Zagor dopo Nolitta (dal n.183 al n.300)

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Premessa

Qualche tempo fa mi sono divertito a selezionare le storie essenziali di Zagor per neofiti della serie e senza spoiler che rovinassero il piacere della prima lettura. Questi nuovi articoli sono invece rivolti agli ex-lettori dello Spirito con la Scure, quelli che ancora oggi ricordano con nostalgia la fase “classica” della serie, firmata dal creatore letterario Guido Nolitta, ma che si sono in seguito allontanati dalla stessa.
Per molti nostalgici, specie se non più giovanissimi, la testata è infatti virtualmente “terminata” con l’ultimo albo nolittiano, il n.182 “Magia senza tempo”, uscito nel settembre 1980. Una conclusione che, seppure testimoni l’affetto e l’amore per un periodo di storie “leggendario” del personaggio, è ingenerosa, considerato che tutto quello che è stato pubblicato nei decenni successivi (seppure tra alti e bassi) è quantitativamente molto più ampio degli episodi nolittiani.
Per soddisfare le curiosità degli ex-lettori su quello che è accaduto dopo che hanno deciso di lasciare la serie, ho pensato a questi articoli con cui, “investendo” un tempo ragionevole con le abitudini del web e con pochi click tra una puntata e quella successiva, potranno fare una full immersion negli avvenimenti della serie regolare dal n.183 in poi, a blocchi di 100 albi alla volta (con un’eccezione per “arrotondare” il primo pezzo). Le storie fuoriserie saranno inserite rispettando la cronologia di pubblicazione ma, data la loro crescita esponenziale nel tempo, a partire dalla quinta centuria di esse sarà fatta una scrematura limitata a sedici racconti inediti distribuiti in edicola, vale a dire una media di due extra per ciascun anno che compone un ciclo centenario della serie regolare. Per mantenere l’esposizione snella, ci si limiterà ai fatti narrati, senza esprimere giudizi o analisi sui singoli episodi, sullo stile degli autori o sulle loro fonti di ispirazione. Non si esagererà con i dettagli delle trame ma, naturalmente, chi non volesse spoiler è meglio che non prosegua oltre. Per tutti gli altri, invece, buona lettura.
Ultima precisazione: i numeri della serie regolare citati NON sono quelli che troverete sulla costa degli albi (che si riferiscono alla collana Zenith, più alti di 51 rispetto a quanto indicato di seguito), ma quelli ufficiali della testata, come risultano dall’elenco arretrati.

The Day After

Nell’ottobre 1980, quando esce il n.183, i lettori non sanno ancora che l’era nolittiana di Zagor è terminata. Dopo la “Golden Age”, la storica sequenza di albi dal n.85 al 138, universalmente riconosciuta dagli appassionati come la fase più splendente della serie, le storie del papà dello Spirito con la Scure si erano già diradate ed altri scrittori si erano affacciati al personaggio, anche se la loro identità era sconosciuta, dal momento che in quei casi il nome dell’autore dei testi non era riportato. E fino all’estate 1983 ogni anno è uscito uno speciale di Cico firmato da Nolitta, mentre il n.200, nella prima edizione, era stato attribuito a lui anziché al suo vero autore, probabilmente per rassicurare i lettori sulla sua presenza. La consapevolezza che un’era è ormai alle spalle si svilupperà con il passare del tempo, e il desiderio di rivedere il papà di Zagor ai testi resterà un sogno irrealizzabile.
Nella prima storia pubblicata nella fase post-nolittiana (n.183-184, di Pezzin e Gamba) tornano i saltimbanchi ed attori Sullivan, in un periodo difficile per la loro attività teatrale. Zagor li aiuta a rimettersi in piedi finanziariamente con le scommesse sugli incontri di Boxe, sconfiggendo il campione Rocky Thorpe sul ring. In seguito il gruppo si scontra con la bieca organizzazione del manager di Thorpe: tutto si risolve in una mega rissa, in cui i buoni vincono grazie anche all’aiuto dello stesso Thorpe, che a fine episodio si unisce ai Sullivan.

A tutto Sclavi

I mesi dell’immediato “dopo Nolitta” vedono in particolare spolvero Tiziano Sclavi. Il futuro creatore di Dylan Dog esordisce sulla serie, diventandone in un primo momento il principale autore per una ventina di numeri e in seguito (al fianco di Decio Canzio) il curatore.

Nel suo primo episodio (n.184-186, disegni di Donatelli), il folle Basileo, ex-archeologo, ha ricreato un angolo di antica Grecia negli Stati Uniti per trovare un nuovo Ercole, da sottoporre a una nuova versione delle “dodici fatiche”. Lo Spirito con la Scure, da lui sequestrato, supera le prime sei e poi decide di passare al contrattacco, sconfiggendo un ibrido genetico di cane a tre teste (ispirato al mitico Cerbero) e distruggendo il folle esperimento.

