Il 6 novembre 2024, al Teatro Verdi di Firenze, si è tenuta la prima di quattro giornate della Piazza delle Lingue 2024. Gli incontri dell’italiano (link evento), manifestazione organizzata dall’Accademia della Crusca (sito ufficiale). Quest’anno sono stati organizzati quattro differenti luoghi d’incontro tra l’italiano e una forma d’arte: il fumetto, il giallo e le serie tv, le letterature migranti e il teatro, tutti con diversi ospiti tra personalità di spicco del settore come Zerocalcare, Cecilia Scerbanenco, Maurizio De Giovanni, Marco Malvaldi, Igiaba Scego, Sabrina Efionayi e Renato Carpentieri. L’evento, in collaborazione con enti pubblici e privati, era completamente gratuito e nel primo incontro dal titolo L’italiano incontra il fumetto la platea del teatro era piena.
Sul palco erano presenti la vicepresidente dell’Accademia, Rita Librandi, gli accademici Claudio Giovanardi e Silvia Morgana, un rappresentante di UniCoop Firenze che è tra gli sponsor dell’evento, oltre a Zerocalcare stesso, pseudonimo del fumettista Michele Rech.
Gli accademici si sono dimostrati ben preparati sul medium fumetto e sulla sua evoluzione, citandone le origini ufficiali e meno ufficiali, da alcuni esempi di proto-fumetto come l’affresco con le iscrizioni di san Clemente e Sisinnio fino alle incisioni rupestri e ai pittogrammi che testimoniano la volontà dell’uomo di narrare qualcosa con le immagini. Da questa volontà di comunicare si è evoluta la lingua, mantenendo uno stretto rapporto con l’immagine, testimoniato proprio dalla forma d’arte del fumetto.

L’Accademia si dimostra da sempre attenta a come viene vissuta la lingua italiana e nel caso del fumetto ha istituito di recente un’iniziativa suddivisa in due fasi: nella prima, “Dal fumetto alla parola”, ha chiesto al suo pubblico di segnalare le parole più caratteristiche legate al fumetto, che siano espressioni particolari, onomatopee o termini più specifici; nella seconda, “Dalla parola al fumetto”, chiede l’invio di immagini significative che illustrino queste parole (info qui per partecipare online fino al 22 dicembre 2024). Alla fine di tale operazione verrà pubblicato un piccolo glossario illustrato della lingua del fumetto curato dall’Accademia della Crusca in collaborazione con Bao Publishing.
Senza che ci sia un reale bisogno di valorizzare questo medium, è stato interessante ricordare come in due occasioni alcuni graphic novel siano entrati nelle selezioni del Premio Strega: unastoria di Gipi (al secolo Gianni Pacinotti) nel 2014 e Dimentica il mio nome di Zerocalcare nel 2015. Ciò rappresenta un gancio per i giovani verso il testo letterario, in un vicendevole scambio di pubblico tra fumetto e libro.
Zerocalcare esaminato dall’Accademia della Crusca
La serata è quindi proseguita in un piacevole dibattito tra gli accademici e Zerocalcare, anche se in alcune circostanze i rappresentanti della Crusca sono subentrati troppo a lungo nel discorso rubando la scena all’ospite e rendendo inquieto il pubblico.

Tra le domande poste, la prima ha riguardato il processo creativo delle sue opere, ovvero se Zerocalcare parte dall’immagine o dal testo. L’autore ha risposto che il romanzo a fumetti parte da una scena immaginata, da qualcosa di visivo che vuole mettere in scena, di cui vuole parlare. A quel punto deve creare un percorso su cui i suoi personaggi si muovono per arrivare fin lì, quindi sviluppa il finale. Per lavori più brevi invece è la parola ad avere precedenza su quasi tutto, partendo da un’informazione che vuole trasmettere sulla pagina, passando per uno storyboard e cercando di distribuire in maniera oculata le parole e i concetti nelle varie pagine, che devono essere almeno una ventina per riuscire a trasmettere il messaggio. Dopodiché inchiostra prima i testi e poi passa ai disegni. Cerca di mantenersi leggero nella lettura dei suoi testi non inserendo mai due frasi nello stesso balloon.
Come si pone sul taglio, sul registro della lingua da adottare? Lo fa in maniera spontanea o è frutto di riflessione? Non c’è una risposta facile perché il linguaggio che trova spontaneo spesso può diventare stereotipato davanti al foglio.
Dopo l’uscita delle due serie Netflix, Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo, è stato accusato dell’uso eccessivo del romanesco, per alcuni di non facile comprensione. Al riguardo, Zerocalcare sorride perché personalmente ritiene che il problema sia più la sua parlata veloce che il dialetto usato.
