Love after World Domination: puccettoso!!

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Nel mare grande e globalizzato della narrativa moderna è comunque interessante notare come ogni “nazione-isola” abbia dato contributi autoctoni con una forte, unica, identità.
Alcuni di questi, come il genere Supereroistico americano si sono diffusi in tutto il mondo rimanendo sostanzialmente inalterati nel loro canone, tanto che non c’è praticamente differenza nella sua ossatura tra un Superhero Comic “Made in yuessei” e uno scritto da un cockney ed illustrato da un italiano.
Altri sono stati fatti propri da appassionati ben lontani dalla terra di origine che sono riusciti a darne un’interpretazione ancora più “integralista” degli inventori, come è successo con lo “Spaghetti Western”: imitazione che ha fatto il giro ed è diventata “canone” (si pensi solo al Western americano moderno, da “Gli Spietati” a “Django by Quentin Tarantino”).
Altri ancora si sono rivelati refrattari a qualsiasi tentativo di imitazione, come il Chambara giapponese o il Wuxia cinese, di cui sono stati presi solo gli aspetti spettacolari e le tecniche (Matrix) ma non le tematiche.
Infine ci sono stati i mix di tutto quanto sopra: generi che nascono da suggestioni importate, ottengono una canonizzazione locale che li trasforma tanto da renderli irriconoscibili e inesportabili. Uno di questi generi è sicuramente il Super Sentai: l’interpretazione giapponese del genere supereroistico “di squadra” che nessuno è riuscito finora ad emulare e che in Giappone continua ad incassare miliardi.

L’aspetto forse più appariscente del genere Super Sentai, grande ostacolo alla sua “emulazione”, è la sua “semplicioneria”. Ancora più che per altri generi popolari, i critici sembrano avere buon gioco a criticarne le formulette codificate e semplificate: gli appartenenti alla “squadra” non sono persone ma “ruoli” ed i nemici, sempre appartenenti ad una monolitica “organizzazione” con intenti di egemonia dittatoriale, non sono avversari ma “incidenti”. E’ “commedia dell’arte” in pigiama ed infatti ancora adesso non c’è palcoscenico minore, dai “mall” commerciali delle grandi città ai teatri della campagna, che non ospiti più volte all’anno compagnie specializzate nel portare a teatro spettacoli “Super Sentai”.
Ovviamente un fan del genere troverebbe, esattamente come per la Commedia dell’Arte, decine se non centinaia di esempi che smentiscono la critica facilona e decine, se non centinaia, di motivi per cui la “semplicioneria” richiede comunque impegno, sacrificio e capacità interpretative e fisiche non banali.

Ma in realtà tutto lo sproloquio sopra è solo una lunga introduzione al manga di cui volevo parlare: Love after World Domination, che del genere Super Sentai è una parodia basata su uno dei cliché del genere ovvero l’amore proibito che si accende tra un componente della Squadra ed un adepto, ovviamente sempre di primo piano, dell’Organizzazione.
Tipicamente questo evento avviene a serie consolidata, molto spesso viene introdotto per dare un po’ di pepe alla narrazione ed altrettanto spesso corrisponde al “Salto dello squalo” della serie.

Love after World Domination, abbastanza ovviamente, si permette di saltare tutta l’introduzione e partire proprio da qui: Red Gelato, caposquadra della Squadra Gelato che si oppone alla perfida Organizzazione Gekko, si è preso una “cotta dura” per la formidabile Principessa Mietitrice, adepta di recente acquisizione (con regolare colloquio di lavoro) che in pochissimo tempo ha scalato i ranghi fino a divenire una dei Sei Comandanti.
La Principessa Mietitrice, che nella vita normale è l’ingenua studentessa Desumi Magahara, ci rimane un po’ così ma in tempo zero capisce che Fudo Aikawa (Red Gelato) è mortalmente serio (è SEMPRE mortalmente serio) e non riesce a trovare un motivo per rifiutare.

Del resto Hiroshi Noda (sceneggiatore) non pretende manco per un secondo di far credere che ci sia qualcosa di serio nello scontro tra l’Organizzazione Gekko e la squadra voluta dal Professor Big Gelato. I genitori di Desumi sono “normali minions” dell’organizzazione criminale che hanno voluto per la figlia il destino che ogni proletario giapponese vede per i suoi figli, la carriera aziendale. Durante gli scontri, i passanti invece di fuggire atterriti, accorrono come si accorre nella realtà agli spettacoli “live” delle compagnie Super Sentai. Nessuno, nonostante le roboanti dichiarazioni e minacce, è mai a rischio di farsi male (o, più male di quanto se ne facciano in questi spettacoli che uniscono recitazione e wrestling).

Insomma, il maggior problema per Desumi e Fudo, oltre a quello di trovare scuse per infrattarsi durante l’orario di lavoro (delizioso frutto proibito per due seri lavoratori) e non far scoprire il loro “amore proibito”, è capire come portare avanti una relazione tra adolescenti inesperti e imbarazzatissimi.

Dal punto di vista grafico Takahiro Wakamatsu (disegnatore) attinge più dal manga comico-shonen che dall’action: anatomie dinamiche ma senza spigolosità, predilezione per campi medi e figure intere che accompagnano i dialoghi e campi lunghi che mostrano eventi demenziali in secondo piano mentre in primo piano i due protagonisti fingono di combattere o tubano nascosti da un provvidenziale cespuglio. Soprattutto presta una dedizione ossessiva a ricordarci in qualsiasi momento quanto siano puccettosissimi i due ragazzi mentre stanno insieme o pensano l’uno all’altra e viceversa.

Purtroppo, o per fortuna, uno dei limiti di LaWD è proprio che è tutto qui: ogni episodio è semplicemente un four-koma (strip umoristica a quattro vignette che sviluppa il tema dato dal titolo) allungato su una dozzina di pagine che, di volta in volta, pone i due protagonisti (insieme o separatamente) di fronte ad un nuovo ostacolo alla loro relazione fedifraga. Ostacolo che invariabilmente viene superato nello stesso episodio.
Chi cerca un manga “defatigante”, realizzato con molta cura e dedizione, lo troverà. Chi vuole di più, si stancherà molto presto.

Luca Cerutti

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