Nei n.186-189 (di Castelli e Ferri) torna per la prima volta il vampiro Bela Rakosi, insieme ai principali coprotagonisti del classico nolittiano (n.85-87): il dottor Metrevelic, esperto di creature misteriose destinato a diventare una figura ricorrente, sua figlia Aline, che il vampiro vuole rendere la propria sposa, e il marito di lei, Albert Parkman. Nell’episodio Rakosi assoggetta alla propria volontà l’intero villaggio di Bergville, ma i suoi piani vengono sventati da Zagor, che localizza la sua presenza grazie ad insospettabili doti da sensitivo di Cico (che in precedenza aveva involontariamente contribuito alla resurrezione del vampiro). Il colpo decisivo è tuttavia sferrato da Parkman.

Un cattivo nuovo di zecca (n.189-191, di Pezzin e Gamba), ugualmente capace di cancellare la volontà delle persone, è Hegen Von Axel, alchimista sfregiato che per ottenere l’immortalità costringe Zagor ad accompagnarlo in un luogo infernale, la “Valle degli Spiriti”, per recuperare un calice radioattivo che ha trasformato in mostri gli abitanti del luogo. Si tratta della terza ed ultima storia scritta da Pezzin.

Nei n.191-194 (di Sclavi e Donatelli) Darkwood è minacciata dai tagliatori di teste, che eliminano i pellerossa su ordine di Hakaram (sopravvissuto scalpato allo sterminio della propria famiglia). Nell’occasione esordisce Akenat, bellicoso capo dei Wyandot che, sulla falsariga del più celebre Winter Snake, il fiero avversario del classico “La marcia della disperazione” (n.112-116), è dapprima ostile a Zagor per poi diventare un suo alleato.

Nei n.194-196 (di Sclavi e Donatelli) si svolge la prima storia puramente fantasy della serie, ambientata nel mondo parallelo di Golnor, dove Zagor e Cico, al fianco di nuovi amici (il guerriero Galad, il mago Elchin e il “piccolo uomo” Panko), fronteggiano troll e orde di scheletri viventi agli ordini del Signore Nero e del mago cattivo Mord per contendersi il potentissimo “Libro del Tempo”. Nel corso dell’episodio Zagor addirittura muore trafitto da una spada, per poi tornare in vita grazie ai poteri di Elchin.

Successivamente Darkwood affronta un periodo di grave siccità, durante il quale entra in scena un atipico criminale dal costume variopinto, Thunderman, capace di scagliare folgori con le proprie mani a seguito di un incidente nel corso di un bizzarro esperimento meteorologico (n.196-198, di Sclavi e Gamba). Dopo questo episodio, Gamba si prende una pausa di cento albi esatti dai pennelli dello Spirito con la Scure.

In seguito Zagor rimane coinvolto nella lotta tra il guerriero Lupo Solitario, privo di legami con qualsiasi tribù, e il bianco malvagio che per avidità gli ha sterminato la famiglia: lo Spirito con la Scure convincerà il pellerossa a fidarsi della giustizia dei tribunali, per una volta con lieto fine (n.198-199, di Sclavi e Donatelli).

Il n.200 a colori (di Sclavi e Ferri) vede il ritorno del cercatesori Digging Bill, che trascina Zagor e Cico alla ricerca della “Discovery”, una nave inglese colma d’oro che, grazie al passaggio di una cometa, riemerge dal lago in cui era affondata, insieme ai morti viventi che un tempo ne costituivano l’equipaggio.

Il terzo ciclo centenario di Zagor si apre con Devil Mask (n.201-203, di Sclavi e Ferri), stregone e capo degli Huron che indossa una maschera demoniaca, intenzionato a portare la sua tribù in guerra contro i bianchi. Sconfitto da Zagor, scompare gettandosi in un fiume impetuoso da una rupe. Ben presto Devil Mask torna a minacciare Darkwood, ma in realtà si tratta di un suo parente che ne ha recuperato la maschera per impersonarlo.

Arriva Toninelli

Nel giugno 1982 esordisce ai testi Marcello Toninelli, che diventerà l’autore più prolifico della serie nei successivi undici anni.

Nella sua prima storia (n.203-205, illustrata da Bignotti) Cico, incredibilmente, abbandona Zagor e diventa complice di un fuorilegge. Alla fine si scopre che dietro questi fatti c’è un antico nemico, “Bimbo” Sullivan (assente dal n.34), che con una pozione aveva soggiogato la volontà del messicano per attirare in trappola lo Spirito con la Scure.

