“Ligne de fuite”
di Robert Cullen

La nascita di un autore, attraverso tre storie brevi in bilico tra fantastico e dolore quotidiano

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Di Robert Cullen, regista premiato nel 2021 con il Murakami Award for Oustanding Achievement in Animation, abbiamo visto – noi o membri della nostra famiglia – film e serie d’animazione di cui non sapevamo fosse l’autore (Transformers, Mio Mini Pony). Ligne de fuite (“Linea di fuga”, non tradotto in Italia) è il suo primo fumetto, una raccolta di tre racconti brevi: una giovane provinciale che a Londra, per sopravvivere, accompagna sulla scena un mago bonaccione le cui assistenti letteralmente spariscono davanti a un auditorio maschile e misogino; una vita osservata a distanza per lenire l’impossibile, la morte della figlia neppure adolescente; e la ricerca di una voce come ricerca del perdono.

Se il tratto – una linea chiara “americana” nel solco di R. Kikuo Johnson e Adrian Tomine – deriva, nella morbidezza della pennellata (sebbene digitale) nonché nella scelta dinamica delle inquadrature, dall’esperienza cinematografica, è nell’approccio narrativo che Cullen si distingue e dà prova di una maturità sorprendente. In una lettura fluida e solo apparentemente univoca, l’autore stratifica punti di vista molteplici e diversi, come Sclavi sapeva fare con Dylan Dog e come altri non sono riusciti a ottenere al di là di una doppia prospettiva sovente definita (e limitata) dall’azione e dal suo simbolismo.

L’apice – anche grafico, grazie all’espediente cromatico che visualizza il suono della voce – è raggiunto in Sirene, ove si incrociano presente e passato del protagonista e dei comprimari senza che la loro risoluzione conforti il futuro.

È un privilegio assistere alla nascita di un autore, le cui storie a venire sono già annunciate in Rete.

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