Come anticipato nella scorsa Short Review, a causa di diversi fattori l’albo in oggetto ha subìto un ridimensionamento di pagine – da 98 a 68, quindi circa il 30% in meno – nonché di prezzo, ma eviterò di annoiare il lettore commentando sul fatto che ciò sia giusto o sbagliato e mi concentrerò sulla sostanza: la narrazione non ne ha risentito, anzi!
Vorrei soffermarmi su- cosa – e soprattutto sul come – ci viene raccontato da Luca Lamberti e Leonardo Cantone, che nonostante il minor numero di tavole a disposizione costruiscono un albo che (per sensazioni trasmesse) mi ha ricordato tantissimo la fruizione di un altro medium: è come se avessi visto un episodio di una serie animata, tanto la narrazione è stata veloce. Nonostante non ci siano stati chissà quanti avvenimenti, gli autori sono stati abili nel condensare in così poche pagine tanti indizi, dialoghi interessanti senza mai tralasciare particolari e dando la stessa importanza ai vari filoni di trama, che avanzano lentamente ma inesorabili verso il climax.
Tornando al titolo dell’albo, è emblematico come sia possibile attribuire la “presa di coscienza” alle varie pedine sulla scacchiera: la creatura di morbo pallido, Kalya, i capi e i loro sottoposti delle diverse fazioni in guerra e il lettore stesso, che dopo diversi numeri comincerà ad avere le idee nettamente più chiare su cosa aspettarsi.
Il comparto artistico è forse quello che mi lascia qualche incertezza, in quanto Enrico Fregolent utilizza una sintesi grafica forse un po’ troppo spinta sui fondali e sui personaggi in secondo piano o semplicemente piccoli. Non è un minus in sé – si utilizza spesso questo escamotage per dare risalto al soggetto principale nell’inquadratura – ma in diversi casi l’ho trovato troppo presente, dando l’effetto contrario, facendomi soffermare più del previsto sui dettagli di contorno e dando un effetto vagamente confusionario soprattutto durante gli scontri fra Gjaldest (probabilmente dovuto anche al fatto che diverse ambientazioni sono piuttosto cupe).
Per quanto riguarda i volti e le espressioni, ma anche il movimento dei corpi, è tutto ben reso, i protagonisti sono credibili e le inquadrature scelte ben leggibili e scorrevoli, mai troppo azzardate.
Impossibile non far cadere l’occhio su una cover così impattante della solita Elena Casagrande, per la realizzazione tecnica eccellente, esaltando però il significato della stessa: leggendo l’albo capiremo il perché della scelta di far riflettere i volti dei Nostri – carichi di tensione – su di una crisalide Gjaldest.
PS: gentili responsabili della Bugs Comics, potreste evitare di fare spoiler nella sinossi dell’albo che troviamo sul vostro sito internet? Grazie 🙂