Uscita in Italia lo scorso marzo per la casa editrice Feltrinelli Comics, l’inchiesta a fumetti Amore, sesso e terra promessa della giornalista Salomé Parent-Rachdi e del disegnatore Zac Deloupy rappresenta un ottimo esempio di come il fumetto possa essere utilizzato per indagare la realtà sociale di un determinato territorio.
Il reportage è stato pubblicato l’anno scorso in Francia, mentre le 16 testimonianze che lo compongono sono state raccolte prima del fatidico 7 ottobre 2023, evento che ha completamente sconvolto le relazioni tra gli abitanti di Israele e Palestina, tanto da spingere gli autori a realizzare un epilogo che racconta le impressioni e i sentimenti dei vari intervistati dopo quell’avvenimento.
Le interviste sono state raccolte in un periodo molto lungo e i protagonisti sono di estrazione sociale, età, religione e provenienza quanto più ampie possibile. Dalle loro testimonianze emerge uno sguardo assolutamente inedito di quel territorio martoriato e delle interazioni sociali e intime che ne costruiscono il tessuto sociale.
Le testimonianze sono tutte estremamente interessanti: dalla palestinese Lana a Tel Aviv, che sfida i tabù della sua famiglia frequentando un ebreo; alla coppia di religione mista molto nota in Israele – composta dall’attore ebreo Tsahi Halevi e dalla giornalista musulmana Lucy Aharish – e alle minacce che hanno subìto quando la loro relazione è diventata pubblica.
Nei racconti emergono differenti aspetti: l’assoluta mancanza di educazione sessuale per i giovani ebrei ortodossi, oppure l’impossibilità di ritagliarsi spazi di intimità per i giovani nei sovraffollati territori occupati, come a Ramallah, dove l’occupazione invade la vita privata delle persone. E ancora la testimonianza delle molestie di strada che devono subire le donne più emancipate nei territori occupati. O le strategie con cui riescono ad accedere ai percorsi di fecondazione assistita a Nablus, quando il marito deve scontare una lunga condanna in carcere. L’impossibilità di potersi dichiarare omosessuali a Gaza, oppure la difficoltà di organizzare un matrimonio per poter superare una volta per tutte i problemi dei visti rilasciati per una donna straniera.
Si tratta di un’opera che si è imposta in Francia come uno dei libri in grado di affrontare il conflitto palestinese-israeliano nella maniera più originale, sottolineando le implicazioni e le ricadute profonde sulla vita delle persone, con una narrazione capace di andare oltre a stereotipi e pregiudizi.
L’autrice delle interviste, la giornalista Parent-Rachdi (corrispondente proprio da Israele e Palestina), è nota per essere coautrice di un podcast, Tu ne te tairas point, sulle violenze sessuali dei rabbini in seno alla comunità ebraica francese.
Il disegnatore Deloupy – che in precedenza ha partecipato al lavoro collettivo Donna, Vita, Libertà – ha la capacità stilistica di accompagnare le testimonianze illustrando la realtà territoriale israeliana e palestinese, con eleganza non invadente né virtuosistica, bensì puramente narrativa. Sono molto belle le illustrazioni che ci introducono nelle varie realtà territoriali: Nablus e Gaza, Tel Aviv e Gerusalemme. Il suo tratto espressivo e intenso caratterizza alla perfezione i vari personaggi e le loro emozioni.
L’edizione italiana contiene una prefazione di Gad Lerner che non si limita a sottolineare gli aspetti di difficoltà che emergono dall’inchiesta, come il numero bassissimo dei matrimoni tra appartenenti a religioni diverse in Israele – aspetto legato anche all’impossibilità di contrarre matrimonio in forma civile. Nell’insofferenza verso regole sempre più rigidamente incomprensibili, nella capacità di riuscire ad adattarsi e ad infrangere tabù insensati, nel panorama emotivo complesso che viene delineato nella narrazione, risiede anche la speranza per un cambiamento reale nella vita delle persone.