Per anni, il “nostro” Cristian Di Clemente (da non confondersi con l’omonimo autore di fumetti per Tunué e altre case editrici) si è occupato di Zagor sulle pagine di uBC non soltanto con le recensioni degli albi da poco usciti in edicola, ma anche – e soprattutto – con articoli di approfondimento sempre interessanti: soprattutto mi piace ricordare un suo articolo suddiviso in più puntate, in cui ha riassunto con grande accuratezza e passione tutte le trame della produzione post-nolittiana, centuria dopo centuria. Inoltre si è cimentato in un altro fondamentale articolo a puntate, in cui ha elencato le 30 storie essenziali di Zagor per chi non conoscesse il personaggio, di fatto stilando una classifica ragionata… molto interessante ma, appunto, ragionata. Gli ho quindi chiesto se gli facesse piacere darci i suoi voti da appassionato e non da critico, e questa è stata la sua risposta.
“Ringrazio l’amico Marco Gremignai per avermi invitato a partecipare a questo sondaggio, dandomi la possibilità di esprimermi “di pancia” sulle storie di Zagor che preferisco, dopo che in passato avevo ragionato (come ricordava) sulla selezione di un numero contenuto di episodi essenziali che consentissero ad un neofita di farsi la più vasta cultura zagoriana possibile, anteponendo necessariamente la logica al mio cuore.
Premetto che ho iniziato a leggere Zagor regolarmente dal 1987, quando avevo 12 anni e con tutti gli arretrati già a disposizione grazie a mio fratello, che mi trasmise la sua passione per lo Spirito con la Scure. Per ragioni di età non ho pertanto vissuto in diretta la Golden Age di Guido Nolitta e, poiché i ricordi dei miei primi anni con il personaggio sono stati il mio “imprinting”, nella mia “5+5” le storie del creatore di Zagor (un punto di riferimento comunque imprescindibile) saranno “soltanto” la metà dei titoli. Per lo stesso motivo non indicherò episodi successivi al 1994, sebbene non siano mancate storie eccellenti in tempi più recenti.”
Queste sono le 5 storie zagoriane preferite da Cristian.
Oceano (albi 95-99), di Nolitta & Ferri
La marcia della disperazione (albi 112-116), di Nolitta & Ferri/Bignotti
Chiedo venia per l’esposizione irrituale che le accorpa, ma queste due storie resteranno per me le più belle Avventure (con la A maiuscola) mai scritte per Zagor, esattamente a pari merito. Due capolavori appassionanti, con la prima che rappresenta, semplicemente, la migliore storia di Zagor lontano da Darkwood, nel corso delle sue ricorrenti trasferte, mentre la seconda è la migliore storia di Zagor nella sua Darkwood, nel pieno svolgimento della missione di pacificazione tra bianchi e pellerossa a cui ha dedicato la vita.
Due storie fluviali, epiche, autentici romanzi disegnati nonché perfetti manuali di scrittura nolittiana, quella magia irripetibile rimpianta ancora oggi dai lettori storici e pietra di paragone per chiunque si sia cimentato a scrivere Zagor negli ultimi quarant’anni. Una magia fatta di lunghe introduzioni prima di entrare nel cuore della vicenda e della capacità di creare un senso del luogo (la vita quotidiana nella palude e il viaggio verso la Radura delle Voci piuttosto che le disavventure di Cico ad Haiti e il ritrovarsi con la ciurma di Fishleg), di pagine e pagine di dialoghi appassionanti che caratterizzano i personaggi (complessi e tutt’altro che manichei), di meraviglia (la discesa negli abissi) e terrore (le formiche rosse) suscitati, di un utilizzo delle didascalie per enfatizzare i momenti narrativamente più intensi (il duello con Capitan Serpente piuttosto che la marcia dei disperati). E poi tematiche, situazioni ed emozioni forti affidate ai lettori tramite il semplice svolgersi degli eventi: l’arroganza degli aristocratici europei di fronte ai pellerossa, il rispetto che Winter Snake riserva al nemico Zagor che si è consegnato a lui, i tragici epiloghi del violinista Klein e dei due marinai senza nome, l’importanza dei sogni da inseguire per Digging Bill, le ossessioni dell’animo umano (gli squali per Hammad, il tesoro per Capitan Serpente). Sopra tutti e tutto, l’eroismo e la generosità di Zagor, qui ai suoi vertici.