Nei n.205-209 (di Castelli e Donatelli) Zagor affronta la minaccia del “Tessitore”, un cospiratore che con una rete di sicari (tra cui i ninja) compie omicidi politici ed attentati negli Stati Uniti per destabilizzare l’ordine pubblico. Nel corso dell’episodio Zagor e Cico finiscono sotto copertura in un carcere di New York per entrare in contatto con i reclutatori dell’organizzazione del Tessitore, alla quale vengono ammessi dopo una difficile serie di prove. Poi, naturalmente, la smantellano, ma il Tessitore, il cui volto è ignoto, riesce a fuggire.

Successivamente un terremoto scuote Darkwood, aprendo una voragine da cui fuoriescono creature mostruose che rapiscono alcuni pellerossa (n.209-212, di Canzio e Donatelli). Per risolvere il problema, Zagor e Cico si inoltrano in un mondo sotterraneo spaventoso, con laghi infuocati, alberi viventi, ominidi con un occhio solo e un mostro con tre teste.

Nei n.212-214 (di Toninelli e Ferri) Zagor affronta una banda di fuorilegge, capeggiata dall’antico avversario One Eyed Jack (assente dal n.38), che ha rapito donne e bambini della tribù degli Abenaki per costringere i guerrieri a lavorare in una miniera d’oro. Nell’episodio Zagor salda il conto al suo nemico ma ne guadagna uno nuovo, l’infido e gelido Pequot. Una curiosità: la gag che apre la storia, con Icaro La Plume che sorvola e precipita sulla capanna di Darkwood insieme ai frati Serafino e Gelsomino (apparsi in precedenza nei soli n.27-28), è stata sceneggiata da Nolitta, come ha rivelato Toninelli nel suo libro “Zagor 1982-1993 – Un senese a Darkwood” (Cartoon Club Editore).

Nei n.215-217 (di Toninelli e Donatelli) Zagor sventa il piano di misteriosi speculatori terrieri ai cui ordini agiscono assassini professionisti che seminano la morte tra gli indiani di Darkwood (tra le loro vittime lo stregone Tawar, un vecchio amico che aveva avuto un ruolo importante anche nell’ultima storia di Nolitta), facendo ricadere la colpa dei delitti sullo Spirito con la Scure, per screditarlo prima di scatenare una guerra.

Un nuovo nemico, Colin Randal detto “Skull” (è dotato di due cervelli, che gli conferiscono straordinari poteri telepatici) è al centro dell’episodio successivo (n.217-219, di Toninelli e Bignotti). Con lo scopo di attirare il criminale in trappola in una miniera abbandonata, Zagor, Cico e il professor Blaine si fingono saltimbanchi per organizzare una spettacolare rapina ai danni della banca in cui Skull ha depositato il suo bottino.

Nei n.219-221 (di Toninelli e Donatelli) Zagor e Satko, l’avvocato dalla pelle rossa (al suo primo ritorno dal n.45), proteggono la foresta in cui vivono i Cherokee dal tedesco Wertmann, che ha assoldato dei boscaioli per raderla al suolo. L’affarista, in realtà, è inconsapevolmente la pedina di un piano orchestrato da Timber Bill, vecchio nemico di Zagor (n.14).

L’ultima storia di Sclavi pre-Dylan Dog ha per protagonista Paranormus, un sedicente profeta che con le sue previsioni di sventura incita indiani e bianchi a lasciare Darkwood, per consentire al suo mandante di impossessarsi delle loro terre (n.221-222). E’ anche l’ultima storia di Zagor illustrata da Segna.

Nei n.223-224 (di Toninelli e Bignotti), Cico è rapito per costringere Zagor a recarsi nella regione dei Grandi Laghi e partecipare ad un’insolita modalità per risolvere una disputa sui territori di caccia tra due tribù: una partita a Baggatiway, rude sport di squadra (ma una tribù intende approfittare dell’occasione per spazzare via un fortino di bianchi).

Nel viaggio di ritorno (n.224-226, di Toninelli e Donatelli) Zagor e Cico restano coinvolti nei piani di conquista di un redivivo nemico, Eskimo (n.78-79), diventato invulnerabile grazie alla misteriosa luminescenza di una grotta e con l’intenzione di riunire i pellerossa del nord per guidarli in guerra contro i bianchi. Zagor riesce a sconfiggerlo solo facendogli franare addosso mezza montagna.

