Tormentami Nagatoro!

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Bullismo

Ijiranaide, Nagatoro san! (tradotto molto appropriatamente in Non tormentarmi, Nagatoro!) inizia con un atto di bullismo pesante ai limiti della molestia.

Due sono i motivi per cui il manga non è stato bruciato sul rogo da una folla furiosa che, peraltro, mi avrebbe incluso:

  1. la vittima è un giovane studente maschio, la perpetratrice una ragazzina abbronzata di un anno più giovane.
  2. è forse la storia che riesce a tratteggiare meglio quella differenza tra “diventare grandi” e “rimanere stronzi” che separa chi decide di affrontare le cose sconosciute da chi presume di non doverlo fare.

Non mi vedrete fare un’apologia del bullismo: chi è forte e non sente il dovere di porgere la mano a chi non lo è, non merita rispetto. D’altro canto la dura realtà è che se sei debole e non alzi la mano, che sia per colpire, che sia per farti aiutare, la tua debolezza rimarrà tale. E mi si permetta di parlare per esperienza personale.

Bullismo

Non voglio essere frainteso: i sentimenti di chi è stato bullizzato, aggredito solo perchè “non dominante”, sono dolorosi da sostenere e così pesanti da essere spesso quasi impossibili da smuovere. Solo chi non è stato bullizzato può pontificare a cuor leggero sul coraggio di reagire.

E non voglio neanche trascurare il fatto che il bullismo rappresentato in Ijranaide, Nagatoro san! è ancora ad un livello “infantile”, come dicevo “incosciente”, e non arriva alla violenza sistematica e premeditata a cui arrivano ragazzi evidentemente disturbati; in Italia e, a quanto sembra, ancora di più in Giappone.

Ma l’orrenda realtà è che per il bullizzato la situazione non cambia minimamente. Alzare la mano o subire.

Hayase Nagatoro è una vincente, bella, solare (pure abbronzata), atletica e centro di gravità di un quartetto di “valkyrie”, è una bulletta maliziosa ma non può trattenersi dal porgere la mano.
Naoto Hachiouji è un perdente, occhialuto, quasi rachitico, socialmente inetto, è il classico “nerd” ma non può trattenersi dal tenderla.

Il fatto che entrambi, dopo un primo contatto che potrebbe solo proseguire “male”, decidano di farlo proseguire in altro modo, rende questo manga affascinante e positivamente educativo.

Quello che mostra infatti è come si sviluppa la relazione tra due esseri umani nel pieno della crescita, incoscienti (nel senso proprio del termine) dei loro limiti, dei loro difetti, delle loro potenzialità che cominciano ad acquisire questa coscienza proprio perché possono “vedersi con gli occhi altrui”.
Naoto non può fare a meno di mettere in crisi la sua immagine di “perdente” per il solo fatto che Nagatoro non lo lascia in pace passando metà del tempo a punzecchiarlo e metterlo in imbarazzo e l’altra metà a seguire i suoi progressi di artista e a coinvolgerlo in chiacchierate e pomeriggi tra amici.
Nagatoro non può che continuare a crescere e rafforzarsi per il solo fatto che l’immagine di sé che vede riflessa negli occhi (e nei disegni) di Naoto è qualcosa a cui sente di voler aspirare.
Iniziata in quello che sembrava il peggiore dei modi, la loro storia evolve nel più bello possibile per due (questa volta davvero) normali studenti giapponesi: in un rapporto profondo di reciproco supporto con una progressione che, come da moda recente delle romcom adolescenziali, ha una sua coerenza e verosimiglianza.

Alzare la mano, imporre un contatto (lettura giapponese)

“Verosimiglianza” e non “realismo”: “Non Tormentarmi, Nagatoro” è pensata per adolescenti a cui propone, oltre che una protagonista femminile con risvolti indubitabilmente “sexy”, altri personaggi che ricoprono ruoli palesemente da sit-com, tra cui la triade Gamo-chan/Yosshi/Sakura che con Nagatoro compongono un quartetto di Giamburrasca in gonnella, l’esagerata (sotto ogni aspetto) presidentessa del club di pittura e le componenti del club di Judo che Nagatoro aveva temporaneamente abbandonato convinta di non poter progredire oltre un certo punto.

Questo cast allargato ruota intorno ai personaggi allargando tanto il novero di assurdità con cui confrontarsi, quanto le loro vedute, deliziando contemporaneamente il lettore con una continua alternanza tra sipari comici, teneri e, più avanti, intrisi di quella eccitazione che si sviluppa tra adolescenti che si rendono conto di essere in piena mutazione.

HorrorToro

Il tratto di Nanashi calza come un guanto la narrazione, gestendo la scena in modo che il lettore si senta una presenza invisibile perennemente a contatto con i protagonisti, attingendo quindi al registro classico delle sit-com e rifiutando quasi ogni inquadratura “eccessiva”.

Forse l’unica incongruenza è proprio nel privilegio che riconosce all’eroina, a cui conferisce un’espressività tanto inequivocabile quanto sopra le righe, dando peraltro ad essa sola la possibilità di “sfondare la quarta parete” con vere e proprie metamorfosi in demone, ombra persecutrice, gatta possessiva e territoriale.

Staccandola di fatto dagli altri personaggi che rimangono ancorati ad un registro, come si diceva, molto più verosimile (ci sarà una sola eccezione a questo e sarà “geneticamente giustificata”).

Di nuovo, mi trovo in difficoltà a mettere per iscritto l’epilogo di questo articolo in quanto non vorrei sembrare superficiale o sminuire il bullismo, ma “Non tormentarmi, Nagatoro!” ha trovato il mio apprezzamento non solo per il fatto di essere un manga indubitabilmente divertente, ben sceneggiato e ben disegnato, ma anche per il fatto di aver provato a far riflettere che, se lo affronti, “Non tutto il male viene per nuocere”.

 

Luca Cerutti

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