6/10
Non è la prima opera che leggo scritta da Massimo Rosi o disegnata da Lorenzo Re: entrambi sono autori che, almeno nel nostrano panorama fumettistico, hanno un buon bagaglio esperienziale con il fumetto – il primo con la scrittura, il secondo con i disegni. Luca Panciroli, invece, mi è nuovo come disegnatore.
Ma andiamo con ordine… Dark Frontier racconta di una nazione, gli States, che sono diventati una grande frontiera sorta dalle ceneri per difendersi dagli invasori. In parole povere, nulla esce e nulla entra.
In questa grande muraglia tutto diventa presto consumabile, prezioso, ambizioso e, nel giro di pochi anni, lo scenario diventa post-apocalittico.
Dark Frontier (questa versione che recensisco è la Omnibus) è un fumetto edito da Leviathan Labs con forti richiami ai comics statunitensi, tanto che il fumetto uscì negli USA per Caliber comics.
Opera di genere, che solitamente apprezzo molto, ma non in questo caso. Il post-apocalittico è per sua “natura” affascinante ed esplorativo, soprattutto se la sua visione è di quelle che si nutrono di atmosfere desertiche, distruttrici e consapevolmente “sporche”. Questo di cui vi parlo, invece, mi ha lasciato qualche perplessità, quel vuoto che non è riuscito a colmare la mia sete di post-atomico per intenderci.
Forse, più che nella scrittura, questa mancanza l’ho percepita nell’apparato grafico dei due disegnatori (prima parte concepita da Panciroli, l’altra da Re).
C’è anche da dire che questa versione Omnibus è in b/n, mentre la prima versione suddivisa a capitoli era a colori. Questo b/n non emerge, neanche grazie ai mezzitoni di Pamela Poggiali che, comunque, fa un bel lavoro.
Amo il b/n, ma visionando sul web alcune tavole della precedente versione a colori, in confronto a questa, non c’è paragone: le atmosfere emergono di più, i personaggi e le azioni sono rese al meglio della loro profondità.
Sia chiaro: se amate il genere, il fumetto si lascia leggere. Sicuramente entrerete in rotta di collisione con le varie storie che lo costituiscono, storie che sono figlie della stessa narrazione, solamente suddivise in capitoli.
Dark Frontier poteva essere qualcosa di più, ma è rimasto nella normalità. Peccato! Molto probabilmente, leggere la versione Omnibus a colori sarebbe stata un’esperienza differente.
VOTO
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