Nonno! L’eroe è morto!

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Mica posso mantenere io tutti gli eroi!

Eh sì, è proprio così: Shion Bleidan, l’eroe leggendario che ha sconfitto e sigillato i demoni tre anni prima grazie al potere della Spada Sacra, è morto.
Proprio mentre i demoni hanno fatto la loro ricomparsa, l’uomo amato e rispettato da tutti è deceduto cadendo nella trappola scavata da un giovane contadino privo di qualità, accidioso, debole e con un potente feticismo per le calze parigine.
Ma le cose sono pure peggio di come sembrano: messo alle strette dai concittadini, invece che pentirsi per la sua criminale incompetenza, il giovane idiota Touka Scott riesce a rigirare la frittata e convincerli a far sparire il cadavere dell’eroe, insinuando che nessuno crederebbe mai che l’eroe leggendario possa essere stato ucciso da una semplice trappola.
Ma se ancora non sembra abbastanza, c’è pure di peggio: il mattino successivo, il perverso beota si risveglia nel corpo, zombificato, dell’eroe.

Convention locale delle brutte persone

Qualcuno trovi ancora un motivo per cui uno dovrebbe alzarsi dal letto ed andare a salvare il mondo.

“L’eroe è morto!” racconta esattamente quello che dice il titolo e lo fa con quel feroce sarcasmo di cui è capace il lato parodistico del fantasy. Come una sorta di contrappasso, tanto il fantasy delle origini, pescando direttamente dalle mitologie e tradizioni, aveva insistito sulla potenza epica ed eroica, tanto i suoi fratellastri sono stati ferocemente dissacratori.
Da una parte il Fantasy Surrealista di Terry Pratchett ha ridicolizzato le convenzioni e creato una vera e propria epica del metatestuale, dall’altra vari narratori si sono invece divertiti a demolire il concetto stesso di epica ed eroismo, presentando eroi farlocchi che salvano il mondo per incidente mentre inseguono i loro terrenissimi desideri.

Quindi non stupisce certo che il cast di “L’eroe è morto!” presenti una pletora di brutte persone su cui il, chiamiamolo così, protagonista Touka troneggia con un risicato vantaggio. Sicuramente non si può pensare benissimo della formosa ma decisamente manesca amica d’infanzia Yuna Yunis (vedere alla voce: grandi classici): invaghita perdutamente dell’eroe ma anche convinta contro ogni evidenza di avere talento magico, manco spenderà una lacrima sulla morte del povero Shion, attratta invece dal richiamo dell’avventura.
Non parliamo poi del braccio destro dell’eroe Kile Osment, rampollo di buona famiglia, affascinante, abile tanto come guerriero che come mago, ma anche lui perso dietro ad una agenda personale tutt’altro che nobile.
Si salverebbe Anri Aynesworth, giovanissima necromante responsabile del trasferimento della mente di Touka nel corpo zombificato dell’eroe: fedele all’eroe, pura di cuore e onesta… ma anche incredibilmente priva di senso pratico e capacità di discernere, al punto di essere convinta che Touka sia realmente degno di portare avanti la missione dell’eroe.
E poi tanti comprimari degni di tanta miseria, dai concittadini pusillanimi a guerrieri che si sono costruiti una reputazione affrontando solo demoni deboli, in una comica sfilata di equivoci e scaricabarile.

In tutto questo la mano di Subaruichi è sicura nel costruire una trama che mescola bene commedia satirica e azione, facendo ridere di gusto il lettore delle idiosincrasie dei vari personaggi e trovando sempre un ragionevole motivo per cui delle nullità possano uscire vittoriose da una sfida completamente al di là della loro portata.

Magari meno ferma, ma comunque ben valida, è la mano con cui stende le tavole: incespica non poco nelle scene d’azione e corali, rendendole confuse e spesso macchiettistiche, ma recupera notevolmente quando deve rendere l’espressività dei protagonisti, si tratti di un’espressione drammatica (raramente) o di un volto caricaturalmente distorto da pensieri maligni (molto, decisamente molto, più spesso).

Copertina del primo volume

Tirando le somme, il primo volume di “L’eroe è morto!”, nuova serie pubblicata da J-Pop convince pienamente per la sua carica sarcastica e la generale abilità nel gestire la narrazione sul filo sottile tra serio e faceto. Certo, si tratta di una scommessa azzardata, in quanto la rottura dell’equilibrio ci metterebbe in mano un mediocre manga comico o un fantasy banalotto.
Ma il primo numero non dà motivi per essere pessimisti.

Luca Cerutti

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