Il bello di Paola Barbato è che i suoi personaggi, anche quelli minori, hanno sempre un background più profondo di quello che poi compare sulle pagine delle sue storie. Questo permette agli stessi personaggi di risultare più vividi e forti di quanto la sceneggiatura conceda loro, consegnando un’efficacia che si trasmette all’intera opera.
Il brutto di Paola Barbato è che questi suoi personaggi ci impiegano anni prima di trovare il modo e lo spazio di tornare e svelare le ulteriori sfumature della loro storia.
Il bello di Paola Barbato è che quando poi riesce a farlo, il risultato – quasi sempre – è davvero notevole.
Frammenti
Il primo Dylan Dog ufficiale della gestione Barbara Baraldi non ha nulla a che vedere con Barbara Baraldi. Come spiegato dalla stessa Paola Barbato attraverso i suoi canali social, questo ritorno di Angelique è rimasto in stato embrionale per anni. Luigi Piccatto aveva anche cominciato a disegnare la storia, poi la scrittrice si è bloccata. Quando l’ha ripresa per concluderla è ripartita dalle tavole lasciate dal compianto maestro torinese e, con la collaborazione di Renato Riccio e Matteo Santaniello, ha riscritto alcune parti ed ecco oggi, dopo più di vent’anni, questo ritorno della sua Angelique.
“Frammenti” è, di base, una storia abbastanza in linea con il primo albo che vedeva Angelique protagonista (“Sciarada”, Dylan Dog n.191, Paola Barbato e Luigi Piccatto, 2002). Per entrambi la componente giallistica è predominante: una serie di omicidi, un personaggio fuori scala ed enigmi e indizi per una trama intricata e ben strutturata.
Paola Barbato racconta il tutto con un ottimo senso del ritmo, con uno svelamento graduale e con una messa in scena efficace e ponderata. Nonostante alcuni passaggi un po’ bruschi, retaggio del primo stile della scrittrice (“Medusa”, Dylan Dog n.167, Paola Barbato e Bruno Brindisi, 2000), sul lungo la narrazione quasi si addolcisce, frutto di una maturità che si sente e si lima, senza limitarne il valore e i tratti più acerbi della scrittrice dei primi anni.
Identità, Tiziano Sclavi, M. Night Shyamalan e Dieci piccoli indiani
Il punto di partenza è il film “Identità” di James Mangold che già aveva ispirato (molto male) Tiziano sclavi per il suo “L’assassino è tra noi” (Dylan Dog n. 243, 2006). Il tema è stato poi ripreso con successo anche da M. Night Shyamalan nel suo ottimo “Split”.
Andiamo con ordine. Cominciamo da M. Night Shyamalan. Anche il cineasta indiano, come la Barbato, completa il ciclo iniziato da “Unbreakable” dopo oltre sedici anni, prima con “Split” e poi con “Glass”. In “Split” Shyamalan rielabora il plot alla base del film di Mangold consegnandone una visione diversa e più ampia. Risultato: ottimo.
Anche Tiziano Sclavi, affascinato dall’opera di Mangold, prova a rielaborarne un’avventura dylaniata dando nuovo e maggiore peso al lascito di Agatha Christie presente nell’opera originale finendo per perdere di vista però i punti di forza di entrambi gli spunti di partenza. Risultato: pessimo.
Ed ecco che Paola Barbato prende tutto questo e salta l’ostacolo.
In primis grazie alla sua protagonista: Angelique è decisamente fuori scala, il suo fascino e la sua presenza hanno un impatto immediato e diretto sulla storia. Lo stesso Dylan rimane in secondo piano e può fungere solo da spalla e seguire la vera protagonista della storia che viaggia decisamente ad un’altra velocità. Il risultato, ai fini della godibilità dell’albo, è più che buono.
In secondo luogo, grazie ad una sceneggiatura attenta e ponderata, la vicenda prende piede: la componente psicologica presa da “Identità” si rivela interessante e centrale. Il thriller, quel delitto della camera chiusa caro alla Regina del Giallo, si articola in maniera complicata e leggermente artificiosa. Ugualmente il tutto fila liscio e sostanzialmente senza intoppi (a differenza di quanto fatto qualche mese fa da Luca Vanzella) e, nonostante sia abbastanza limitata la rosa dei possibili colpevoli, il colpo di scena finale – con la sua accezione romantica – funziona abbastanza bene.
Meno bene funziona invece lo spiegone finale.
In realtà l’intera conclusione dell’albo perde in ritmo e pathos in virtù della necessità di dover tirare le fila di una storia alquanto complessa. Per quanto dispiaccia, questo rallentamento sul finale non modifica il giudizio più che positivo sull’albo: anzi, finalmente possiamo godere di un’ottima storia e di un gradito ritorno.
Grazie Maestro
Non potevamo non ringraziare Luigi Piccatto che, anche dopo averci lasciato, continua a deliziarci con la sua arte. I disegni di questa storia sono ottimi. Anche se si nota una non continuità nel tratto, in quanto il suo lavoro viene completato (ottimamente) da Renato Riccio e Matteo Santaniello, l’effetto è comunque più che piacevole e riuscito.
Sinossi
Una serie di efferati omicidi compiuti da un serial killer costringono Angelique a tornare a collaborare con Scotland Yard e Dylan Dog dopo quasi vent’anni: il killer sembra infatti più interessato ad attirare la sua attenzione che ad uccidere. Ne segue una particolare caccia all’uomo fra indizi, svelamenti e una “consulenza” molto particolare.
Dylan Dog n.442 “Frammenti”
di Paola Barbato, Luigi Piccatto, Renato Riccio e Matteo Santaniello
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, giugno 2023
Se te lo sei perso: Metti alla prova la tua conoscenza sull’Indagatore dell’Incubo rispondendo a queste dieci domande sul personaggio creato da Tiziano Sclavi: Il Quiz su Dylan Dog