Dicembre 1983, numero 49 di entrambe le testate Eura. Sta per concludersi il primo biennio di pubblicazioni di Robin Wood, con l’autore paraguaiano che sta spopolando su Lanciostory: a Savarese, Helena, Dax e Nippur di Lagash si aggiunge da questo numero Dago, che diventerà il suo personaggio di maggior successo. Su Skorpio, invece, l’unica sua serie pubblicata fino a quel momento è Qui la legione, ma proprio in questo numero appare un altro autentico pezzo da novanta della sua produzione: si tratta di Gilgamesh, una serie disegnata da Luis “Lucho” Olivera.
Ispirata alla saga dell’omonimo sovrano di Uruk, che cercò l’immortalità finendo per conquistarla grazie a Utnapistim, la storia editoriale di Gilgamesh è in realtà molto complessa: una prima versione, a opera proprio di Olivera anche per i testi, risale addirittura al 1970, mentre quella di Wood (l’unica conosciuta in Italia) viene pubblicata da Skorpio a cadenza quattordicinale per un paio d’anni, prima di una lunghissima sosta, e troverà la sua fine – dopo 63 episodi complessivi – soltanto nel 1987 (per maggiori informazioni rimando alla scheda nel nostro database storico).
La serie diventa da subito una delle preferite dai lettori italiani. Il grande successo del personaggio viene attestato da numerose ristampe: una a colori in inserto su Skorpio dal 1988, un’altra in bianco e nero in dodici albi monografici mensili in formato similbonelliano dal 1999 e infine – in dodici albi – all’interno della collana Euracomix Tuttocolore, in gran formato.
Il fascino della saga è legato in gran parte al perfetto connubio tra i testi poetici di Wood e i particolari disegni di Olivera, altamente suggestivi – anche se, purtroppo, la loro qualità calerà notevolmente negli ultimi episodi. Una volta ottenuta l’immortalità da Utnapistim (che in questa versione è un marziano che si schianta nei pressi di Uruk con la sua astronave), Gilgamesh attraversa la storia dell’Umanità senza riuscire a impedirne la distruzione, dovuta all’esplosione di una superbomba che lo lascia unico sopravvissuto sulla Terra.
Potrà però salpare su un’astronave con a bordo dodici neonati in animazione sospesa, trovando infine – dopo un lungo peregrinaggio tra razze aliene di tutti i tipi – un pianeta simile alla Terra su cui far ripartire la razza umana, prima del ciclo finale di episodi in cui sconfiggerà i suoi nemici galattici ed entrerà a far parte dei Guardiani dell’Universo, ricollegandosi circolarmente al primo episodio.
Numerosi sono gli episodi particolarmente degni di nota, a partire dal “team-up” con Nippur di Lagash in cui l’altro iconico personaggio di Robin Wood liquida i sogni dell’amico immortale con poche, sferzanti, indimenticabili battute (la mia preferita: “la scarsità migliora il gusto”); oppure l’episodio in cui Gilgamesh riesce a impedire che i Nazisti riescano a far esplodere una bomba atomica che determinerebbe la loro vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, salvo venire in seguito a sapere della distruzione di Hiroshima. Ma senza dubbio l’episodio che mi ha colpito maggiormente è il settimo (ristampato in séguito nel n° 35 di Euracomix), in cui viene mostrata la crocifissione di Gesù Cristo: è qui che l’intesa tra i testi di Wood e i disegni di Olivera tocca probabilmente il suo apice. Applausi.
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