Peace, Love and be Nerd
Il tema scelto quest’anno, se ce ne fosse ancora bisogno, non lascia spazio a dubbi su cosa offre Torino Comics.
Una babele di colori sgargianti, cosplayer di ogni genere con una netta prevalenza Manga-style, outfit ricercati e ben riconoscibili ma, soprattutto, tanta allegria all’interno di un clima generale disteso e piacevole. Pubblico di ogni età con nettissima prevalenza di giovanissimi – avvistato anche un neonato di poche settimane! – desiderosi di immergersi in un magico mondo pop, chiassoso e festante, capace di farli sentire protagonisti e non semplicemente spettatori.
In questo senso la manifestazione ha nuovamente colpito nel segno, perché le possibilità di coinvolgimento del numeroso pubblico accorso alla tre giorni sono tante e variegate: dalle competizioni di karaoke ai workshop tematici, dai tornei sportivi alle sfide ai videogame, senza dimenticare i giochi di ruolo e quelli da tavolo in cui era sufficiente sedersi in uno degli spazi dedicati per sfidare amici o semplici sconosciuti.
I numeri dei visitatori registrati – circa 70.000 – testimoniano il fatto che la direzione seguìta dagli organizzatori è quella giusta, o meglio, è quella che va incontro ai desideri degli appassionati attenti alle tendenze più moderne del cosiddetto intrattenimento nerd.
Aggiustamenti progressivi
Chi continua ad aspettarsi il focus della manifestazione sul mondo comics, specie quello più classico, ancora non può dirsi completamente a casa: la manifestazione si chiama Torino Comics ma, negli ultimi anni, il fumetto è stato lasciato in secondo piano rispetto a tutto il resto che viene offerto.
Eppure quest’anno abbiamo notato una leggera inversione di tendenza.
Posizionata in una zona del Padiglione 2, l’area Comics&Artists ha comunque registrato un aumento delle presenze di autori e maggiore investimento in spazi e ospiti.
I tradizionali firmacopie organizzati dalle case editrici del settore non hanno di certo lasciato a bocca asciutta gli appassionati più tradizionali, grazie al coordinamento di Vittorio Pavesio, figura storica del fumetto torinese.
Nella nostra visita di sabato abbiamo potuto fare qualche acquisto mirato e scambiare due parole con alcuni sceneggiatori e disegnatori, sempre disponibili a confrontarsi con noi.
Folta la presenza allo stand della Cut-Up Publishing, con tanti nomi ben conosciuti dai lettori: Raffaele Della Monica, Stefano Fantelli, Luca Enoch, Marcello Mangiantini, Rodolfo Torti e Moreno Burattini.
Quest’ultimo ci ha concesso anche una breve chiacchierata, condita dalla solita verve e simpatia… ma – nonostante i nostri più o meno velati tentativi – non si è sbottonato sul nome del prossimo curatore zagoriano!
Impegnati in dediche e sketch o nella presentazione dei propri lavori, abbiamo avvistato Davide Barzi, Massimo Bonfatti, Clod, Antonio Lapone, Anna Lazzarini, Giulia Francesca Massaglia, Corrado Mastantuono e Alessandro Pastrovicchio.
Sempre disponibile Sergio Giardo, che ha confermato – dopo la breve parentesi su Tex Willer – di occuparsi alla Sergio Bonelli Editore esclusivamente di Nathan Never.
Il disegnatore di Torino, che ha portato al Comics due autoproduzioni di fantascienza, il fumetto BOB e la riedizione del romanzo di narrativa per ragazzi Roy Rocket, ci ha espresso il suo parere anche sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del fumetto (Giardo è stato uno dei primi ad essersi cimentato con le AI generative in Italia, con la realizzazione di una copertina variant per Nathan Never) e delle difficoltà attuali del fumetto popolare in Italia.
Preso letteralmente d’assalto lo stand Panini Comics, con lunghe code per avere una dedica o uno sketch da Silvia Ziche, Giorgio Cavazzano e Marco Gervasio e per fare shopping tra le tante pubblicazioni Disney.
Le più desiderate sono state senz’altro la variant di Topolino presentata per l’occasione, con la copertina speciale dedicata alla città di Torino a firma di Paolo Mottura, e la presentazione della nuova saga di Topolino Terravento, realizzata da Alex Bertani, Luca Barbieri e Mario Ferracina.
Folta presenza anche allo stand della Edizioni BD & J-POP Manga, ormai un riferimento per le pubblicazioni che giungono dall’oriente e che appassionano i giovanissimi (e non solo!). Da citare la lunga coda allo stand della casa editrice Jundo per avere una dedica di Jing Jian, l’autrice di Salt Friend. Particolarmente attivi e visibili nei loro allestimenti colorati anche gli stand di Tunué, di GigaCiao e della veterana del Torino Comics Tora Edizioni.
Volontà o caso?
Eppure resta il dubbio su quanto questo ritorno del fumetto e dei suoi professionisti ad una maggiore visibilità – in una manifestazione che si chiama Torino Comics – sia stato voluto da un’organizzazione comunque dimostratasi capace e attenta tanto agli aspetti pubblicistici quanto a quelli logistici (a partire dallo smistamento delle lunghe file all’ingresso fino alla gestione degli enormi spazi del Lingotto) e quanto sia stato invece frutto del fascino che un pubblico in perenne crescita esercita inevitabilmente su chi deve vendere per “portare il pane in tavola”.
Detto in altro modo, l’incremento di operatori del settore presenti è stato cercato attivamente dall’organizzazione o sono stati i numeri a far investire di più editori e autori su questa manifestazione?
Perché – sia detto senza intenzione di dileggiare – la gestione degli autori e degli editori di fumetto, nonostante gli spazi a disposizione, continua ad essere ben lontana dalle “Artist Alley” che fiere estere, anche con numeri inferiori a Torino Comics, allestiscono: assicurando ad ogni “fandom” dei veri e propri percorsi ininterrotti in cui ogni creativo, espositore ma anche richiamo per il pubblico, abbia spazi adeguati – superiori a due tavolini da pic-nic e due sedie – a mostrare la sua opera e gestire in maniera soddisfacente l’interazione con il pubblico.
Certo, per essere completamente onesti, è opportuno menzionare che molte – quasi tutte – queste fiere normalmente regolamentano l’accesso a questa esperienza più “avvolgente” e strutturata con tariffari separati, caricando parzialmente o totalmente i costi addizionali della gestione sul visitatore. Su questa opzione, da bravi italiani risparmiatori, siamo un po’ combattuti, ma da tempo nei vari fandom è aperto il dibattito su quale sia l’opzione migliore tra un’esperienza gratuita ma un po’ lasciata alla buona volontà e disponibilità ad investire degli espositori (che a volte scende al livello di “fiera di paese”) e la vendita di “pacchetti” allineati ad uno standard qualitativo e gestiti in collaborazione tra organizzazione e aderenti con la prima che, a fronte di introiti magari maggiori, diventa attiva ricercatrice e promotrice dei nuovi interessi e tendenze dei fandom – V-tuber, interpreti virtuali, panel in presenza o in differita – invece di dare l’impressione di “giocare sul sicuro” con eventi sempre identici, dalla gara di cosplay agli immancabili concerti di Giorgio Vanni e Cristina d’Avena.
Nel suo voler essere una fiera della Cultura Pop tutta, Torino Comics avrà l’ambizione e la volontà di promuovere ogni fandom, non solo quello fumettistico, ad un livello “internazionale”?