Mai Più. Per non dimenticare

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In molti ricorderanno il successo riscosso nel 2012 dal romanzo Wonder, realizzato dalla scrittrice americana R.J. Palacio, che racconta il difficile inserimento scolastico – a causa della sua malformazione facciale – del piccolo Auggie. Negli anni seguenti, grazie anche alla risonanza riscossa con l’uscita del film omonimo, diretto da Stephen Chbosky e interpretato da Julia Roberts e Owen Wilson, la scrittrice di origini colombiane ha deciso di realizzare dei veri e propri spin-off del romanzo iniziale, arrivando a costruire un universo narrativo coerente. Tra versione illustrata e raccolte di racconti, tutti pubblicati in Italia da Giunti Editore, nel 2020 è arrivata anche una graphic novel, Mai Più. Per Non Dimenticare che Palacio – memore del suo passato di grafica e art director – scrive e disegna, coadiuvata alle chine da Kevin Czap.

Non tragga in inganno l’adesivo visibile sulla copertina, che indica che si tratta di una “Wonder Story”: i legami con il celebre romanzo sono decisamente tenui e sono limitati al fatto che la protagonista – la giovane ebrea francese Sara Blum – è la nonna di Julian (il bullo della scuola di Auggie), cui racconta le proprie incredibili e tragiche avventure vissute durante la Seconda Guerra mondiale e l’occupazione nazista della Francia.

La trasformazione di Sara

La trama è facilmente riassumibile: l’esistenza della studentessa ebrea Sara viene sconvolta dall’inizio dell’invasione tedesca della Francia, dato che – nonostante viva con i suoi genitori nella zona libera – il governo di Vichy ben presto consente ai nazisti di iniziare le persecuzioni degli ebrei. Sara, durante un rastrellamento nella sua scuola, si salva casualmente trovando rifugio nella stalla della famiglia di un suo compagno di classe, Julien, che fino a quel momento aveva ignorato a causa della sua disabilità. L’incertezza del suo destino e quello della sua famiglia non gli impediscono, durante il periodo trascorso nascosta, di poter godere dell’ospitalità e della protezione di Julien, con cui instaurerà un rapporto unico.

È proprio la trasformazione della relazione tra i due protagonisti il centro del racconto, tra la bella e dotata artisticamente Sara e lo sfortunato Julien, primo della classe ma snobbato da tutti per il suo handicap fisico, la zoppia legata alla poliomelite. Sara vede il suo mondo crollarle addosso e il suo ingresso nella vita adulta non può che avvenire nel peggiore dei modi, tra mille peripezie; grazie all’incontro con Julien e la sua famiglia può iniziare un percorso introspettivo che la porterà – nella tragedia – a riconsiderare molti dei suoi preconcetti.

Il destino di Julien

La terribile occupazione nazista, favorita da lugubri fiancheggiatori, non può reprimere del tutto la solidarietà tra gli abitanti della piccola cittadina di Aubervilliers-aux-Bois, nei pressi della foresta Mernuit, sui monti della Margeride. Solidarietà minata dal sospetto, dalla paura, cui diventa difficile resistere, soprattutto nel momento in cui le persecuzioni colpiscono anche i maquisard – che tentano di aiutare gli ebrei – e i disabili, frangente in cui si decide il destino dello stesso Julien.

Come ripete la stessa Sara raccontando le sue peripezie al nipote in una lunga videochiamata: Vedi, Julian, ci vuole coraggio per essere gentili. Ma in giorni come quelli, quando poteva costarti tutto – la libertà, la vita – la gentilezza diventa un miracolo. Diventa quella luce nell’oscurità della quale parlava papà, la vera essenza della nostra umanità. Diventa speranza.

La parola d’ordine diventa allora Vive l’humanitè, il grido del maquisard che tenta di far fuggire i piccoli ebrei prima del rastrellamento, e che utilizza Julien quando sta per essere scoperto dai nazisti.

Vive l’Humanitè!  

Palacio è alla sua prima graphic novel. Non sappiamo quale fosse la sua dimestichezza con il medium fumetto, ma nonostante la linearità della  narrazione – tipica del racconto per ragazzi – riesce a realizzare un’opera appassionante, grazie ad un ottimo ritmo e alla buona descrizione degli ambienti: durante la lettura è proprio impossibile non seguire con trepidazione il destino di Sara e Julien. Alcune tavole sono più riuscite di altre, anche grazie ad una notevole colorazione, soprattutto quelle oniriche o in cui la fantasia prevale sulla realtà, lasciando spazio all’immaginazione, unica difesa contro la barbarie e la crudeltà umana.

Particolarmente preziose ci paiono le note a fine volume – con bibliografia, glossario e letture consigliate – in grado di suggerire i doverosi approfondimenti ai lettori che sono rimasti affascinati da questa pregevole storia, ambientata in un passato che non è poi così distante purtroppo, in questi anni di profughi e guerre insensate. Non per niente, nelle pagine finali della storia l’ormai anziana Sara – dopo aver raccontato le sue avventure al nipote – sfoglia un giornale per scoprire che bambini e genitori vengono separati in seguito alla politica di tolleranza zero di Trump negli Stati Uniti, e che ai rifugiati di oggi viene negata la più elementare protezione. Palacio sottolinea una volta di più l’importanza della memoria e del suo passaggio tra le generazioni, per provare ad impedire che certi orrori della storia si ripetano.

 

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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