Dal Super penitente all’addio di Bignotti

Per la sua ultima storia di Zagor, Castelli (n.226-229, disegni di Ferri) riporta in scena il nemico più irritante, Mike Gordon, in arte Supermike (n.122-125), diventato il “super penitente” per espiare le antiche malefatte. Supermike aiuta un riluttante Spirito con la Scure a svelare i misteri di un cantiere ferroviario e a ritrovare l’ingegnere Robson, vecchia conoscenza della serie, scomparso nel nulla insieme ad una locomotiva. Il segreto è in una miniera d’oro nelle viscere della terra, dove aguzzini mascherati hanno schiavizzato una tribù pellerossa e Robson. Risolta la questione, Supermike si dilegua accarezzando una nuova idea: diventare super ricco e super potente.

In seguito veniamo trascinati nel clima festoso dei “rendez-vous”, i raduni annuali dei trappers (n.229-231, di Toninelli e Ferri), dove Zagor ha il suo bel da fare per risolvere il mistero dietro alcuni delitti “firmati” con frecce il cui numero di piume, partendo da cinque, diminuisce di una alla volta, in un macabro conto alla rovescia.

Nei n.231-234 (di Toninelli e Donatelli), per saldare un debito di riconoscenza, Zagor accompagna un giovane nobile inglese, Lord Whyndam detto “Beau”, nel suo avventuroso e pericoloso viaggio per attraversare in cento giorni il continente americano dall’Atlantico al Pacifico, sul quale ha scommesso tutte le sue sostanze. Perderà la scommessa, ma ci guadagnerà una nuova vita con la tribù dei Mandan, una moglie (l’indiana Kee-Noah) e nuovi amici, come il massiccio trapper Bezukoff e naturalmente lo Spirito con la Scure e Cico.

Tocca poi a Daniele Nicolai esordire ai testi (n.234-235, disegni da Ferri), in una storia in cui l’infatuazione per Zagor da parte di Fiore Nascente, bella figlia del Sakem dei Seneca (per la cronaca, il nostro non si “approfitterà” della situazione), provoca la gelosia di un guerriero e diventa la miccia per una serie di delitti tra i pellerossa.

Nei n.236-237 (di Toninelli e Ferri) torna in scena Olaf Botegosky, il sosia malvagio di Zagor (n.5), che si sostituisce allo Spirito con la Scure per sottrarre ai Kiowa il “tesoro degli antichi custodi”, scatenando l’ira di Winter Snake contro il vero Zagor. Chiarito l’equivoco, Olaf è catturato e condotto in prigione.

Nei n.237-238 (di Toninelli e Donatelli) lo Spirito con la Scure è impegnato ad indagare sulle morti in circostanze misteriose che stanno colpendo una numerosa famiglia che vive in una capanna nella foresta, mentre nei n.238-239 (di Toninelli e Donatelli) torna lo scienziato Verybad, il cinico ma fondamentalmente buono “mad doctor” della serie, la cui ultima invenzione (bombe a gas che provocano la morte istantanea per asfissia) è sfruttata per scopi criminali da alcuni militari disertori.

Nei n.239-241 (di Toninelli e Donatelli) Zagor aiuta un amico a sfidare la “River Patrol”, un’organizzazione di feroci vigilantes che taglieggiano coloro che vogliono commerciare sul fiume, allestendo una spedizione per provocarne la reazione e smascherarne i metodi. Ci riuscirà con l’aiuto, a bordo, di un raffazzonato equipaggio e, a terra, dell’indiano Banack.

Nei n.241-243 (di Toninelli e Ferri) l’inseguimento per recuperare la rapina di una banca, della quale è ingiustamente sospettata una compagnia di guitti che ricordano molto i “Sullivan”, si trasforma in un viaggio nell’orrore, con Zagor e compagni (tra i quali spicca l’ambiguo pistolero Staggler) che attraversano la misteriosa regione chiamata “Terra-da-cui-non-si-torna”, popolata da creature mostruose come gigantesche rane carnivore e ricca di variegate ambientazioni primordiali.

Nei n.243-244 (di Toninelli e Donatelli) una tribù dimenticata riappare da un remoto passato, portando la morte a Darkwood e costringendo Zagor a scoprirne il luogo d’origine: una vera e propria città sotterranea.

Nei n.245-247 va in scena la prima storia (di due) firmata da Giorgio Pelizzari. Si tratta al tempo stesso dell’ultimo episodio illustrato dallo storico disegnatore Bignotti. Zagor è impegnato a smascherare l’identità del traditore dell’esercito che aiuta indiani ribelli a procurarsi armi. Lo Spirito con la Scure è aiutato dal sergente Cannon (una vecchia conoscenza risalente ai n.37-38) ma ostacolato da un ottuso tenente appena uscito da West Point, che tuttavia alla fine saprà rimediare ai propri errori.