Cico sceriffo (albo Speciale Cico 4), di Nolitta & Ferri
Non c’è Zagor senza Cico, un pasticcione campione di ingenuità, grande considerazione di sé, generosità ma anche ingegnosità. Perché se è lampante la sua tendenza a cacciarsi nei guai a causa della sua implacabile fame, è anche innegabile la sua grande capacità di cavarsela in ogni situazione, anche da protagonista solitario. Gli albi speciali dedicati al pancione messicano rappresentavano tuttavia un motivo di frustrazione durante i miei primi anni zagoriani, poiché nella neonata rubrica postale della serie regolare Sergio Bonelli, in risposta alle pressanti richieste dei lettori, affermava spesso che gli sarebbe piaciuto scriverne ancora, ma che non ne trovava mai il tempo. Il mio preferito, di quegli speciali estivi provenienti da un passato che non vissi da lettore era senz’altro Cico sceriffo, che trovavo esilarante per le irresistibili trovate di Nolitta e l’insospettabile vena comica dei disegni di Ferri. Meravigliosa la sequenza iniziale, con Zagor che per una volta ammette di essere stanco e di non vedere l’ora di riposarsi, ma che è costretto ad impegnarsi seriamente per non soccombere a una serie di trappole mortali che Cico ha sparso nella palude, e che poi sfoga ai danni del messicano il nervosismo accumulato, in una vignetta in cui la capanna sembra “esplodere” di botte come nei film di Bud Spencer. E poi, nel racconto in flashback delle avventure dello sceriffo “Carambita Cico”: la lavagna con il contatore dei predecessori caduti in servizio, l’onnipresente oste-sindaco, la pistola scivolosa, “il pane dei bambini poveri e gracili”, il super-raffreddore-lampo, l’errore aritmetico anziché giudiziario, “Norfolk! Boston!”
Acqua di fuoco (albi 255-258), di Toninelli & Ferri
Pochi mesi prima di iniziare a leggere con regolarità gli inediti dello Spirito con la Scure (per la precisione, dal n.260 Zagor l’implacabile), questa avventura del 1986 fu la prima che “sfogliai in diretta”, abbastanza da comprenderne la trama (anche senza leggerla in toto) e da restare in febbrile attesa degli sviluppi del mese successivo. Merito dei disegni del grande Ferri (il nome dello sceneggiatore quella volta non era riportato) e del Pequot, che fu il primo avversario di Zagor di un certo spessore di cui lessi le gesta: temibile, infido, capace di sconfiggere il nostro in duello (seppure con l’inganno) e orchestratore di una “tempesta perfetta” di minacce (mercanti di whisky e di armi, aspiranti ereditieri, indiani in rivolta), aggravate ulteriormente dall’immancabile ufficiale dell’esercito ottuso e ambizioso. Sono rimasto molto legato a questa storia anche in séguito, poiché ha uno stile di scrittura rispettoso dei ritmi nolittiani e si fregia di autentiche chicche: la gag della “Belva di Guadalajara”; l’eccellente ripescaggio e crescita di un comprimario dimenticato come “Cucciolo”; il sacro sdegno di Zagor nei confronti degli avidi nipoti del suo “padre” adottivo Fitzy; il colpo di scena dell’apparizione del Pequot al raduno dei capi; l’anziano ed invalido pellerossa Shonta Quassan, “Colui-che-doveva-morire”, che compare solo per un pugno di pagine, ma molto incisive. Toninelli è stato un autore non esente da pecche narrative nel suo decennio all’opera con Zagor, ma l’ho rivalutato nel tempo: sono sue, probabilmente, le didascalie più poetiche mai viste sulla serie.
