Heartbreak Hotel di Micol Beltramini e Agnese Innocente

“Heartbreak Hotel” di Beltramini & Innocente

Un fumetto sulla crescita e sull’importanza di aprirsi al cambiamento

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7/10

Heartbreak Hotel è un fumetto che cattura e racconta – con grande sensibilità e originalità – la complessità delle emozioni umane, ponendo l’accento sul cuore e sulle sue ferite. Scritto da Micol Beltramini e disegnato da Agnese Innocente, il volume è un viaggio visivo e narrativo sull’amore e sulla ricerca di sé.

Il titolo Heartbreak Hotel richiama chiaramente la celebre canzone omonima di Elvis Presley, un brano che è diventato un simbolo del dolore e della solitudine. Nella canzone, Elvis canta di un uomo che si rifugia in un “hotel del cuore spezzato”, un luogo simbolico dove si va per affrontare la tristezza e la solitudine che derivano dalla fine di una relazione. La metafora dell’hotel emerge anche nel fumetto, non come un luogo fisico, ma come una condizione emotiva in cui i personaggi si trovano a dover fare i conti con le proprie vulnerabilità e le proprie ferite. L’Heartbreak Hotel è un non-luogo, come le stazioni e gli aeroporti. Come quei luoghi in cui sei solamente di passaggio, niente di più.
Piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul dolore derivante dalla fine di una relazione, questo Hotel esplora il processo di guarigione e le sfumature delle emozioni che accompagnano la fine di un amore. I personaggi si ritrovano a cercare un senso, una via d’uscita da una situazione di smarrimento come il protagonista della canzone di Elvis, che si trova “solo in una stanza d’albergo”.

Il lavoro di Micol Beltramini sui testi è originale ed equilibrato. La scrittura risulta intima, ma al contempo universale: ogni capitolo è intriso di una certa malinconia, ma anche di speranza, di quella speranza che arriva lentamente quando si impara ad affrontare il dolore e ad accettare le proprie imperfezioni.
Dal punto di vista grafico, Agnese Innocente offre un tratto elegante e morbido. Lo stile dei disegni e alcune inquadrature e/o espressioni facciali gettano lo sguardo al mondo orientale (ma mai in modo scontato), riuscendo a dare corpo e vita alla narrazione, con una palette di colori che rispecchia l’atmosfera emotiva di ciascuna scena. L’uso delle ombre e dei dettagli nei volti dei personaggi contribuisce a creare un forte impatto visivo, trasmettendo le sensazioni di confusione e di ricerca di una via d’uscita.

L’opera è chiaramente esplorativa di una generazione adolescenziale, ma si lascia leggere anche a chi, come me, è un onnivoro della lettura, a prescindere dal target a cui è destinato.
La conoscenza deriva da una sana curiosità, e anche opere come questa possono insegnarci aspetti e situazioni che spesso diamo per scontate.

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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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