Nuova linfa ai disegni: Pepe e Torricelli

Nel marzo 1986 inizia un principio di rinnovamento grafico della serie, resosi indispensabile per dare fiato ai veterani Ferri e Donatelli, unici disegnatori rimasti dopo le uscite di Segna, Gamba e Bignotti. È tempo per una nuova generazione di artisti, e Michele Pepe è il primo disegnatore a esordire su Zagor nell’era post-nolittiana.

Nei n.247-248 (di Toninelli e Pepe) lo Spirito con la Scure aiuta la tribù dei Susquehanna a fuggire dall’assedio dell’esercito americano, che ottusamente, a causa di un pasticcio burocratico, vorrebbe trasferirli in una zona inadatta ad ospitarli e diversa da quella concordata in precedenza. Lo scontro finale viene evitato solo all’ultimo momento.

Nei n.248-251 (di Nicolai e Ferri) ritorna Kandrax il Druido, per la prima volta dal classico nolittiano (n.129-133). La vicenda si svolge nei luoghi del primo scontro e con i medesimi comprimari (il bizzarro detective Bat Batterton, il pellerossa Musky-Han e, in ruolo defilato, l’archeologo Mc Leod e i Coleman) che, privati della loro volontà dal magico avversario, Zagor sarà costretto ad affrontare in combattimento nel castello celtico da cui Kandrax, con un proprio esercito, sta terrorizzando la vallata. Il Druido scompare polverizzandosi.

Nicolai chiude la sua esperienza zagoriana con la sua terza ed ultima avventura (n.251-253, disegni di Donatelli), che racconta la vendetta dell’elegante Robert Gray, geniale scienziato ed ex-militare, nei confronti dell’esercito che lo ha obbligato a dimettersi dopo un incidente in cui ha perso le mani, da lui rimpiazzate con avveniristiche e micidiali protesi.

Nell’episodio successivo (n.253-255, di Toninelli) esordisce ai pennelli Marco Torricelli: Zagor è costretto a intervenire per smantellare uno sperimentale corpo di “polizia indiana” creato dall’esercito per “combattere gli indiani con gli indiani”, dai metodi crudeli e che non esita a uccidere per punire crimini di poco conto.

Nei n.255-258 (di Toninelli e Ferri) Zagor si sottopone a un tour de force per fronteggiare una pluralità di minacce: trafficanti di alcool e armi, indiani in rivolta capeggiati dal Pequot al suo ritorno dai n.212-214 (che, con un trucco, in un primo momento sconfigge Zagor in duello di fronte ai capi indiani), l’arrogante tenente Offord e gli avidi eredi del notevole patrimonio di Wandering Fitzy (il trapper filosofo che ha cresciuto il futuro Zagor dopo la morte dei genitori). Da segnalare anche l’importante ruolo di Cucciolo (n.139), gigantesco tontolone e compagno di disavventure di Cico, e l’esordio del solitario Shonta Quassan, anziano pellerossa con una gamba sola.

Pelizzari termina la sua collaborazione con Zagor (n.258-260, illustrati da Donatelli) con una storia che vede un misterioso assassino seminare cadaveri per recuperare i frammenti di una mappa che rivela il nascondiglio di un carico d’oro rapinato da un gruppo di banditi.

Nei n.260-261 (di Toninelli e Pepe) Zagor, insieme a Beau Whyndam e Bezukoff (vedi n.231-234), è impegnato nella caccia al responsabile dell’epidemia di vaiolo che ha decimato i Mandan: il losco mercante “Muso di Rospo”, che ha venduto loro merci infette e che ora intende rifornire di armi gruppi di indiani ribelli, acquistate da un altro trafficante senza scrupoli, il nano “Jampot”. Muso di Rospo subirà beffardamente lo stesso destino delle sue vittime.

Nei n.261-263 (di Toninelli e Torricelli) Zagor, nel corso di una spedizione in luoghi selvaggi alla ricerca di un uomo scomparso vent’anni prima, affronta un nemico reso immortale da un sortilegio indiano grazie al quale una statua di pietra invecchia al suo posto. Nella vicenda esordisce la seconda metà dell’agenzia “Batterton & Batterton”: Bing, brontolone, cuoco sopraffino e più efficiente rispetto al cugino Bat, disastroso come sempre.

Dal n.263 compare negli albi il frontespizio di Ferri (realizzato sulla falsariga di quello storico firmato da Galleppini per Tex, con i quattro pard in pose separate) in cui, oltre a Zagor e Cico, compaiono Digging Bill e Bat Batterton. Inizia inoltre la rubrica postale “Postaaa!” firmata da Sergio Bonelli, che sancisce il primo dialogo “ufficiale” tra redazione e lettori. Le pagine a fumetti passano da 96 a 94.

