Un punto sul fumetto

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Longshot Comics – La lunga e inutile vita di Roland Gethers è, impossibile negarlo, un fumetto in grado di catturare l’attenzione già ad un primo sguardo soprattutto se, come me, si è interessati a declinazioni meno usuali della nona arte.

Questo lavoro del canadese Shane Simmons è stato pubblicato per la prima volta in Italia dalla ProGlo Edizioni nel 2007: 13 anni orsono; nel mercato del fumetto e dell’intrattenimento in generale praticamente un era geologica. Ritengo tuttavia interessante affrontarne un’analisi in virtù, anche, di un certo tipo di percorso sul linguaggio che sto portando avanti personalmente e, pubblicamente grazie ad uBC.

L’intenzione del fumetto è quella di raccontare l’intera vita di un uomo: Roland Gethers, vissuto nell’Inghilterra di fine ‘800 inizio ‘900. Trattandosi di un lavoro imponente la scelta dell’autore è stata quella di ridurre al minimo l’impatto grafico; proprio sul termine minimo si gioca la scommessa di Shane Simmons. Le immagini a corredo dell’articolo credo siano più esplicative di tante parole, al fine di capire il grado di sintesi a cui l’autore ha scelto di arrivare.

     Il minimalismo estremo di Shane Simmons

Nutrivo notevoli aspettative nei confronti di quest’opera: asciugare il linguaggio in maniera così estrema implica l’individuazione dei suoi elementi fondamentali, delle sue componenti elementari e ultime; significa ,in fondo, trovare una risposta alla domanda “primordiale” sulla definizione di fumetto.
E’ riuscito quindi Shane Simmons a raggiungere lo “zero fumettistico”?
A differenza di quanto la maggior parte della critica ha espresso, il mio parere è assolutamente discordante. La visione del fumetto di Shane Simmons penalizza in maniera irrimediabile la componente visiva, non siamo di fronte ad un minimalismo visivo ma ad un annullamento visivo, l’immagine perde ogni sua capacità significativa.
La verità è che la vita di Roland Gethers funzionerebbe ugualmente anche se fosse riportata come semplice sceneggiatura, non si verificherebbe alcuna perdita di senso: il lettore ricava la totalità delle informazioni su quanto sta accadendo esclusivamente dalla parola. Viene posto in un rapporto di uguaglianza disegno essenziale e disegno superfluo, sono dell’idea però che questa condizione non soddisfi i requisiti minimi per il linguaggio del fumetto.
In rete, molti articoli, si lasciano andare a facili esaltazioni dell’aspetto grafico, pontificandone, magari, l’utilizzo nel nero in alcune parti o i silenzi in altre; è mio parere che questi entusiasmi siano figli di una certa superficialità di giudizio data dall’entusiasmo per un prodotto all’apparenza inusuale ma, di fatto, con molta meno carica sperimentale di quanto possa promettere.

   Un’altra tavola poco distinguibile da tutte le altre

 

Malgrado quanto detto fino a questo momento, la valutazione complessiva di Longshot Comics non è negativa. Finita la lettura, con un po’ di calma, ci si rende conto che qualcosa è rimasto, che la vita di Roland non ci è passata del tutto indifferente. Dobbiamo prima di tutto risolvere un equivoco: Shane Simmons non ha scritto un fumetto d’avanguardia, nulla in grado di sconvolgere il linguaggio. Non è in questa prospettiva che l’opera può assumere una sua validità. Shane Simmons ha scritto un’opera, narrativamente, molto interessante ed è da questo punto di vista che possiamo coglierne gli aspetti migliori.
Longshot Comics ci mostra l’intera vita di un uomo, non limitandosi ad un successione di eventi ma mettendo in evidenza quanto ognuno di essi abbia plasmato la sua personalità. Il Gethers adolescente che trova lavoro come contabile è completamente diverso dal Gethers adulto in lite con il figlio o il Gethers senile delle ultime pagine e si tratta di una diversità profonda, nemmeno coerente a sé stessa proprio, come nessuno, in fondo, è coerente a sé per tutta la vita. E’ questa evoluzione così radicale a rendere il personaggio credibile, a renderlo fragile e quindi estremamente umano; francamente è difficile non provare un moto di commozione arrivati alle ultime pagine. Non si tratta, solo, di un lavoro intimista: i rapporti che legano  il protagonista al resto del mondo permettono di cogliere a pieno lo zeitgeist di quel periodo così intenso. Tutto questo grande apparato narrativo viene costruito solo ed esclusivamente attraverso lo strumento del dialogo; proprio in questo elemento: mai banale, mai scontato, non privo di una sua comicità cinica, essenziale ma esaustivo che risiede il fascino dell’opera e il talento del suo autore.

Si tratta di un fumetto sicuramente interessante ma su cui a mio parere grava un equivoco che spero, almeno in parte, di aver contribuito a chiarire.

Un’ultima nota di carattere, diciamo materiale, probabilmente sto invecchiando e la vista sta iniziando a calare, ma ho trovato il formato scelto veramente troppo piccolo, faticoso e in ultima analisi penalizzante: se la componente grafica è assente almeno quella letteraria deve essere resa di più semplice fruibilità.

Una delle trovate migliori si trova in quarta di copertina

Federico Catena

Ci sono più cose nei fumetti di quanto ne sogni la letteratura.

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