“Fiori sull’osso”
di Ferdinando Cotugno e Emanuele Racca

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Avete presente quei paesini arroccati sulle montagne dove non ci vive più nessuno? Ebbene, la storia di cui mi appresto a parlarvi ha proprio come soggetto un piccolo paese abbandonato… ma con la riserva di un lieto fine.
Però, prima di parlarvi del fumetto, mi occorre una piccola premessa doverosa e personale.
Sono cresciuto in un paese di poche anime, ho visitato diversi luoghi abbandonati, vivo in una regione dove lo spopolamento per questioni lavorative lo si percepisce anche nelle grandi città, ma non ho mai osato pensare che il riscatto di un popolo o di un paese come luogo, derivi solo ed esclusivamente da un fattore di necessità. Mai!

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I fumetti d’inchiesta che raccontano di storie, luoghi e persone che vogliono cambiare il mondo.

Il fumetto di cui vi parlo quest’oggi è Fiori sull’osso di Ferdinando Cotugno e Emanuele Racca, rispettivamente giornalista e fumettista.
Il lavoro messo in scena dai due autori va proprio ad indagare sotto forma di inchiesta la questione dello spopolamento dei paesi, dei borghi, di quei luoghi che oggi, in molte regioni, vengono ripopolati da migranti in cerca di un posto sicuro dove abitare.
Un mio conterraneo e antropologo, Vito Teti, nella sua svariata bibliografia dedicata alla questione meridionale sotto diverse forme e misure, quando parla di questi tempi utilizza dei termini importanti – fors’anche dei neologismi, per intenderci – e tra questi spicca “anostalgia”, che poi sarebbe il contrario di nostalgia. 

Questa parola, che nel suo significato potrebbe contenere una moltitudine di cose, rappresenta bene il senso dell’andare via dai paesi, rifugiandosi spesso in grandi città e “abbandonando” non solo la casa che ti ha cresciuto ma, cosa più drammatica, rinnegando spesso e volentieri le tue origini. 
Questo prologo è importante per definire il tema di questo nuovo articolo della rubrica Graphic journalism, proprio perché si va a raccontare una storia che ha dell’incredibile e che (per fortuna) è vera!

È la storia di un paese di montagna situato nelle Alpi Occidentali, che si chiama Ostana. Un villaggio con una storia – come del resto ogni paese – e che durante la sua lunga esistenza ha visto diverse brutte situazioni. Uno dei fattori più importanti, causa del suo spopolamento, sicuramente è stato la posizione geografica, poco raggiungibile se non addirittura inarrivabile, soprattutto d’inverno. 
Ma Ferdinando ed Emanuele riescono a restituirci attraverso la loro inchiesta un’immagine nuova e speranzosa di Ostana, che negli ultimi anni s’è vista ri-popolata e pian piano sta tornando ad accogliere persone, storie, situazioni e tradizioni che si pensava fossero andati perse.

Ferdinando Cotugno imbastisce una scrittura dedita alla ricerca di dati da poter snocciolare durante il plot narrativo, disseminando informazioni utili alla semplificazione della struttura della storia. Inizia con una piccola premessa che va ad indicare le origini del villaggio fino ad arrivare ai giorni nostri quando, nel 2016, ad Ostana nasce il primo bambino: oggi, dopo diversi anni di lavoro e impegno civico e sociale, i bambini sono addirittura sette. Un passo importante che vede la rinascita di un paese dato per perduto. 

Con l’arrivo dei primi paesani, pian piano hanno continuato a trasferirsi altre persone, permettendo così l’avvio della casa comunale con tanto di Sindaco e di altre attività commerciali che, seppur piccole, danno – poco alla volta – quella speranza che serve, dove alla base di tutto ciò sta soprattutto la voglia di tornare a vivere in luoghi tranquilli, lontani dal caos cittadino e dalla snaturata follia umana di consumismo a tutti i costi.

L’apparato visivo di Emanuele Racca va a ricercare quel senso di bellezza che solo le cose belle possono darci e, a mio parere, ciò che ne esce fuori è un bellissimo lavoro grafico. Il suo stile rimane pulito e netto, con toni di colore raffinati e poetici. Il tratto in questione potremmo definirlo anche “a macchie” come il movimento artistico conosciuto dei Macchiaioli, che rende ancor di più il senso del reale di questa breve storia su Ostana e sul riscatto di quel territorio.
Pochi i colori utilizzati sulla sua tavolozza, con predominanza di blu, marrone, giallo e le svariate sfumature cui essi rimandano.

L’idea di stare così finalizzato sulla scelta cromatica forse è data da un’impostazione ferrea dell’autore di rimanere al passo con la storia vera, non enfatizzando troppo con la fantasia i soggetti e le storie narrate. 
In entrambi i casi, scrittura e disegni, c’è il rispetto nel sapersi confrontare con una realtà esistente.

Vi accennavo a un lieto fine… ebbene si! 
Oggi, Ostana è un paese vivo e in continuo fermento. Oltre ai residenti, che ormai vivono in pianta stabile tra le montagne delle Alpi, c’è anche un bel giro di turisti e persone che si recano nel villaggio per progetti o semplicemente per staccare dalla quotidianità cittadina.
La sua storia ha fatto il giro del mondo. La storia di rinascita e ripopolazione di un borgo dato per finito oggi si rianima grazie alle belle e lungimiranti persone, uomini e donne, che in questo progetto hanno sempre creduto.

Fiori sull’osso
di Ferdinando Cotugno e Emanuele Racca
Lo potete leggere su La Revue Dessinée Italia n. 1
(2022)
20,00€

Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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