Incubi (albi 275-280), di Sclavi & Ferri
I miei primi anni di lettore degli inediti di Zagor non li vissi tuttavia in uno stato di esaltazione. Non potevo fare a meno di notare quanto le nuove avventure “volassero basso” rispetto all’epoca nolittiana: storie che facevano fatica ad andare oltre le 200 tavole, assenza di comprimari e avversari storici, ripetitività delle tematiche… Nel 1988 l’apocalittica saga di Sclavi dedicata al più grande nemico di Zagor, di oltre 500 pagine, fu pertanto un evento, il primo “kolossal” della serie che ho seguìto mese dopo mese. Un’attesa così spasmodica per la puntata successiva probabilmente non l’ho più vissuta, anche se ricordo che all’epoca fui piuttosto seccato dalla lunghissima attesa per veder ricomparire Hellingen (ben oltre la metà della storia) e per le poche pagine in cui era presente (che contai!). L’episodio mi parve “strano” ma nel complesso mi piacque sin da quella volta. Mi mancava ancora una cultura fumettistica di base che mi permettesse di cogliere l’influenza delle nuove tendenze “iconoclastiche” dei fumetti d’oltreoceano (esaltate da opere coeve come Watchmen e Il ritorno del Cavaliere Oscuro) e di comprendere che avevo letto una storia dai contenuti irripetibili. Un capolavoro assoluto, che trascende il suo stesso rappresentare il ritorno della nemesi di Zagor e che per la prima ed unica volta mette lo Spirito con la Scure di fronte alla più drammatica delle scelte ed alla consapevolezza che la sua missione di pacificazione è destinata al fallimento. Tante le sequenze memorabili, prima tra tutte quella in cui Zagor comprende la vera identità di Kiki.
“Questi sono i miei primi cinque titoli, ma approfitto ben volentieri dell’opportunità di indicare altre cinque storie meritevoli senza spiegazione ed allargare così la platea degli episodi che sono rimasti nel mio cuore. In ordine cronologico: due capisaldi dei filoni di storie dal finale amaro e di quelle del genere fantastico-esotico (e qui il riferimento non può che essere ancora Nolitta), un’altra delle primissime storie di Zagor lette mese dopo mese che mi piacque e scosse davvero tanto e infine due episodi della prima metà degli anni Novanta in cui si respirava l’esaltante aria del promesso rilancio della serie.”
La rabbia degli Osages (albi 119-122), di Nolitta & Donatelli
Tigre! (albi 136-138), di Nolitta & Ferri
La notte del diluvio (albi 263-265), di Capone & Ferri
L’uomo con il fucile (albi 336-338), di Burattini & Ferri
Passaggio a Nord-Ovest (albi 345-348), di Boselli & Marcello
Riepiloghiamo quindi la Top 5+5 di Cristian:
Oceano
La marcia della disperazione
Cico sceriffo
Acqua di fuoco
Incubi
La rabbia degli Osages
Tigre!
La notte del diluvio
L’uomo con il fucile
Passaggio a Nord-Ovest
Come diceva Cristian all’inizio, metà storie di Nolitta e l’altra metà suddivisa tra cinque dei suoi successori, tra cui segnaliamo l’esordio nella nostra classifica di Marcello Toninelli (a lungo autore principale della testata); per i disegni, invece, si registra – tanto per NON cambiare – il consueto monopolio quasi completo di Ferri.
Ed ecco la QUATTORDICESIMA classifica parziale, con un trio appaiato al primo posto e Oceano appena un punto sotto:
(ricordo che, a parità di punti, viene indicata per prima la storia più “vecchia”)
11 punti:
Zagor contro il vampiro
Odissea americana
La marcia della disperazione ˄
10 punti:
Oceano ˄
8 punti:
Kandrax il mago
7 punti:
La rabbia degli Osages ˄
6 punti:
Zagor racconta…
Zagor contro Supermike
Tigre! ˄
Terrore dal sesto pianeta
Passaggio a Nord-Ovest ˄
5 punti:
Libertà o morte
4 punti:
Ora Zero!
Il ritorno del vampiro
Incubi ˄
2 punti:
L’avvoltoio
La casa del terrore
Acque misteriose
L’ultimo vikingo
L’abbazia del mistero
L’uomo con il fucile ˄
La palude dei forzati
Zagor. Le origini
1 punto:
altre 33 storie
————————
ZAGOR TOP 5 – tutti gli articoli