Kalya n.9
“Nel regno dei Gjaldest”

E se diventasse una serie animata?

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7/10

È di grande impatto la cover di Elena Casagrande, con la protagonista di testata in primo piano che mostra un’espressione di allerta e preoccupazione, dovuta alla presenza alle sue spalle di un misterioso Gjaldest in ombra; la composizione è arricchita da una colorazione fredda a base blu, con luci rosse a contrasto ad esaltare la sensazione di incognito e pericolo.

In questo albo, gli sceneggiatori della serie condiscono di misteri la narrazione mediante l’entrata in scena dello strambo ed enigmatico guardiano della città – oggi ridotta in rovina – che fu roccaforte dei Gjaldest durante la crudele mattanza avvenuta decadi prima, nei loro confronti, ad opera degli umani.

Leonardo Cantone e Luca Lamberti raccontano spesso al lettore quanto il mondo fantasy da loro creato sia davvero molto simile al nostro, dal punto di vista delle dinamiche socio-politiche o delle discriminazioni razziali che tutt’oggi ci affliggono, dimostrandosi attenti e sensibili, dimostrando come un fumetto così inquadrato possa uscire dal contesto di appartenenza ed avere risvolti “meta”.

Vito Coppola sfoggia dei gran disegni, soprattutto nei fondali e nelle ambientazioni, solitamente lasciati più scarni ed essenziali dagli altri disegnatori; altra particolarità che ho notato è quanto i personaggi siano in risalto rispetto gli appena citati fondali, come se fossero creati in 3D e successivamente – e ottimamente – applicati alle vignette, restituendo una sensazione che si ha durante la visione di una serie animata ibrida tra 2D di fondo e 3D per i soggetti.
I volti e gli sguardi – così come le movenze e le anatomie – sono ottimi e nel complesso la lettura è appagante.

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