La trasferta africana di Mister No

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“…che ne direste se in futuro “proiettassi” Mister No in una serie di avventure africane?…” Con questa innocente domanda l’editore Sergio Bonelli inaugurava nel giugno del 1987, nel n.145, la nuova rubrica La Posta di Mister No, presente da quell’albo sulla collana dedicata al pilota nordamericano. Si trattava di un albo storico per numerosi motivi: iniziava la storia Venti di Guerra, in cui lo sceneggiatore esordiente Luigi Mignacco e il disegnatore Franco Bignotti raccontavano come al giovane Jerry Drake fosse stato attribuito il soprannome Mister No, in un’epica storia giovanile ambientata in Cina, prima ancora che gli Stati Uniti fossero implicati nella Seconda Guerra Mondiale.
In più lo stesso Sergio Bonelli svelava ufficialmente quello che definiva un segreto di Pulcinella, ossia di essere Guido Nolitta, il misterioso creatore del personaggio, oltre che di Zagor.

La proposta di trasferire gli scenari delle avventure di Mister No dal Sud America fu decisamente rivoluzionaria per una serie bonelliana di quei tempi – dato che solitamente non si prevedevano cambiamenti di status degli storici personaggi del fumetto italiano popolare, né tantomeno storie in stretta continuity – e fu spiegata con la voglia dell’editore/sceneggiatore di raccontare nelle sue storie, dopo l’Amazzonia, l’altra sua meta di viaggio preferita, il deserto del Sahara.
La risposta dei lettori a quel mini-referendum indetto fu quasi all’unanimità positiva: e dopo quasi due anni di preparativi, durante i quali il progetto originale delle storie si ampliò in maniera considerevole – passando dal semplice attraversamento del Sahara all’esplorazione dell’intero continente, con ambientazioni come il Kenya dei Mau-Mau o la foresta degli Uomini Leopardo – la Trasferta Africana potè partire con il n.167 dell’aprile 1989. Il ciclo durò trenta numeri (per dieci storie più un albo speciale) e si concluse con il ritorno in Amazzonia – come promesso inizialmente a tutti i lettori dallo stesso editore – nel n.196, proprio in tempo per festeggiare, ovviamente a colori, l’uscita del n.200.

Mister No n.168, copertina di Roberto Diso

La storia introduttiva è contenuta negli albi 167-169, Africa, per i testi di Nolitta (affiancato da Mignacco alla seconda storia sul personaggio) e gli eleganti disegni di Luca Dell’Uomo, alla prima prova con il personaggio.
La partenza dell’avventura è nei classici luoghi misternoiani, con il nostro in visita a Belem alle tre garotas, giusto in tempo per inimicarsi il solito prepotente di turno, un influente politico: ciò lo costringe a rifugiarsi su un cargo inaspettatamente diretto ad Abidjan in Costa d’Avorio, dove si trova coinvolto in una misteriosa vicenda basata su alcune maschere sacre degli indigeni Dan tra sedicenti collezionisti d’arte, affascinanti svampite e ricerche antropologiche. Una storia divertente in cui Mister No riesce a risolvere un giallo esotico, al termine della quale decide di rimanere in Africa, rifiutando un’offerta di lavoro di una guida del posto e ripromettendosi di andare in Kenya a trovare il suo antico commilitone Jimmy Collins.

Mister No n.172, pag.20, la Profezia

Con la seconda lunga avventura, Gli Uomini Leopardo nei nn.169-173, si alza decisamente il livello della narrazione, grazie alla bella storia realizzata da Alberto Ongaro ai testi e da Marco Bianchini ai disegni.
Lo scrittore Ongaro – che aveva iniziato a collaborare ai testi di Mister No solo l’anno precedente – riversa nella sceneggiatura tutta la sua esperienza giovanile di giornalista autore di reportage avventurosi. Dalla Costa D’Avorio Mister No si trasferisce nelle foreste del Camerun (dopo aver lasciato la bella Korè) passando attraverso la Nigeria, sfruttando un passaggio su di un camion e salvandosi da un disastro aereo insieme a M’Bara, veggente della tribù degli Ewondo, da troppi anni assoggettati ad un’altra tribù, i Fang.
Il pilota nordamericano si trova proprio in mezzo alle rivalità tribali del paese, protagonista di un’antica profezia, che prevedeva il suo arrivo in Africa, attirandosi l’inimicizia della setta degli Uomini Leopardo e sventando perfino un attentato al principe Yaoundè. La soluzione di tutti i misteri si trova però nell’astio coloniale tra francesi e tedeschi alla ricerca di un vecchio tesoro di guerra. Una storia composita, che passa dalle atmosfere magiche ad approfondimenti etnologici fino all’avventura più pura, dai toni drammatici.

Mister No n.175, pag.4, l’itinerario africano di Mister No

Meno riuscita l’avventura successiva, Il Cacciatore, nei numeri 173-175 (sempre scritta da Ongaro, per i disegni del veterano Bignotti), che sembra richiamare i toni noir dei film degli anni ’50: Mister No, sempre partendo dal Cameroun, si ritrova a far da guida ai loschi coniugi statunitensi Mason, in Africa per ritrovare un misterioso trono d’oro degli Ashanti, dopo aver rapito un veggente degli indigeni Bamileke.
Una vicenda con numerosi cattivi, non tutti delineati benissimo, legata ad una faida familiare risalente a New York.

Decisamente più avvincente la storia successiva, composta dai nn.175-177, I Pirati della Guinea, con Ongaro che completa il suo trittico africano, questa volta affiancato dai fratelli Di Vitto: sempre in Camerun Mister No conosce Pepè, armatore marittimo (straordinariamente somigliante a Jean Gabin), vessato da una società rivale di proprietà dei  crudelissimi fratelli Martin. Il destino del simpatico francese sembra legato alla consegna di un carico di bisarche a Kuke in Bechuanaland: a Mister No non resta che accompagnare il nuovo amico in un lungo viaggio – tra attacchi dei pirati e rapimenti dei boscimani – attraverso il Kalahari, fino ad arrivare ad un giacimento diamantifero, in un’avventura serrata e appassionante.

Mister No n.175, pag.39, Pepè/ Jean Gabin

Nei n.177-180, Nairobi Autostop, Nolitta è nuovamente affiancato da Mignacco ai testi – con i disegni di Roberto Diso – per raccontare come Mister No da Johannesburg grazie ad un passaggio aereo arrivi in Tanganika, sempre nel suo lungo viaggio di avvicinamento al Kenya e a Jimmy Collins.
Nel Parco del Serengeti il pilota può finalmente tornare a volare, collaborando con i guardia parco e con una famiglia di etologi svizzeri, cercando di bloccare il contrabbando di animali selvatici: si trova però coinvolto in una vera e propria rivolta dei Masai, gli orgogliosi indigeni allevatori del posto. Una storia molto bella, dai ritmi western e scanzonati, con una lunga introduzione tipicamente nolittiana, dal registro classicamente avventuroso grazie anche ai disegni dell’ottimo Diso.

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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