Dalla romanità passa a un italiano perfettino simbolizzato dal maestro Manzi (conduttore della trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi in cui ha insegnato a leggere e scrivere a miriadi di italiani analfabeti negli anni ’60) fino a un linguaggio più aulico tipico dei Cavalieri dello Zodiaco, originato da un adattamento italiano molto libero rispetto al testo originale giapponese. Ma è parso che l’uso del romanesco sia aumentato. Probabilmente è aumentato proprio a partire dal primo romanzo a fumetti, La profezia dell’armadillo. In casa, la madre, essendo francese, parlava la lingua d’origine per cui il romanesco rimane la lingua con cui è più familiare in ambienti come i centri sociali. In occasioni come quelle descritte nelle sue opere, il romanesco è una coperta di Linus con cui coprirsi e trovare protezione e sicurezza nell’esprimersi. Ha fatto notare che nelle edizioni straniere dei suoi romanzi, come per esempio quelle francesi, vengono spesso lasciate in originale certe espressioni e agli incontri con il pubblico lo diverte sentire qualcuno dirgli frasi tipo morrrtacci tua.
Gli verrà mai voglia di scrivere romanzi veri e propri? No, perché non si ritiene né uno scrittore puro ma neppure un illustratore puro in caso gli venisse chiesto di accompagnare il testo di qualcun altro.
Fino a questo momento Zerocalcare ha preferito parlare di romanzo a fumetti invece di usare il termine inglese graphic novel. Gli accademici hanno sottolineato che quest’ultimo andrebbe declinato al maschile (il graphic novel) anche se spesso viene fatto al femminile. Hanno ricordato che in Italia solo alla fine degli anni ’30 arriva la parola fumetto, in virtù del fatto che in precedenza il testo non era inserito nei balloon ma era presente nelle didascalie sotto le vignette. Dopo aver elencato una serie di onomatopee tipiche di questo medium, Zerocalcare ha contribuito alla raccolta delle parole che indicano il fumetto con quella che per lui è la più significativa: spillato, ovvero quel tipo di fumetto che conta tra le 20 e 60 pagine come possono essere certi fumetti dei supereroi americani della Marvel, che gli ricordano un’altra epoca, quella delle edicole che ormai purtroppo stanno scomparendo.
Gli accademici hanno notato che nell’ultimo romanzo a fumetti, Quando muori resta a me, è stato introdotto il dialetto veneto. Il motivo è legato alle origini paterne in quella regione. L’autore aveva pure provato a tradurre le frasi in dialetto usando ChatGPT ma il risultato non era un granché. A quel punto si è rivolto direttamente al suo editore, Michele Foschin, fondatore di Bao Publishing insieme a Caterina Marietti, che è originario di Treviso e l’ha corretto.
Nel film La profezia dell’armadillo si era privilegiato un certo linguaggio, alla fine rivelatosi impraticabile e lontano dalla vita vera. Nelle serie Netflix invece si usavano dialoghi più diretti. Perché? All’inizio anche le serie Netflix dovevano essere affidate a doppiatori ma Zerocalcare non trovava buono il risultato, ma non per difetto dei doppiatori stessi. Alla fine si è convinto di fare lui tutte le voci, a parte la voce dell’Armadillo affidata al talentuoso Valerio Mastandrea.
Riguardo ad eventuali produzioni seriali a fumetti, ha sostenuto che non è sicuro di reggere il ritmo, così come nella possibilità di lavorare con altri ha il timore che il suo nome venga usato più come traino che altro.
Alla domanda su quali sono i fumetti a cui è più legato ricorda i comics della Marvel e Dragon Ball di Akira Toriyama, mentre per formazione è lontano da quelli di Bonvi e Magnus, che comunque riconosce come grandi autori
Dal pubblico è stato chiesto cosa lo ha spinto a realizzare quei brevi cartoni animati autoprodotti durante il lockdown. Proprio il fatto che si ritrovava chiuso in casa tutto il giorno e così ci si dedicava lavorando anche 16-17 ore su di essi (tutti i video sono raccolti in questa pagina).
Realizzerà mai un fumetto per un pubblico più giovane, per esempio di bambini? Non crede. Legge fumetti fin da quando era bambino, avendo iniziato con Topolino, ma preferisce continuare con il suo stile e con il suo pubblico, che comunque è più vario di quel che si possa credere.
Nell’ultimo intervento è arrivato un sentito ringraziamento da uno spettatore che, dopo aver letto Quando muori resta a me, ha recuperato il rapporto con il padre.
Ha poi posto l’attenzione su un aspetto del suo fare fumetti: nelle sue opere mette sempre qualcosa della sua sfera personale ma lo fa senza trattare temi troppo intimi come storie d’amore che ha vissuto in prima persona. Invece, se facesse fumetti di altri personaggi (quindi senza che lui stesso sia il protagonista) potrebbe essere l’occasione per parlare di argomenti di cui normalmente non parla per riservatezza.
Infine ha ricordato come con la parola riesca a sopperire alle sue mancanze di tecniche di fumetto.
L’evento si è quindi concluso tra gli applausi di un pubblico soddisfatto, senza una sentita necessità di un momento per dediche o firmacopie.
Durante questa piacevole serata si è parlato di lingua del fumetto, dell’uso del romanesco nelle opere di Zerocalcare, di parole legate all’ambito fumettistico e si è data la possibilità al pubblico in sala di porre domande all’autore; inoltre gli accademici hanno voluto ricordare anche l’imminente manifestazione dedicata a Sergio Staino, il celebre creatore di Bobo scomparso nel 2023, che si terrà al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci da dicembre di quest’anno a gennaio dell’anno prossimo.