L’episodio che inizia in quell’albo vede l’esordio ai testi di Ade Capone, che insieme a Ferri (n.263-265) mette Zagor alla ricerca di Walter Maddenbrook, ex-militare che in passato lo Spirito con la Scure aveva aiutato a riscattarsi da un’accusa di codardia (n.148-150). Le tracce portano a New Salem, una cittadina dall’aspetto seicentesco dove l’oscuro negromante Stephan celebra sacrifici umani per il demone Haggoth. In un primo momento Stephan sconfigge lo Spirito con la Scure, che tuttavia riuscirà a ribaltare la situazione grazie al determinante aiuto di Abraham Stoke, un cacciatore dei cultori del male.

Nei n.265-267 (di Toninelli e Donatelli) Cico viene rapito per costringere Zagor a introdursi nella Valle del Diavolo, un carcere a cielo aperto in una vastissima conca naturale stretta fra inaccessibili pareti di roccia, dove gli ergastolani sono abbandonati a loro stessi. Entro un mese Zagor deve ritrovare un detenuto, e la sua ricerca avviene tra i galeotti di un villaggio dominato da un despota, altri che vivono alla macchia sognando l’evasione e i “mangia cadaveri” che si sono insediati nelle viscere della montagna.

Nei n.268-269 (di Toninelli e Pepe), un episodio ambientato in nevose montagne, due banditi stringono un sodalizio con i guerrieri Kutenai guidati da Mano Nera per rapinare un carico d’oro trasportato dal treno dell’ingegnere Robson e distruggere il fortino dove era destinato. Da segnalare che, con il n.269, sugli albi viene finalmente indicato l’autore dei testi delle storie.

Successivamente Zagor si unisce a una spedizione, della quale fa parte anche Digging Bill, finalizzata alla ricerca del “Vello d’Oro” nella regione selvaggia d’America in cui si sarebbe in realtà svolta la leggenda di Giasone e gli Argonauti (n.269-271, di Toninelli e Donatelli). Incontreranno una pittoresca comunità di donne guerriere volanti e i misteriosi tungul, di aspetto asiatico, che vivono in una fertile vallata che è in realtà il cratere di un vulcano addormentato.

I n.271-273 (di Toninelli e Torricelli) vedono per la prima volta Ramath in azione al di fuori delle storie con il Capitano Fishleg. Il fachiro della Golden Baby chiede l’aiuto di Zagor per sconfiggere Krinhar, un monaco che in una fortezza impenetrabile sta per decifrare la tavola dei “sette poteri” e conquistare il potere assoluto. Nella missione Zagor affronta anche il temibile Yeti ed è aiutato da un’antica conoscenza, Tisko del “piccolo popolo” (n.10).

Nei n.273-275 (di Toninelli e Donatelli) Zagor è costretto a darsi alla macchia, braccato dalla pattuglia di uno sceriffo e da un Bounty killer (che è anche un suo vecchio amico), per discolparsi da un’accusa di omicidio in cui ogni apparenza è contro di lui. Dietro il complotto c’è la vendetta di “Jampot” (n.260-261), che però questa volta non porterà a casa la pelle.

Nel giugno 1988 inizia la prima collana fuoriserie di Zagor, gli “speciali” di 128 pagine con in allegato un libriccino tematico. Nello Speciale n.1 un misterioso nemico con il viso parzialmente mascherato fa rapire alcuni amici di Zagor (Guitar Jim e Tobia Sullivan) per attirare in trappola il nostro. Lo Spirito con la Scure, dopo avere indagato insieme agli altri due Sullivan e a Rocky Thorpe (n.183-184), si lascia catturare dal nemico, che si rivela essere il redivivo Butcher, sopravvissuto sfigurato all’esplosione del Destroyer (n.161-165), con il quale saranno saldati i conti in sospeso grazie al determinante aiuto di Satko.

L’evento zagoriano più importante del 1988 avviene tuttavia sulla serie regolare, con una storia così irripetibile per i canoni del personaggio da richiedere qualche parola in più per descriverne i contenuti.

