P3 – Fino alla fine del mondo

Come abbiamo visto nella prima puntata di questa panoramica, sul finire del 2000 si assiste al tramonto della Casa Editrice Metro. Con il n.55 del mensile si chiude la gloriosa storia della ex Bianconi.
Proprio negli ultimi mesi del 2000 – difficile trovare una data di pubblicazione per il semplice fatto che non c’è – sia come supplemento del mensile “Braccio di Ferro”, sia della miniserie “Clan Braccio di Ferro” e successivamente anche della ristampa “Gran Braccio di Ferro”, i lettori trovarono in edicola un qualcosa di strano e di molto diverso dal solito.
Con un formato decisamente abnorme (19 x 26 cm), un prezzo complessivo di 6.000 Lire, brossurato e tutto a colori, uscì il n.1 di Popeye Terzo Millennio. Abbreviato anche come POPEYE 3 o P3, si trattò del tentativo di rilanciare il personaggio nel nostro Paese sulla scia del successo (quasi incontrastato) del nuovo Paperinik, prima con PK e poi con Pk2.
Alla lettura della seconda di copertina si scopre che la casa editrice stavolta è la Retrografiche Srl-Milano, che per l’occasione di questo nuovo progetto editoriale va a sostituire la Metro.
Fino alla fine del mondo è la prima storia con cui si apre l’albo. Stefano Bandera al soggetto e alla sceneggiatura, Matteo Pederzini ai disegni: sono loro i creatori di questa nuova “versione” del marinaio con gli spinaci.
Nonostante ci siano Braccio di Ferro, Olivia, Poldo e Bruto (come anticipato in seconda di copertina), di primo impatto c’è – sconvolgente – il completo mutamento del contesto. Siamo nel futuro, con Braccio di Ferro ed Olivia a bordo di una navicella spaziale, la P3.
La prima storia si apre con una lontana civiltà che, prima di essere colpita da uno sciame di meteoriti, convoglia tutto il suo sapere nel cosiddetto “Grande Dispaccio” spedendolo nello spazio.


Va a finire che questo Dispaccio viene trovato da Braccio di Ferro e Olivia, i quali – dopo aver riparato la loro P3 – restano bloccati sopra Stonehenge. È così che, attraverso trucchi molto banali, il Grande Dispaccio attiva un segnale letto dal Grande Inquisitore, che si trova a “molti nanoluce di distanza”. Questi manderà Nelas, un tipaccio tutto muscoli e mento (un perfetto avversario per Braccio di Ferro), a svolgere delle indagini. Tra i due avverrà uno scontro in cui possiamo vedere in un paio di tavole due scudieri del nemico sguinzagliati contro Popeye: trattasi di due vermi giganti che rimandano alle copertine di Dune degli anni ’70 e ’80 edizione Cosmo. Alla fine, Nelas viene sconfitto ma fugge lasciando il proprio robot insieme a Braccio di Ferro e Olivia, i quali lo privano della memoria e ripartono per una nuova missione, mentre sullo sfondo prosegue la battaglia per il controllo del Grande Dispaccio.
L’albo prosegue con alcuni approfondimenti attinenti sia alla storia di Braccio di Ferro, sia ad argomenti misteriosi (come i cerchi nel grano e l’evento di Tunguska) denominati come “files”.
La seconda e ultima storia del primo numero – Gli araldi di Vurdalak – vede come protagonisti Poldo e Bruto, anche loro in versione futuristica. Testi di Jack e disegni di The Ripper: dovrebbe trattarsi di Jacopo Murolo, anche colorista della serie.

Ciò che colpisce, con il senno di poi, è la scelta alquanto discutibile di aver completamente modificato il tratto dei disegni (e anche dell’abbigliamento) delle classiche avventure di Braccio di Ferro: siamo in una direzione completamente opposta. Popeye usa delle armi che paiono fuciloni futuristici all’ultimo grido, Olivia ha un abito ipertecnologico, per non parlare del look alquanto fuori logica di Poldo e Bruto. Vengono digitalizzati i colori e gli sfondi (con le tecnologie del 2000, quindi di ben 25 anni fa) fino a computerizzare anche i caratteri dei dialoghi all’interno dei balloons dei vari personaggi.
Necronomicon: P3 cambia volto e formato

Annunciato in terza di copertina del n.1, scopriamo che il n.2 della serie avrà come titolo Necronomicon. L’uscita era prevista per il gennaio 2001 e, all’apparenza, l’albo avrebbe ripreso lo stesso formato della prima uscita.
Il tutto però slitterà di parecchi mesi: si arriva infatti al 2002, oltre un anno dopo l’uscita del primo numero (ormai dimenticato). Popeye Terzo Millennio cambia un po’ tutto: anzitutto il formato, si passa da 19 x 26 cm a 14 x 20,5 cm. Anche il prezzo: € 1,81.

