Jean Giraud, noto anche come Moebius, è uno dei più influenti autori di fumetti e illustratori del XX secolo.
Le sue storie brevi riflettono una vasta gamma di temi e stili, catturati da un profondo simbolismo, un’immaginazione visionaria e un approccio sperimentale alla narrazione. In questo approfondimento, mi soffermo sulle sue storie brevi che sono un viaggio immaginativo in mondi alternativi, ma anche un’esplorazione filosofica e spirituale del mondo interiore.
Il suo stile visivo così distintivo e il suo approccio sperimentale alla narrazione fanno di lui un artista senza tempo, capace di ispirare generazioni di artisti. Ogni storia breve di Moebius non è solo un frammento di un universo più vasto, ma un’opera d’arte in sé, che continua a risuonare e a sfidare i lettori.
Le storie di Moebius, come quelle contenute nelle raccolte Arzach e Le vacanze del Maggiore o in vari numeri di Métal Hurlant, si distinguono per il loro carattere onirico e surreale. L’universo narrativo di Moebius è spesso popolato da paesaggi desertici, città ultraterrene e creature fantastiche. Queste ambientazioni non sono solo visivamente spettacolari, ma rappresentano anche una metafora delle ansie e delle alienazioni dell’epoca contemporanea. La fantascienza diventa, nelle mani di Moebius, uno strumento per esplorare concetti più ampi come la solitudine, l’identità e il desiderio di trascendere i confini fisici e mentali.
Moebius spesso rinuncia alla narrazione tradizionale, utilizzando il minimalismo nella trama e nei dialoghi per lasciare spazio all’interpretazione. In Arzach, ad esempio, la mancanza di dialoghi e la presenza di una narrazione frammentata rendono la storia aperta, permettendo ai lettori di proiettare il loro significato sulla trama. Questo approccio accentua il potere evocativo delle immagini, in cui l’atmosfera e le emozioni vengono trasmesse attraverso dettagli visivi e simbolici.
I protagonisti delle storie brevi di Moebius spesso incarnano archetipi, come il viaggiatore solitario, l’eroe silenzioso o il saggio enigmatico. Questi personaggi non sono definiti da complesse psicologie, ma da un profondo simbolismo.
Ad esempio, sempre in Arzach, il protagonista è un cavaliere senza nome che cavalca un grande pterodattilo attraverso paesaggi desolati. Questo eroe misterioso può essere visto come un avatar della libertà, dell’esplorazione e della ricerca di significato in un mondo caotico.
Uno dei temi ricorrenti nelle storie di Moebius è la ricerca di una forma di trascendenza spirituale. In racconti come Il garage ermetico, i personaggi si trovano spesso a confrontarsi con dimensioni parallele, stati di coscienza alterati e poteri sovrumani. Questo riflette l’interesse di Moebius per le filosofie mistiche e il desiderio di esplorare la natura della realtà e dell’esistenza. Le sue storie sono spesso allegorie del viaggio interiore dell’essere umano verso una più profonda comprensione di sé e del mondo.

Le tavole di Moebius sono un elemento centrale della sua narratologia. I disegni sono noti per la loro precisione, per la ricchezza di dettagli e la complessità visiva. Spesso usa una linea sottile e pulita, con un tratto fluido che conferisce alle sue storie un senso di leggerezza e spaziosità: questa estetica si sposa perfettamente con i temi di esplorazione e scoperta presenti nei suoi racconti, immergendo il lettore in un mondo che è sia familiare che alieno.
Molte delle storie brevi di Moebius giocano con la nozione di tempo e spazio, creando narrazioni non lineari o ambientazioni dove le leggi della fisica sembrano essere sospese. Questo uso innovativo del tempo e dello spazio serve a creare un’esperienza di lettura immersiva e a sfidare la percezione convenzionale della realtà.
Nella storia La deviazione, pubblicata sulla rivista Métal Hurlant, Moebius esplora un viaggio psichedelico che porta il protagonista a confrontarsi con l’ignoto, in una sequenza onirica dove il tempo sembra frammentarsi e dissolversi.
Nel n.1 di Métal Hurlant Extra “Speciale Hollywood” compare una sua storia dal titolo Variazione n.4070 sul tema, un breve racconto di 4 tavole in cui l’autore francese imprime l’essenza del suo dissenso all’uso delle armi atomiche.
Ktulu, presente nel n.2 di Métal Extra “Speciale Rock 1”, è allo stesso tempo un omaggio a H. P. Lovecraft e un chiaro disprezzo nei confronti degli uomini di potere, di quei Presidenti che non hanno ragione di esistere.
In Italia, i suoi short novel sono apparsi anche su L’almanacco 1978 di Linus, dove troviamo tre opere brevi, dislocate con equilibrio all’interno del volume e che costituiscono, anch’esse, una pura espressione della visionarietà di Moebius.
Absoluten calfeutrail è letteralmente una “caduta” visiva a tutti gli effetti, che fin dalla prima tavola ti prende e ti accompagna nella folle discesa negli inferi con il fiato sospeso. Qui il tratto è estremamente puntiglioso e schematico, al punto da rendere l’effetto di nausea quasi reale.
L’homme est-il bon? è così diversa dalle altre come storia che non pare essere dello stesso autore. Qui, gli stilemi grafici sembrano andare oltre la dettagliata e sinfonica melodia del disegno per attraversare le porte dello spazio e atterrare in un pianeta a noi sconosciuto. Una piccola storia “splatter”, oserei dire, con personaggi informi e grezzi (anche nel colore dei disegni) che non ti aspetteresti da Moebius, soprattutto dopo aver visto tavole come quella sopra citata di Arzach.
E poi c’è quest’altro short novel, di sole due pagine, Split – Il piccolo pioniere dello spazio che delinea la raffinatezza del tratto, con linee pulite, morbide, senza l’ausilio di ombre o colore, per raccontarci una storia ai limiti dell’umano vivere. Un robot che scatena la sua ira nei confronti del suo creatore. Sembrerebbe quasi una schematizzazione moderna del Pinocchio di Collodi.
Se c’è un filo conduttore che esplode nella poliedricità di Moebius, questo sicuramente sta nella visione fantascientifica dei temi trattati, che siano scritti o disegnati. È per questo fattore di singolarità che Moebius ha attinto ad una vasta gamma di influenze culturali e artistiche, tra cui la filosofia orientale, la letteratura classica, la psichedelia degli anni ’60 e ’70, nonché i movimenti artistici surrealisti e simbolisti. Questi elementi convergono nelle sue storie brevi per creare un’opera unica, che non solo racconta una storia, ma invita il lettore a riflettere su domande più ampie, come la natura dell’universo, la coscienza e l’arte stessa.
Soffermarsi su tutte le storie brevi di Moebius diventerebbe un lavoro certosino e di approfondimento saggistico che per il momento non esploreremo, se non per queste righe scritte che già possono dare uno spunto per chi fosse interessato ad indagare l’universo “folle e magico” di Jean Giraud.
Si evince, guardando le immagini delle tavole a corredo di questo articolo, come ci sia una grande diversità nel tratto e nella forma del suo disegno e nell’uso del colore, una contaminazione così forte che alle volte – se non si hanno in mente i suoi lavori – tali tavole sembrano realizzate da autori differenti.
…e ancora, se le mie parole non vi dovessero bastare, vi consiglio questo video di Igort, L’universo visionario di Moebius, che ne analizza – sapientemente – il percorso artistico anche nelle sue storie lunghe, nella sua vasta creatività e nella possibilità di crearsi un mondo personale acuto ed inclusivo.
Leggere Moebius, ieri come oggi, significa viaggiare per mondi possibili…