L’apocalittico ritorno di Hellingen

L’estate e autunno del 1988 (n.275-280) sono all’insegna dell’ultima storia firmata da Sclavi per la serie regolare, che ancora oggi detiene il primato di lunghezza (513 pagine, disegnate da Ferri). Si tratta del primo ritorno di Hellingen, il più grande nemico di Zagor, dai tempi dell’ultima storia nolittiana (n.178-182), in cui lo scienziato pazzo era scomparso nel nulla dopo essere entrato in una cabina degli extraterrestri akkroniani, sul Monte Naatani. In realtà in questo episodio-fiume Hellingen, diventato potente ai limiti dell’onnipotenza, appare relativamente poco (in buona parte per raccontare le modalità del suo ritorno da un’astronave nello spazio profondo, salvo uscire bruscamente di scena crivellato di proiettili), ma c’è la sua mano in ogni situazione: dal vortice di follia in cui Zagor rischia di precipitare negli oltre tre albi che precedono la sua prima riapparizione, alla dissoluzione di tutta l’opera di pace dello Spirito con la Scure a Darkwood, con lo sterminio delle tribù indiane e la morte dei suoi amici (il colonnello Perry, Cico e il Barone La Plume), alla quale ha involontariamente contribuito lui stesso dopo avere rinnegato la propria razza ed avere distrutto Fort Pitt insieme agli ultimi guerrieri pellerossa. Con il suo mondo ormai scomparso, Zagor si suicida di fronte alla tomba di Hellingen sul monte Naatani, arrivando nelle verdi praterie davanti al Grande Spirito dei pellerossa in persona, Kiki Manito (al suo esordio nella serie e rappresentato come un ragazzino), che gli rivela una parte della verità: per mesi lui ha vissuto un’altra vita in una dimensione parallela da incubo, in cui Hellingen ha portato il suo nemico. Il sacrificio di Akoto (l’ultimo custode dei segreti del Monte Naatani, ragazzino nel n.182 e ora uomo) consente di riavvolgere il tempo a un momento prima del suicidio di Zagor. Lo Spirito con la Scure si ritrova così di fronte alla tomba di Hellingen, che vede uscire cadaverico dalla terra in cui era sepolto per uno scontro finale che diventa quello tra il Bene e il Male nel senso più ampio del termine. Lo Spirito con la Scure vince rivelando al nemico l’ultima verità, cioè che, anni prima, la cabina degli akkroniani lo aveva ucciso, e che quindi tutta la vicenda è stato l’incubo di un fantasma ossessionato dalla vendetta che non aveva voluto cedere alla morte. Hellingen comprende il suo peccato e rinnega il male, tornando nella sua astronave nello spazio (in realtà un tecnologico aldilà che Kiki Manito gli aveva materializzato per compassione), mentre Zagor torna nel suo vero mondo, dove ritrova i suoi amici.

La volata verso il n.300

Nei n.281-282 (di Toninelli e Donatelli) Zagor e Cico sono costretti da due evasi (tra cui lo spietato Jess) ad attraversare una vasta zona desertica per recuperare il bottino di una rapina compiuta anni prima. Sulle loro tracce ci sono un gruppo di cacciatori di taglie senza scrupoli e un vecchio complice di Jess, desideroso di vendetta. Lo scontro finale avviene in una ghost town.

Nei n.282-284 (di Toninelli e Pepe) Tonka, il capo dei Mohawk grande amico di Zagor, dopo essere stato morso da una mostruosa creatura (poi uccisa dallo Spirito con la Scure), inizia a trasformarsi periodicamente in quella stessa creatura e sempre più a lungo. L’unica possibilità per sciogliere la maledizione è recarsi da uno stregone eremita che vive in una lontana montagna prima che la sua trasformazione diventi definitiva, una lotta contro il tempo intrapresa da Zagor e Tonka e resa più complicata dalle metamorfosi del pellerossa.

Nei n.284-286 (di Toninelli e Donatelli) una catena di delitti e aggressioni trasformano Darkwood in una polveriera, con le tribù che si accusano a vicenda e l’esercito che minaccia di intervenire. Dietro tutto c’è il mercante O’Druff, che si rivela essere Offord (n.255-258), ex-ufficiale che vuole vendicarsi di Zagor (cui imputa la sua rimozione dall’esercito) distruggendo la sua opera di pace.

Nello Speciale n.2 (di Toninelli e Ferri) Zagor e Cico ritrovano Digging Bill e, per catturare i responsabili della morte di un anziano trapper, si inoltrano nel selvaggio territorio dei Wuwukam, una tribù che venera un gigantesco diamante di origine aliena, capace di leggere nell’animo delle persone e di punire avidi e malvagi.

Nei n.287-289 (di Toninelli e Pepe) Zagor, in occasione del grande raduno annuale delle sette tribù Cheyenne, è oggetto di una serie di attentati da parte del “Clan delle facce di legno”, un gruppo di indiani mascherati che si oppongono alla sua politica di pace e che hanno la loro base in una vecchia missione abbandonata.

