1982. La VIII annata di Lanciostory si apre con il primo episodio di Savarese, un nuovo fumetto disegnato dal già noto Domingo “Cacho” Mandrafina (precedentemente all’opera su Lady Shadow e Cayenna) e scritto da un autore che, al tempo, era praticamente sconosciuto al grande pubblico italiano… Robin Wood.
È l’inizio di quella che, in un articolo precedente, ho definito “la colonizzazione dell’Eura” da parte del prolifico (eufemismo) autore di origine paraguaiana: se provate a selezionare “Robin Wood” nel campo di ricerca dell’Editoriale Aurea, il database segnala 4291 voci. Avete letto bene: quattromiladuecentonovantuno. Fatta la tara all’affidabilità del database (ho constatato personalmente, in altre occasioni, la presenza di qualche bug) è comunque una cifra enorme, praticamente il doppio o il quadruplo di altri autori sudamericani molto prolifici: Carlos Trillo, ad esempio, si ferma a 2188 voci e Guillermo Saccomanno a 1084…
Ma torniamo a Savarese: sin dalle prime pagine, la storia del giovane, gracile orfano di mafia che riesce a sbarcare negli Stati Uniti per poi diventare poliziotto e infine agente dell’FBI suscita l’entusiasmo dei lettori.
L’Eura, grazie alle scorte accumulate all’inizio – il fumetto veniva pubblicato in Argentina, dal 1978, sulla rivista D’Artagnan – pubblica la serie a settimane alterne per vari anni, anzi per un breve periodo anche a cadenza settimanale. La lunga corsa di Savarese terminerà con il 154° episodio nel numero 50 del 1989, dopo alcuni intervalli e con una programmazione più rarefatta, ma il successo riscontrato dal personaggio era già stato certificato dalla sua ristampa, dal 1988, nella collana Euracomix Tuttocolore che alla fine pubblicherà tutta la saga in 33 volumi (da segnalare, purtroppo, l’operazione di rimontaggio / adattamento / sfoltimento di tavole, dialoghi e interi episodi attuata nei primi numeri, pratica comune all’inizio in quella collana e che riguarderà anche altri personaggi). Non basta: a partire dal n° 3 del 1992, Lanciostory ristampa tutti gli episodi in bianco e nero, in due corposi inserti da raccogliere. Verranno inoltre pubblicati tre volumi nel 2012-2013 all’interno della collana Mastercomix, che però proprio con il terzo numero di Savarese interrompe le uscite.
Ma qual è la chiave del successo di Giovanni-John Savarese, in questa storia parzialmente ispirata alla figura storica del poliziotto italo-americano Joe Petrosino? Innanzitutto la prosa di Wood, all’epoca “sconosciuta” in Italia, costituita da lunghe didascalie, dialoghi enfatici ma al contempo credibili, trame avvincenti e tematiche universali – l’ascesa e la caduta del protagonista, il suo ritorno dopo un periodo di espiazione, le sue tragiche vicende personali.
Colpiscono inoltre i personaggi di contorno, delineati con uno spessore sconosciuto ad altre serie del periodo: e non parlo solo dei due colleghi di Savarese – il “paesano” Mario Turri e l’irlandese Sean Falcon – o dei due amori della sua vita – le cugine danesi Anne-Mette e Ingeborg – ma di tutti i protagonisti dei singoli episodi.
Fondamentale l’apporto grafico di Mandrafina, che sfodera disegni realistici e maturi in curatissime pagine su tre strisce, dopo un’iniziale impaginazione a quattro strisce che ne sacrifica l’estro ma che viene fortunatamente abbandonata dopo alcuni episodi.
Difficile indicare un unico episodio che mi abbia colpito: certo quello in cui Al Capone viene incarcerato è ai primi posti – purtroppo parzialmente rovinato, nella ristampa Euracomix, dalla modifica della battuta-epitaffio di Savarese che adesso esplicita ciò che nella saga era il climax degli episodi fin lì pubblicati (Capone aveva permesso lo sbarco di Savarese negli States). Opto quindi per la triade di episodi (ristampati nel n° 96 di Euracomix) in cui Savarese torna in Sicilia e si vendica di chi aveva massacrato la sua famiglia, splendidi esempi dell’arte di Robin Wood e Domingo Mandrafina.
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