Che è poi un modo molto parac*lo per riuscire a mettere DUE titoli nella “Best of del 2019”.
Però è oggettivo che questo manga pubblicato a partire dal secondo quarto del 2019 io lo ho letto solo il mese scorso, dal primo fino all’ultimo numero pubblicato, dopo che lo avevo improvvidamente snobbato.
Colpa anche, mi si permetta la critica, di una quantità di anteprime fuorvianti (a partire da quella della stessa editrice) che si concentravano sull’evento sanguinoso con cui si apre, l’omicidio di uno studente in una scuola, e sulla nube di sospetti che sembrava addensarsi sul solo protagonista, il classico Normale Studente Giapponese, dotato di capacità sopra la media ma tenute ben nascoste per reprimere un lignaggio feroce di cui si vergogna.
Insomma, se si leggevano le veline e le primissime recensioni, l’impressione era quella di trovarsi di fronte all’abusato “mistery” scolastico con probabile deriva “angsty” o “survival”.
Niente di più sbagliato.

Beastars, opera della giovane Paru Itagaki pubblicato in Italia da Planet Manga, racconta molto di più e molto altro: l’omicidio del povero Tem è solo un evento violento, purtroppo non isolato, dei tanti che accadono in una società evoluta, in cui le pulsioni represse e gli istinti primitivi trattenuti per potersi integrare con gli altri possono da un momento all’altro prendere il sopravvento. Questo è il principale timore di Legoshi, il protagonista, che conscio del suo aspetto e del suo evidente lignaggio feroce, in tutti i modi cerca di evitare di esporsi, arrivando a fare il tecnico delle luci nel Club di Teatro del prestigioso Liceo Cherryton. Ogni suo sforzo però viene vanificato non tanto dal sospetto, che pesa su di lui come su qualsiasi studente dalla natura aggressiva, ma dalle continue e centrate provocazioni di Louis, stella del club di teatro dal carattere ferreo che non sembra assolutamente in linea con il suo aspetto mite. Fiero e combattente, evidentemente non sopporta chi invece trattiene la sua forza, sopratutto quella che intuisce in Legoshi: la forza di muovere gli animi. Le bordate all’autocontrollo di Legoshi arrivano poi anche da un’altra direzione: Haru, minuta bellezza che vive la sessualità come una pausa di libertà dalla sua condizione di debole e vittima predestinata, scatena nel giovane adolescente pulsioni irrazionali e, in quanto tali, contraddittorie: il desiderio di proteggerla e l’istinto a farla sua con violenza bestiale.

A questo terzetto si aggiungono poi altri personaggi, ciascuno con una sua personalità precisa e, quindi, sfaccettata: la bella ed orgogliosa Juno, novellina capace di porsi alla pari con il veterano Louis e, per converso, l’arrogante Bill che vive un rapporto conflittuale con Louis ma trae sicurezza dalla consapevolezza che non potrà mai superarlo. Tutti, nessuno escluso, sempre più consci che crescere significa arrivare a patti con una natura non scelta alla nascita, che è maledizione e forza allo stesso modo e da cui non si può fuggire. Arrivare alla realizzazione che gli adulti, continuamente, vivono sforzandosi di dominare sè stessi.
Cosa non facile quando, come Legoshi, sei un gigantesco lupo grigio innamorato di una coniglia bianca nana e affascinato dalla forza di carattere di un cervo rosso.

Lo stacco ad effetto, ovviamente, non avrà colto di sorpresa nessuno, visto che se già non si conosceva l’opera, saranno bastati i disegni per comprendere che Paru Itagaki è una fiera discendente di quella narrativa che da Esopo passando per i Fratelli Grimm narra storie che hanno come protagonisti animali antropomorfi. Ciò che invece sorprenderà e la sua capacità nel seguire le orme del predecessore più illustre e riuscire a fare un perfetto parallelo tra animali in posizione eretta e “L’animale in posizione eretta”: Beastars riesce a narrare una società in cui erbivori e carnivori convivono a forza e farne uno specchio di un’altra società in cui “miti” e “violenti”, “ragionevoli” e “istintivi”, “sobri” e “ingordi”, “sinceri” e “falsi” si devono quotidianamente confrontare e, sopratutto, in cui alla fine si va delineando uno scontro tra chi abbraccia la divisione tra “vincitori” e “perdenti” e chi la rifiuta.
Con tutto ciò, a testimonianza che i tre maggiori premi del fumetto giapponese non li ha vinti per caso, Paru Itagaki riesce anche a mettere in scena quello che potremmo definire un manga shonen “classico”: anche se è un lupo grigio, Legoshi è in tutto e per tutto un NSG (normale studente giapponese) da shonen, tanto forte e determinato, quanto imbranato nell’esprimere i suoi sentimenti e complesso (o complessato) nel gestire le relazioni con il classico “antagonista” Louis, il superbo cervo rosso, infastidito ma contemporaneamente affascinato da questo “predatore che non preda”. Se non fosse per gli eventi, la forza dell’amicizia e quella dell’amore, Legoshi resterebbe sempre acquattato nell’ombra, ma è “protagonista shonen” ed una volta toccato nel profondo e messo di fronte a ciò che non è giusto, reagisce come tale.

Questo inevitabilmente tinge ciò che altrimenti sarebbe stato un “metaforone” più o meno di costume della verve action che dà ritmo alla narrazione e fa letteralmente divorare la decina di volumi usciti e fa perdonare l’iniziale incertezza ed approssimazione del tratto da disegno fino a che anche questo, pagina dopo pagina, non si affina e diventa sicuro dei suoi mezzi e capace di variare tra acquerellature eteree da illustrazione da bambini a scene action degne, di nuovo, degli shonen più “carichi”.
Un manga del genere, con questa freschezza e questa capacità, prodotto da una totale esordiente, che esce agli ultimi del decennio dà una certa fiducia per il decennio che si apre e per questo consiglio a tutti di leggerlo.