Attualmente sul conflitto israelo-palestinese vi è un dibattito costantemente diviso tra sostenitori di una o dell’altra parte.
Abbiamo così chi racconta chi ha torto e chi ha ragione; altri che si concentrano su chi abbia cominciato. C’è poi chi grida al genocidio e chi invoca la legittima difesa.
Sul Linus di Agosto, Gianluca Costantini e Francesca Mannocchi scelgono invece di raccontare la nonviolenza.
Lo fanno attraverso il racconto di Issa Amro, l’attivista palestinese che dalla sua Hebron si batte da vent’anni per la resistenza nonviolenta e la disobbedienza civile come modo per contrastare l’occupazione della Palestina da parte di Israele.
Il racconto, esaltato dal tratto pulito ed essenziale di Gianluca Costantini, graphic journalist da sempre attivo e sensibile ai diritti umani (Fedele alla linea, Libia) è mutuato dalla collaborazione con Francesca Mannocchi, giornalista freelance impegnata in inchieste e reportage su migrazioni e zone di conflitti.
I due autori provano a raccontare un’altra faccia della medaglia.
Un altro aspetto spesso eluso dalla comunicazione mainstream che però è, forse, quello più identificativo della questione. Fra l’odio, la violenza e la sofferenza, c’è che resiste e tiene duro non ricambiando e non rispondendo a nessuna violenza cercando di mostrare una terza via, quella della convivenza pacifica.
Una soluzione molto probabilmente auspicata dai più ma, almeno ad oggi, distante anni luce dalle scelte e dalle azioni di entrambe le fazioni. Fazioni che hanno esacerbato una violenza ed una escalation di orrore che che non accenna a placarsi.
La figura di Issa Amro ed il suo racconto non provocano solo sgomento, ma colpiscono e smuovono la coscienza del pensare. Contribuiscono ad immaginare una realtà altra.
Gianluca Costantini e Francesca Mannocchi sono giornalisti abili, Issa Amro è una voce importante.
Se un racconto, un dialogo ed una discussione sulla questione israelo-palestinese deve esserci, farla partire dagli ideali e dal messaggio di questo racconto potrebbe essere una buona cosa.
Perché la nonviolenza è sempre una buona cosa.