Nei n.289-291 (di Capone e Ferri) un mostro alieno, capace di assumere le sembianze di ciò che più spaventa chi lo osserva, si risveglia dalla collina sacra in cui era stato confinato dalla tribù dei Corvi, profanata dai militari con la costruzione di un forte. Mentre le tensioni tra pellerossa e militari aumentano, si scatena l’orrore della creatura e Zagor, dopo aver rivissuto in un rituale indiano i momenti più tragici della propria vita, affronta uno dei duelli più intensi della sua carriera.

Nei n.291-293 (di Toninelli e Donatelli) la furia di Zagor si scatena contro il progetto “uomini rana” dell’esercito, volto a creare truppe anfibie, le cui cavie hanno perduto ogni traccia di umanità e sono sfuggite al controllo, seminando paura e morte nel territorio dei Seneca. Dietro l’esperimento c’è Verybad, per la prima volta pentito delle conseguenze delle proprie ricerche ma che è stato costretto a proseguire contro la propria volontà.

Nei n.294-296 (di Capone e Torricelli) un misterioso uomo mascherato, che sostiene di essere il leggendario eroe indiano Wahoomi, solleva in rivolta contro i bianchi le tribù pellerossa della regione del lago Erie. Prigioniero e fiaccato da alcune droghe, Zagor riuscirà comunque a sconfiggere l’avversario di fronte a tutte le tribù riunite. Il nemico si rivela essere Martin, il trapper di origine indiana che ha affiancato lo Spirito con la Scure per buona parte dell’episodio.

Nei n.296-297 (di Toninelli e Pepe) Zagor, nel suo scontro con predoni indiani e trafficanti di armi e whisky, è affiancato da un inconsueto compagno: l’anziano Braccio Forte, capo dei Cree che, per dimostrare ai giovani della sua tribù di essere ancora degno del comando, vuole vendicare da solo la morte di alcuni suoi guerrieri uccisi da Testa Rossa, solitario predone mezzosangue.

Nei n.298-299 (di Toninelli e Gamba) Zagor aiuta l’anziano Shonta Quassan (n.255-258) a riprendere il comando della propria tribù che gli spetta di diritto, sottraendolo a un capo in combutta con i trafficanti di alcool, il cui consumo ha abbruttito i guerrieri. I nostri sono affiancati da “Evil Eye”, pittore iettatore sulla falsariga dei bizzarri comprimari nolittiani: non è più tornato nella serie, ma nella sua unica apparizione ha avuto l’onere ed onore di impersonare Zagor in una lunga sequenza per ingannare gli avversari. Il ritorno ai disegni di Gamba dopo una lunga assenza coincide con quello degli speciali di Cico, interrotti dal 1983: illustrerà tutti i nuovi 22 albi, pubblicati tra il 1990 e il 2007.

Nello Speciale n.3 (di Toninelli e Ferri) la nuova invenzione volante del Barone La Plume lo conduce, insieme a Zagor e Cico, in una città in cima a una montagna inaccessibile dove mostruose creature minacciano i discendenti di un’antichissima civiltà, dalla tecnologia avanzatissima, che si è autodistrutta in un remoto passato. Si tratta del primo utilizzo della tematica dei leggendari continenti perduti di Atlantide e Mu (nell’episodio non ancora nominati) che, nei decenni successivi, saranno al centro di un proprio filone di storie.

Nel luglio 1990 esce il n.300 a colori (di Toninelli e Ferri). Nell’episodio lo Spirito con la Scure affronta al posto di un amico pellerossa (infortunato) una gara di abilità e velocità per farlo diventare il nuovo capo degli Hidatsa, ostacolato da predoni pellerossa e mercanti di alcool e armi in combutta con l’altro partecipante e aspirante al ruolo.

E anche se Sergio Bonelli, nella rubrica postale, usa una metafora sportiva per parlare dello stato di salute della testata giunta a 300 numeri (“il nostro Spirito con la Scure non taglia il traguardo sfinito e spompato come un Dorando Pietri alla maratona olimpica di Londra, ma ancora in forma e pimpante come Gelindo Bordin all’ultima maratona di Boston”), la serie mostra una decisa fase di stanchezza. I curatori della serie del dopo Nolitta non sono più anche gli autori della stessa, e i rapporti tra questi ruoli differenti non sono sempre facili o fecondi nei risultati pubblicati. La ripetitività degli argomenti ha ormai segnato il passo e l’aura leggendaria dello Spirito con la Scure risulta appannata, pur non mancando gli episodi godibili. Si avverte la sensazione che la serie abbia perso la capacità di sognare in grande e di programmare cicli avventurosi più ambiziosi ed avvincenti. Ma le cose stanno per cambiare.

(Vai ai n.301-400)

(Vai ai n.401-500)

(Vai ai n.501-600)

(Vai ai n.601-700)

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