Si assiste ad un’evidente corsa al riparo, a causa della scarsità di copie vendute del primo numero, passato nelle edicole in totale sordina.
Cambia anche il modo in cui i lettori leggono l’albo: sì, forse questo è l’unico aspetto innovativo della serie, che però all’epoca non venne capito. Anzitutto si riduce la foliazione e l’albo diventa un “flip-book”, continuando da un lato a presentare le avventure futuristiche (il titolo di questo n.2 è, appunto, Necronomicon, di Bandera & Pederzini), mentre dall’altro viene pubblicata una storia di ambientazione più tradizionale.

Girando l’albo dall’altro lato, cambia anche la copertina: torna il logo classico “Braccio di Ferro” che rimanda alla EM e il titolo in rosso in basso ci dice Il mistero del lago Poko-Poko, con Braccio di Ferro che si lancia con una liana e Olivia aggrappata a lui. Un’ambientazione in stile jungla con storia del solito Bandera e disegni di Silvia Mondini (nuova arruolata nella serie) e Jacopo Murolo.

I contenuti redazionali proseguono con i “files” che stavolta analizzano l’origine e il mistero dietro al Necronomicon. A metà dell’albo la redazione stessa si rivolge ai lettori: “SCRIVETECI!!! VOGLIAMO SAPERE COSA NE PENSATE DI POPEYE 3, COME VI SEMBRANO LE NUOVE AVVENTURE DI POPEYE, LANCIATO NEL FUTURO A BORDO DELLA SUA SCINTILLANTE P3, VOGLIAMO SAPERE SE VI PIACCIONO I CAMBIAMENTI DI QUESTO SECONDO NUMERO, CON L’INSERIMENTO DI UN’AVVENTUROSA STORIA DEL BRACCIO DI FERRO VECCHIA MANIERA E VOGLIAMO SAPERE COSA VOLETE CAMBIARE IN QUESTA NOSTRA NUOVA RIVISTA E COSA INVECE VOLETE CHE RESTI UGUALE”.
I lettori avevano tre possibilità: 1) inviare una lettera; 2) inviare un fax; 3) inviare un’e-mail. Commovente, non trovate?
Altra novità, annunciata in seconda di copertina, è il ritorno della posta e dei giochi per i giovani lettori, a partire dal numero successivo. Insomma, il tentativo di capire il più possibile il gusto dei lettori era impellente, anche perché il rischio di chiusura dei battenti della serie era dietro l’angolo.
Il sognatore d’armi

Il sognatore d’armi è il titolo del n.3 e della storia futuristica che continua ad uscire nel 2002. Ma aumentano (e questo è un segnale forte e chiaro, indicato anche in copertina) le avventure classiche. Nel n.3 – capovolgendo l’albo – ne abbiamo ben tre: I predatori di Atlantide, La cura infallibile e Sprint finale. Tutte queste storie classiche sono realizzate da Stefano Bandera (ai testi) e da Silvia Mondini (ai disegni). Pederzini rimane invece come unico disegnatore delle storie ambientate nel futuro.

Le avventure tradizionali sono brevi, ma ricalcano abbastanza bene lo spirito tradizionale del classico Braccio di Ferro. I disegni sono fluidi, ben strutturati e anche la dinamica della disposizione delle tavole è al passo con i tempi. Ma sembra proprio che l’effetto propulsivo delle storie futuristiche stia portando l’intera serie verso uno schianto contro il muro del fallimento. Infatti, i disegni di Pederzini, nell’unica storia del futuro, cozzano un po’ con tutto ciò che gli amanti di Popeye hanno vissuto di generazione in generazione.
Lo spazio della posta fa invece ben sperare: i lettori scrivono messaggi molto positivi. Inutile dire che è una scelta di marketing fatta apposta per invogliare nuove leve di lettori ad avvicinarsi al prodotto.

Quanto alla storia di Popeye Terzo Millennio contenuta nel terzo albo, possiamo dire che ci sono alcuni spunti interessanti nella trama scritta da Bandera: Braccio e Olivia si ritrovano in un pianeta abitato da impressionanti scimmie, le quali nascondono nelle profondità del sottosuolo una creatura potentissima, una bestia che comunica attraverso i sogni. Eccolo qui il “sognatore d’armi” da cui prende il titolo la storia. Il solito nemico, stavolta proveniente da un pianeta di nome Cygnus 4 , attraverso trucchi di mimetismo inspiegabili (a causa delle poche pagine a disposizione) irrompe sulla scena con lo scopo di liberare la bestia dall’incantesimo di ghiaccio in cui si trova dormiente: il caso vuole che, insieme a Braccio e Olivia, ci siano anche Bruto e Poldo. E qui la scazzottata contro i nemici vede Popeye e Bruto alleati, i quali alla fine salvano la bestia tenendola protetta nei sotterranei del pianeta, cambiando però la sua mente unendola – con strumenti folli e fuori dal tempo (pur essendo di fantascienza) – con quella di Poldo. Proprio Poldo ha una raffigurazione diversa anche rispetto a ciò che i lettori di Popeye 3 avevano visto in apertura della serie con il n.1: vestito in maniera classica, camicia e giacca, un impermeabile marrone, cappello verde e un panino in mano. Niente di futuristico per lui.
L’ultimo numero

Con il prezzo di € 2,50 – lo stesso del terzo numero – pochi mesi dopo uscirà il n.4 di Popeye Terzo Millennio. Se si va a vedere la seconda di copertina, come già avvenuto nel n.3, anche in questo quarto numero vi è la dicitura “Supplemento al mensile Braccio di Ferro”. Ciò sta a significare che, anche se nel 2002 il mensile della Metro era chiuso da quasi due anni (il n.55 era infatti uscito a dicembre del 2000), continuava ad uscire la ristampa con la serie Gran Braccio di Ferro, che negli ultimi numeri iniziò a ristampare in edicola gli albi del mensile: il supplemento in uscita con questa “ristampa” era proprio Popeye Terzo Millennio.

