Leggendo il tamburino dell’albo, con i nomi dei tre artisti coinvolti ai disegni, ci si domanda come possano aver interagito fra loro tre tratti e tre stili così diversi e distanti. La risposta, seppur semplice, è ugualmente affascinante e intelligente.
Barbara Baraldi in questa storia, primo tassello di un trittico tematico che si concluderà a fine anno con l’albo n.448, sceglie di far narrare la storia principale al sempre efficace e coinvolgente tratto cupo e marcato di Nicola Mari e di affidare le due escursioni “oniriche” a Davide Furnò e Marco Nizzoli.
Il risultato è perfetto: sia Furnò che Nizzoli sono infatti perfettamente a loro agio sia con le tematiche splatter e horror (il primo) che con quelle angoscianti e psicologiche (il secondo). Ancora un lavoro eccelso dei due disegnatori che si confermano tra i più interessanti in Bonelli. Nel mezzo Nicola Mari fa quello che sa fare bene, provando a districarsi in una sceneggiatura che gli complica non poco il lavoro.
Se infatti i due intramezzi funzionano bene per ritmo e pathos, quello che invece proprio non funziona è il racconto alla base dell’albo. Barbara Baraldi sceglie di raccontare un topos tipico dell’horror, la casa infestata, sostituendo al canonico spettro infestante la figura dell’A.I. annunciandola come trovata geniale del suo Dylan 2.0, che guarda al suo classico passato pur proiettandosi verso un qualche futuro.
Tralasciando la moltitudine di precedenti che lo hanno già fatto (e fatto meglio), quello che ne viene fuori è comunque un mash-up di riferimenti e citazioni da altre opere, impiantato sul plot di Glass Onion e intervallato da dialoghi e situazioni posti completamente a caso in ogni pagina. In tutto questo il concetto e la funzione dell’A.I. finisce per avere meno peso di un McGuffin, risultando totalmente inutile sia ai fini della vicenda che della narrazione stessa, così come lo specchio che dà il titolo all’albo. È comunque questo, purtroppo, il difetto meno grave di una storia priva di qualsiasi logica narrativa che si mantiene in piedi grazie solo alla professionalità dell’autrice che riesce, ed è questo un talento, a concludere una storia composta – come detto – solo da citazioni, eventi del tutto randomici, elementi e dialoghi fuori posto.
Un paio di belle soluzioni narrative affidate a personaggi stereotipati, inframezzati da salti narrativi accidentali, seppur con alla base un’idea interessante (?) finiscono per comporre uno degli albi peggiori dell’ultimo periodo. Possiamo definirlo “uno sforzo intellettuale non pienamente riuscito” se vogliamo concedere una sorta di onore delle armi all’autrice. Possiamo sottolineare la centralità di Dylan, sempre perfettamente a suo agio (almeno lui) nella vicenda… ma rimane ugualmente difficile considerarla una storia anche lontanamente sufficiente, nonostante l’ottima prova dei tre artisti ai disegni come spiegato.
Di buono c’è però che, come ricordato in apertura, questo è il primo capitolo di tre. Essendo molto difficile fare peggio, c’è speranza per i prossimi due episodi.
Sinossi
Dopo aver ricevuto un invito anonimo, Dylan Dog giunge nella villa del magnate dell’industria tecnologica Jeffery Scott, dove un gruppo di personaggi è riunito per testare una nuova forma di A.I. che “suggestiona” la villa realizzando esperienze visive / immersive horror adattive. Ma la villa, ed i suoi ospiti, nascondono più di uno spettro nell’armadio. A Dylan, con l’aiuto di Groucho, il compito di svelarli.
Dylan Dog n. 446 “L’altro lato dello specchio”
di Barbara Baraldi, Davide Furnò, Nicola Mari e Marco Nizzoli
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, ottobre 2023
Se te lo sei perso: metti alla prova la tua conoscenza sull’Indagatore dell’Incubo rispondendo a queste dieci domande sul personaggio creato da Tiziano Sclavi: Il Quiz su Dylan Dog