Una delle iniziative più interessanti delle case editrici in questo periodo è la nuova collezione “Tascabili”: Coconino Press e Bao Publishing (i Chihuahua) danno così il via alla pubblicazione di collane in cui vengono ristampati grandi capolavori in formati più piccoli e allo stesso tempo con un prezzo più contenuto. In questo modo, il pubblico viene invogliato ad approcciarsi a opere d’autore.
Uno dei fumetti che suggeriamo di recuperare subito è La terra dei figli di Gipi, uno dei fumettisti italiani più importanti nel panorama internazionale.
Il fumetto si presenta come una storia epica molto avvincente: dopo una catastrofe, seguiamo le vicende di due fratelli che si aggirano cercando di sopravvivere in una terra post-apocalittica. L’autore non ha bisogno di spiegarci bene le motivazioni che hanno portato alla situazione, ma preferisce stuzzicare la fantasia del lettore con alcuni indizi evitando quindi di essere didascalico.
“Sulle cause e i motivi che portarono alla fine, si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più.”
L’immersione nello scenario creato dall’autore è totalizzante, non solo grazie ai disegni magistrali che qui rinunciano al colore, ma soprattutto per la sceneggiatura.
Gipi fa proprie e rielabora le lezioni di Cormac McCarthy, fondendole con le atmosfere di William Golding e Nicolò Ammaniti per dare vita a qualcosa di nuovo e potente.
I dialoghi sono scritti in modo particolare. Si nota, da parte dell’autore, un lavoro di regressione lessicale: ci sono forti traslitterazioni della pronuncia dialettale e molte parole derivano dal linguaggio più comune tra le nuove generazioni, con idiomi derivati dai nuovi media, come social, app di messaggistica istantanea eccetera.
Non è raro, quindi, trovare all’interno del fumetto frasi sconclusionate con evidenti ed enormi errori grammaticali, insieme ad una riduzione all’osso del vocabolario. Il tutto rientra nella grande critica che Gipi vuole fare: il paragone con il futuro creato da lui e il mondo moderno.
Ma non è questo l’unica osservazione e “critica” di Gipi al nostro futuro.
L’autore vuole rappresentare – nel suo modo e nel suo stile – la realtà odierna mettendone in evidenza le enormi criticità. Il sempre più crescente analfabetismo funzionale è forse la critica che per prima cogliamo nelle pagine di questo fumetto. In un presente che sembra ogni giorno che passa sempre più vicino al mondo post-apocalittico di Gipi, si ritrova l’intero senso del fumetto: il ritorno alla legge del più forte. Fa infatti rabbrividire, per quanto è impattante, la frase: “Noi pisciamo sui cervelli! Puro sentimento!”
Nelle due parole “Puro sentimento” si nasconde il ritorno ad una società istintiva sempre più legata alle sole pulsioni animali, dove la scrittura e la cultura sembrano aver perso importanza per le persone, anche se la realtà dimostra quanto siano effettivamente fondamentali per l’emancipazione dell’individuo a discapito di qualsiasi forma di potere.
In questo contesto, il personaggio del padre dei ragazzi è una figura forte, non per la sua imponenza fisica, ma per la capacità di leggere e scrivere: cosa invidiata tantissimo dai suoi figli, anche se in modo inconscio. Gipi riesce a far trasparire il rammarico che il padre prova per non poter insegnare queste cose ai ragazzi: sarebbero informazioni inutili per il mondo in cui devono interfacciarsi adesso i suoi figli e, anzi, potrebbero rivelarsi quasi come una debolezza.
Altrettanto straziante è proprio la necessità del padre di dover “dare legnate” ai figli piuttosto che l’amore che vorrebbe, perché deve prepararli al mondo ostico e crudele che li attende.
L’amore che prova lo confida così al suo diario, incomprensibile per i figli e unica valvola di sfogo alla sua necessità di amare. Una sofferenza intima e dolorosa che diviene paura e rabbia del figlio minore, che vive con rabbia e nel dubbio il rapporto con il padre.
Ed ecco che la realizzazione delle scene in cui scrivono i pochi personaggi che sono dotati di questo “superpotere” è di una delicatezza commovente. Indimenticabile la scena in cui il padre cerca la sua privacy mentre scrive: una serie di vignette che sottintende il mettere a nudo l’animo e riportarlo sulla carta, in un momento fortemente privato, sottolineando l’importanza di un atto rivoluzionario di cui si dimentica l’effettiva importanza. Un gesto che ha perso sempre più rilevanza per le persone.
Il finale non è un punto d’arrivo per i personaggi, anzi è l’inizio di un nuovo viaggio fondamentale per la loro crescita. Gipi non è né troppo tragico né troppo ottimista: sembra essere terribilmente realista, cosciente delle difficoltà che ci saranno che però possono essere superate grazie ai giovani – non a caso il titolo del fumetto è La terra dei figli.
Eppure, al contempo, non ignora il ruolo genitoriale. D’altronde, se questa terra di Gipi è così devastata la colpa è dei padri: a loro tocca anche il fardello di indicare la via ai figli. Da qui la distanza tra le orde di folli barbari e i due giovani protagonisti: dei primi non sappiamo nulla, dei due ragazzi protagonisti abbiamo potuto vedere la premura e la disperazione del padre.
Lo stile del disegno è molto particolare, soprattutto per coloro che si approcciano a Gipi per la prima volta. Il tratto sottile scarabocchiato è inserito all’interno di una costruzione delle vignette molto ordinata, una sorta di ordine nell’anarchia.
Sarà impossibile non rimanere a riflettere su ogni tavola, che nasconde una quantità incredibile di simboli. Il senso di bozza confusa rappresenta un po’ la realtà che vivono i protagonisti, che non hanno più certezze e sono alla continua ricerca di una via di fuga da quella opprimente realtà.
La gestione dei bianchi e dei neri dona alle scene una grande forza emotiva. La scelta di abbandonare il colore qui premia l’autore, fornendo all’opera un’immediatezza tanto efficace quanto funzionale.
L’opera nasconde in modo intrinseco, nel suo titolo, un grande messaggio di speranza nei confronti delle nuove generazioni – che costituiranno i futuri possessori del mondo – ma al contempo un grande peso di responsabilità nei confronti dei genitori.
Gipi crea un fumetto fortemente sociale di denuncia e rottura con una società malata rappresentata in modo estremo, così da poter colpire ancora più forte il lettore evitando che questa storia sia dimenticata facilmente, servendo quasi da monito per poter creare un futuro migliore.
Non c’è nulla di più efficiente del vedere la realtà con altri occhi, per riuscire ad essere quanto più possibile critici e coscienti della nostra società.
Una piccola perla, un piccolo capolavoro.