Dylan Dog n.439 “L’invasione silenziosa”

//
2 mins read

Torna su Dylan Dog Barbara Baraldi dopo l’albo dedicato a Vasco Rossi, Dylan Dog n. 420 “Jenny”, sempre coadiuvata da Davide Furnò.
La giallista emiliana in questa storia riprende, come anticipato da Roberto Recchioni nell’editoriale, tutto quel filone classico dell’horror sull’invasione silenziosa iniziata con Robert A. Heinlein e Jack Finney portando avanti al contempo una critica sociale sulla politica, sulla tecnologia e sull’invadenza delle stesse nella nostra contemporaneità, nonché un’analisi psicologica fortemente caratterizzata dalla difficoltà dell’individuo di trovare conforto e spazio nella società globale.

A conti fatti questa avventura di Dylan, inserita in un contesto contemporaneo, oltre ad essere disegnata magistralmente, è una storia ben scritta con una struttura narrativa ben ritmata da flashback e svelamenti che vede un Dylan Dog dalle sfumature classiche come protagonista (siamo dalla parti del “I Vampiri”, n.62): già questo, di per sé, è un risultato non da poco in questo periodo editoriale. Peccato solo che Baraldi scelga (e lo ammetta) di “suggestionare” un po’ più del necessario Dylan, che diviene così vittima impotente dell’orrore che si trova ad affrontare o, meglio, a subire.

Punto debole della storia è proprio il subire, da parte di Dylan, tutto questo pot-pourri di tematiche che abbiamo appena elencato. Come in “Essi vivono” di John Carpenter (forse il riferimento più immediato, seppur non citato da Recchioni in prefazione) il protagonista, prototipo dell’uomo comune, viene emarginato e schiacciato dalla politica degli anni Ottanta, dalla pubblicità e dalla televisione: anche qui la Baraldi disegna lo stesso scenario, ma vi aggiunge numerosi altri elementi di disamina sociale e psicologica che finiscono per annullarsi tra loro, identificando banalmente “il progresso” come male assoluto.
Sembra quasi che Dylan non sia in difficoltà a causa dei mutamenti della società, ai quali è difficile adattarsi (o ribellarsi), ma più per una sua personale sociopatia latente (in realtà, nell’albo la sindrome di cui si parla è la prosopagnosia).

Dylan Dog nasce come personaggio anticonformista, è certo: ma è con l’ironia, la passione, l’innocenza e la consapevolezza che ha sempre affrontato i mostri della nostra società, meglio se uno per volta. In questa storia invece rimane travolto da troppi elementi: politica, società, convenzioni sociali, tecnologia, sistema sanitario, televisione, pubblicità ecc. ecc. e finisce per soccombervi. Da personaggio critico diviene quasi personaggio qualunquista, in lotta contro “il progresso” solo perché tale.
Un peccato perché, in questa spirale che nulla lascia fuori, la critica diviene troppo ampia e perde forza e Dylan non affronta quello che lo circonda con senso critico (ma nemmeno con idiosincrasia), bensì ne rifugge con paura.

Lavoro invece impeccabile quello di Davide Furnò, che si conferma eccezionale nelle matite e nelle espressioni. Le emozioni e le situazioni che riesce ad imprimere a tavole e volti sono sempre perfette per accentuare, in ogni passaggio, l’emotività dei personaggi con particolare attenzione a dettagli, inquadrature e dinamicità. Menzione necessaria anche per la copertina dei Fratelli Cestaro che citano Bruce Campbell in La Casa 2 e/o i tarocchi di Dylan Dog con una soluzione grafica particolarmente riuscita.

Sinossi

La speaker radiofonica Sheri viene contattata, durante la sua trasmissione radiofonica, da Wayne. Inizialmente sembrerebbe un semplice mitomane ma le continue invettive dell’uomo la spingono a rivolgersi a Dylan Dog. Wayne prende d’assalto la radio e svela i suoi incubi a Dylan che ne rimane “contagiato”: vede attorno a sé volti sfocati di esseri che stanno silenziosamente prendendo il controllo della nostra società. Toccherà a Dylan capire quanto ci sia di vero e quanto non sia invece frutto di semplici allucinazioni.

Dylan Dog n.439 “L’invasione silenziosa”
di Barbara Baraldi e Davide Furnò
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,40€
Sergio Bonelli editore, marzo 2023

 

Se te lo sei perso: Metti alla prova la tua conoscenza sull’Indagatore dell’Incubo rispondendo a queste dieci domande sul personaggio creato da Tiziano Sclavi: Il Quiz su Dylan Dog

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

Articolo precedente

Dietro le quinte di un Pesce d’aprile

Prossimo Articolo

Zagor: i voti dei naviganti (3ª parte)

Ultimi Articoli Blog