Per questo n.4 la ricetta è la stessa del precedente: una sola storia futuristica e nel “verso opposto” dell’albo una serie di storie classiche, alcune anche molto brevi.
È così che si presenta l’ultimissimo numero della serie: Nella trappola di Magma è l’ultima avventura della serie P3. Scritta ancora da Bandera e disegnata da Matteo Pederzini, è l’occasione per leggere (anche oggi a distanza di 23 anni) l’ultimo tassello di un progetto nato male, sviluppato maluccio, finito ancora peggio.

Stavolta Olivia e Popeye rimangono prigionieri del malvagio Magma, su Alpha 166, il quale però alla fine non verrà sconfitto: il nemico, infatti, insieme anche ad una versione “lavica” di Olivia, viene inserito sulla superficie di un meteorite magnetico con la speranza (anzi la convinzione, sigh!) di tenerlo imprigionato lì per sempre.
Convinti di avercela fatta, Popeye ed Olivia se ne ritornano verso la Terra, ignari del fatto che Magma e consorte sono ancora in vita. Tutti i presupposti per un finale aperto e un proseguimento della serie ci sono, ma nei fatti le avventure futuristiche si concludono qui.
Nell’ “altro lato” dell’albo abbiamo Silvia Mondini ai disegni, che si sbizzarrisce nel rappresentare le storie scritte da Bandera nella versione classica di Braccio di Ferro. Interessanti sono i tratti e la disposizione delle tavole nella prima storia Animali in libertà. Segue poi (dopo un paio di pagine dedicate ai giochi) Il giallo della cassetta gialla, ancora di Bandera & Mondini. Dopodiché si passa a Lo scambia cervelli, una divertente avventura con Braccio e Poldo come protagonisti. Ma non è finita qui: la posta si arricchisce di contributi di alcuni giovani lettori fedeli (è ancora l’epoca in cui si spedivano i disegni in bianco & nero da far pubblicare alla redazione); ci sono anche i “files”, stavolta dedicati al mito di Atlantide. In chiusura del lato “classico”, tre pagine sono dedicate ad un nuovissimo format che vede coinvolto ancora Braccio di Ferro: le storie da un minuto. Ogni storia breve occupa una pagina dell’albo: Lattaio a domicilio, Regalo a sorpresa e La telefonata. Anche questo trittico è realizzato da Bandera, Mondini & Murolo (quest’ultimo ai colori).

Al di là della qualità, forse è proprio il n.4 ad alzare un po’ il livello di questa serie. Infatti, se facciamo due conti (tolta la storia di fantascienza), in quest’ultimo numero troviamo ben sei storie classiche: tre di durata normale e tre brevi. Interessante è anche la copertina, che fa da contraltare a quella di P3. Tirando le somme, leggendoci queste storie leggere si torna a respirare quella spensieratezza del Braccio di Ferro della Bianconi e della Metro. Complessivamente, magari con mezzi diversi, si poteva far meglio anche sul lato della fantascienza: Popeye Terzo Millennio poteva avere un maggior sviluppo nel tessuto narrativo. È un segno che anche la squadra dei nuovi artisti che si sono dedicati a Braccio di Ferro, agli inizi del 2000, era un gruppo che poteva crescere ancora e chissà che cosa avrebbe prodotto.
Già, chissà. Questo perché con il n.4 le storie inedite 100% italiane dedicate al marinaio con gli spinaci si concludono. Bianconi aveva iniziato nel lontano 1963 con Sangalli, Dotti, Motta & company creando uno squadrone di talenti inarrivabili, capaci di trasformare il tessuto narrativo del Popeye di Segar, rendendolo italiano. Con questi 4 albi di P3 Bandera, Pederzini, Mondini & Murolo hanno proseguito, per poco, tenendo ancora in vita un personaggio che avrebbe ancora bisogno, oggi nel 2025 (anche se i gusti dei giovani lettori cambiano in fretta, in questo nostro pazzo mondo), di tornare in edicola, anche se magari in forme diverse mantenendo quel suo spirito tutto italiano con storie spensierate, leggere, ma sempre con una morale ed un contenuto importante al loro interno.
È per questo motivo che Popeye Terzo Millennio, anche se bistrattato dai più, a 25 anni dal suo esordio in edicola e a 23 dalla sua chiusura, rimane un tassello importantissimo per approfondire la storia di questo personaggio che appartiene di diritto al fumetto italiano.
CONTINUA…