per le Stelle” è prevista già una qualche trasposizione cinematografica.
Philip Reeve: Sì c’è un’opzione sui diritti cinematografici di “Capolinea per le Stelle”. Credo anche che il regista che ha preso le redini della produzione del film abbia già in mano una sceneggiatura, che però non ho ancora visto, quindi non siamo in una fase avanzata del lavoro, ma vi posso dire che invece “Macchine Mortali“, l’altro mio romanzo meno recente, è in una fase avanzata di realizzazione perché se ne sta occupando come produttore Peter Jackson in Nuova Zelanda, e quindi credo che questo possa anche dare in qualche modo una spinta all’adattamento di quest’altro libro, ma onestamente sto trattenendo il fiato perché è una cosa molto lunga: ci sono voluti 10 anni per arrivare al punto in cui siamo ora con le “Macchine Mortali”.
Moderatore: Volevo invece chiedere a Tony DiTerlizzi, visto che abbiamo già parlato di “Capolinea per le Stelle” di Reeve, se lui vuole invece raccontarci qualcosa di questo suo manuale di cui non abbiamo ancora parlato (il moderatore dell’intervista tiene in mano il volume di Di Terlizzi intitolato “Realms – The Roleplaying Game Art of Tony DiTerlizzi”).
Tony DiTerlizzi: Prende il suo volume dalle mani del moderatore e un po’ teatralmente lo muove come una un oggetto contundente con cui percuotere il tavolino posto davanti a lui e dice che “Bhè, quello che innanzitutto posso dire è che è molto pesante” strappando alcune risate. Avendo preso questo spazio per rispondere alla domanda, il moderatore aggiunge: “Noto che c’è un nome piuttosto importante in copertina…” DiTerlizzi udito questo volge lo sguardo verso sinistra e fissa attonito il volto del moderatore lasciando effondere intorno a noi un silenzio di alcuni secondi che creano uno stato di crescente imbarazzo e quindi il moderatore, per spezzare l’incantesimo aggiunge: “… oltre al suo ovviamente!”
Tony DiTerlizzi allora torna a volgere lo sguardo sulla prima di copertina e avvicinando forzatamente il volume al volto, e con gli occhiali dalle lenti spesse che indossa, fissa curioso il nome proporzionalmente molto più piccolo rispetto al suo, posto sul bordo inferiore della copertina, e una volta visto tale nome reagisce, sorpreso e incredulo, come nel vederlo per la prima volta, poi distoglie lo sguardo dalla prima di copertina e girato il volume ne fissa la quarta di copertina dichiarando: “Oh! Ci sono molte firme importanti su questo volume … ” mentre sta facendo una lista dei nomi fra cui Neil Gaiman, una bambina si avvicina alla sua sinistra e gli porge un bicchiere d’acqua, lui allora si interrompe nell’elencare i nomi e bevuto un sorso d’acqua dal bicchiere lo restituisce alla bimba e ammiccando col pubblico in relazione all’intromissione dell’inusuale valletta dice: “My Boss” e tutti ridacchiano complici con l’autore. La bimba è infatti la piccola figlia che lo ha accompagnato in Italia in questo suo viaggio di lavoro. A quel punto riprende dicendo: “… e fra queste firme che vi ho elencato il mio nome è il meno importante di tutti, ma in realtà la Casa Editrice voleva fare un libro riassuntivo di tutta la mia produzione artistica e la mia risposta è stata “Uhm … forse quando avrò 70 anni … adesso non sono veramente pronto per questo. Quindi il risultato è esattamente questo libro. In questo libro ci sono alcune delle cose che sono state fatte per Dungeons & Dragons ed io ho cercato di rendere chiaro il modo in cui si collegano alle cose che io ho fatto per Spiderwick e per La Trilogia di WondLa . In realtà la prefazione di questo mio volume (e lo dice come per ritornare su una questione di cui si era scordato di accennare distratto da altre faccende) è stata scritta da Christopher Paolini, il cui nome è appunto qui sotto in copertina come lei ha notato” “… perché?!? ”
“Perché mi sono trovato molto tempo fa ad una Comicon a San Diego … ero lì per la promozione del film che è stato realizzato sul mio Spiderwick … ed ho visto Paolini che non era circondato come al solito da migliaia e migliaia di fan adoranti e quindi sono andato li da lui e mi sono presentato e lui non aveva la minima idea di chi fossi, però ad un certo punto ha visto qualcosa che avevo in mano e collegandolo col mio nome ha detto eccitato. Ah, ma io ho tutte le cose di Dungeons & Dragons! Non aveva la minima idea di Spiderwick e di tutte le altre cose che io avevo fatto però era un mio grande fan per le mie illustrazioni di Dungeons & Dragons. Quindi ho pensato … chi meglio di lui può scrivere un’introduzione a questo mio volume?!?”
DiTerlizzi domanda a quel punto al moderatore se Paolini fosse venuto qui a Lucca e il moderatore dichiara che ci venne nell’edizione di Lucca Comics & Games di 4 anni prima.
Christopher Paolini è uno scrittore americano con cittadinanza italiana che è noto per i suoi romanzi fantasy quali per esempio Eragon del 2002 da cui è stato tratto un film omonimo nel 2006. Vorrei parlarvi più approfonditamente in questo articolo per uBC di questo scrittore, ma stranamente mentre sto scrivendo il pezzo una bimba con un bicchiere d’acqua è apparsa alla mia sinistra ed io, in questa calura estiva di fine luglio 2017, ho sentito improvvisamente sete e me ne dimentico. La bimba scompare.
Riguardo a Philip Reeve e il suo romanzo “Capolinea per le Stelle” posso aggiungere che vi si parla di un mondo … anzi … un universo futuro in cui in seguito ad una guerra interplanetaria in tutto lo Spazio ci sono i relitti e detriti abbandonati di astronavi che hanno combattuto la guerra e per muoversi in questo universo si usa un treno interstellare che usa come tunnel, per spostarsi, i buchi neri. Ci ricorda un po’ il noto Galaxy Express 999 serie manga realizzata da Leiji Matsumoto, ma non mi azzardo a fare ulteriori parallelismi dato che ovviamente non ho letto il suo romanzo e probabilmente è per questo che lui non ha avuto l’idea di far scrivere a me la prefazione del suo volume, nonostante fossi assolutamente disponibile a scriverla e non fossi circondato da migliaia di fan, libertà che mi ha quindi consentito di stringere la mano ad entrambi gli autori a fine intervista e mangiucchiare insieme a loro dei piccoli panini imbottiti (offerti da Lucca Comics & Games), senza alcun reale impedimento.
Successivamente era possibile trovare Tony DiTerlizzi nell’area autori che disegnava una bellissima elfa traendo ispirazione da una giovane collaboratrice di Lucca Comics & Games 2016.
Ed ovviamente a fine intervista non sono mancati gli ormai classici selfie fra autori e giornalisti.