L’epopea antifranchista raccontata da Paco Roca
Tunué ripropone – dopo 10 anni dalla sua prima uscita – I solchi del destino, una delle opere migliori realizzate dallo spagnolo Paco Roca, in una nuova edizione con 24 pagine inedite, ambientata tra i reduci della Guerra Civile di Spagna impegnati a combattere sui fronti europei della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista è l’anziano spagnolo Miguel Ruiz, che ricostruisce per il fumettista Paco la sua giovinezza, dal momento in cui – abbandonato da esule la Spagna – si arruola nella Nueve, la 9^ compagnia aggregata all’esercito di liberazione francese (nella II Divisione Blindata del generale Leclerc) che Ruiz seguirà fino alla conquista di Parigi e alla sconfitta del nazismo, con l’illusione di poter tornare in Spagna per combattere la dittatura franchista.
Si tratta di vicende appassionanti e commoventi, con l’intrecciarsi di numerose storie personali: dalla sconvolgente attesa degli esuli repubblicani nel porto di Alicante il 28 marzo 1939 del bastimento che possa salvarli dalla vendetta delle truppe fasciste di Franco, al racconto della morte del poeta repubblicano Antonio Machado, fino all’assurdo esilio a Orano in Algeria, preludio all’invio nei campi di concentramento francesi sotto il regime di Vichy.

Paco Roca – erigendo l’eroico Miguel Ruiz a protagonista – narra la storia di un’intera generazione che ha perso il proprio paese, ma non la voglia di lottare per la libertà. Si tratta di un doppio racconto, contrassegnato dall’uso di toni diversi di colori, a sottolineare la differenza tra il presente e il passato nonché l’inesorabile scorrere del tempo. È inoltre la storia anche di un incontro (quello tra l’artista Paco e l’orgoglioso anziano Miguel) che nessuno, tanto meno il suo vicino di casa, il divorziato Albert, riesce a immaginare come un eroe di guerra.
La reazione di Miguel di fronte all’insistenza di Paco che vuole raccogliere la sua testimonianza è duplice: da un lato sembra in fuga dal proprio passato, che non percepisce neppure in maniera così eroica; dall’altro lato raccontare i propri ricordi gli consente di riannodare i legami perduti, con la patria perduta da così tanti anni e anche con la propria famiglia rimasta in Francia. Si tratta di un viaggio nella memoria, proprio quando la sua vita sta rallentando.
Non è mai facile per un reduce raccontare le proprie esperienze di guerra, tanto più in maniera sincera, facendo emergere la consapevolezza della necessità di essere spietato, l’angoscia derivante dalla possibilità di essere ucciso in ogni momento – come magari si vede succedere agli amici mentre sono al tuo fianco. Inoltre, molti reduci della guerra civile spagnola in particolare, come del resto fece Miguel, cambiavano nome entrando nelle forze armate francesi, per il timore di ritorsioni per le loro famiglie d’origine rimaste in Francia o per ripercussioni future nel momento in cui disertavano dai reparti della Legione Straniera cui erano stati costretti ad aderire.

Il racconto imbastito da Roca è sempre lineare, ed è la sua imparzialità ad emergere, nonostante gli argomenti sensibili e drammatici che vengono toccati durante il racconto, come l’esilio imposto ai repubblicani spagnoli sconfitti (una vera e propria diaspora in Sudamerica, Russia, Francia, Algeria…) anche in base all’andamento del conflitto e agli stravolgimenti di fronte. Con lo sbarco degli angloamericani in Algeria, difatti, le forze coloniali abbandonano repentinamente Vichy e per non entrare nella Legione Straniera creano il CFA, chiedendo di combattere sotto la bandiera repubblicana. A fare la differenza per molti è l’appello di De Gaulle, rifugiato in Inghilterra dopo la sconfitta francese, o l’atteggiamento del generale Leclerc, che rifiuta l’armistizio di Pétain.
Non è facile per gli esuli spagnoli neppure l’addestramento nelle forze francesi, prima in Libia e poi in Inghilterra, per i contrasti politici e identitari tra le differenti nazionalità che compongono l’esercito. Con l’impossibilità appunto di mantenere il proprio nome personale, mitigata in minima parte dalla scelta di inserire – sui vari mezzi della compagnia militare – i nomi delle città spagnole dove si è combattuto contro Franco. Segue l’Invasione della Francia e gli orrori della guerra, con gli scontri nei villaggi francesi, con l’armata tedesca che si arrende (ma non le SS) e con le inevitabili esecuzioni dei tedeschi. In rapida successione vediamo molte azioni di guerra, nel racconto sempre appassionante che Miguel ricostruisce a beneficio di Paco e di un sorpreso Albert.

Le vicende collettive dei reduci spagnoli segnano in maniera particolare il nostro Miguel Ruiz, quando nella festante Parigi dopo la liberazione ritrova incredibilmente Estrella, conosciuta anni prima a bordo della Stanbrook, l’imbarcazione con cui gli esuli abbandonarono precipitosamente la Spagna. I due progettano una nuova vita insieme, progetto che s’infrange contro una delle innumerevoli mine che segnavano le strade europee dell’epoca, segnando una volta di più l’esistenza del nostro protagonista. Si interrompe per lui la strada per Madrid, con l’amara consapevolezza che – a causa di un opportunistico accordo anticomunista – le forze alleate decidono di concludere la guerra senza rovesciare il regime fascista di Franco. A quel punto gli spagnoli che avevano combattuto nelle armate francesi, alla fine della guerra, erano gli unici a non avere un posto dove tornare, al contrario di tutti gli altri esuli; a concludere la beffa, erano destinati ad essere ignorati dalla storia ufficiale francese per tanto tempo.
Un volume come quello di Paco Roca ha avuto il merito di riportare l’attenzione su quel manipolo di eroi, grazie alla consulenza storica dello storico Robert S. Coale e del nipote dello stesso Miguel Campos/Ruiz, testimoniato dall’accurato apparato redazionale a conclusione del volume, con le fotografie d’epoca e dai numerosi premi internazionali vinti all’epoca dell’uscita della prima edizione. A nobilitare ancora di più questo splendido volume sono le prefazioni inedite redatte da Anne Hidalgo e Manuela Carmela, sindaci rispettivamente di Parigi e di Madrid, testimonianza che i sacrifici compiuti dagli eroici esuli spagnoli per la liberazione della Francia sono stati alla fine pienamente riconosciuti.