So ’90 : Six Bullets

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Un più o meno normale studente giapponese, diciamo un po’ più atletico della media e con la capacità di imparare al volo quello che fanno gli altri, perseguitato dal bulletto della scuola e stella della squadra di basket, incoraggiato dalla timida bella della classe di cui è segretamente innamorato, mette il bulletto alle strette e lo fa espellere. Il bulletto cade in preda dei peggiori istinti e, contaminato da una entità soprannaturale, rapisce e quasi violenta la bella della classe venendo fermato dal normale studente giapponese e da una procace guerriera appartenente ad una squadra speciale anti-mostri. Per il giovane ex-normale studente giapponese si apre la porta verso un mondo occulto e pericoloso in cui il suo destino sarà quello di occupare il sesto posto vacante nella squadra dei “Six-bullets”, il gruppo di pronto intervento della agenzia “Ammonymous” (gioco di parole tra “Anonymous” e “ammo”, munizioni).

Ok, fatto!

Cover primo volume

Come dite? “Ma, i nomi? I personaggi? La caratterizzazione?”. Uff… certo che ne avete di pretese!

Certamente, per farvi contenti, Yusuke Osawa disegnatore e sceneggiatore di Six Bullets, ha distribuito anche questi “extra”. I mostri si chiamano VMPR (ovvero “Vampiri”) e sono creati sfruttando l’oscurità che alberga nel cuore delle persone dalle 10 Stelle di Sephirot (fondamento della Cabala… che però non ha “stelle”), un gruppo di VMPR dai poteri incalcolabili.
Ammonymous li combatte con tecnologie fantascientifiche e vere e proprie squadre di “Man in Black” di cui i sei “Bullet”, ciascuno con il nome di un Arcano Maggiore dei tarocchi (che però sarebbero 21), sono l’avanguardia armata di improbabili e scenografiche armi da fuoco (da una coppia di revolver “combinabili” ad un fucile-falce). Il “normale” studente giapponese si chiama Foot (?) Koga, la prosperosa bella timida si chiama Hotori Harano, la prosperosa bionda guerriera è Kuroe…  poi abbiamo le restanti “Bullets”: prosperosa bionda veterana con i capelli corti, prosperosa bionda cecchina con il codino, prosperosa mora assaltatrice con maschera antigas ed infine lolita con la passione per i grossi calibri… e se mi chiedete di fare uno sforzo a ricordare i loro nomi, allora abbiamo un problema di comunicazione.

Bullismo ed umiliazione. (lettura giapponese)

Perché dovrebbe essere ormai chiaro che Six Bullets, edito da Planet Manga, è uno shonen d’avventura con protagonista (maschio) puro e determinato che compensa la mancanza di addestramento con una capacità innata e una determinazione non normale, e comprimarie (femmine) belle, in diversa misura disinibite ed ampiamente sfruttabili per fanservice volontario o involontario. Niente di più, niente di meno.
Con i suoi due volumi (non) autoconclusivi che raccontano dell’ingresso di “normale studente giapponese” (penso di fargli un favore non chiamandolo “Foot”) in “Ammonymous” come sesto dei “Six Bullet”, quest’opera sembra un “pilot” di una serie che probabilmente non vedrà mai la luce.
Fortunatamente, direi!
Non tanto perché irrimediabilmente brutta o disonesta (del resto il “bonus stroncatura” me lo sono già giocato) ma semplicemente perché “fuori tempo massimo”. Con il suo ritmo estremamente lineare, le sue relazioni causa-effetto ad incastro e, rendiamo merito, il suo tratto grafico accattivante, pulito, indubitabilmente “vendibile” (e molto debitore, diremmo, di Takeshi “Death Note” Obata), Six Bullets sembra essere stato concepito immediatamente a ridosso della “New Wave” manga, un prodotto leggero e commerciale che spopolava in quegli anni ’90 ormai pronti per la mitizzazione.
Purtroppo, e qui casca la prosperosa bionda, se può ancora far piacere rileggere gli iniziatori della new wave (diciamo uno Xenon, un Silent Mobius, per non scomodare City Hunter JoJo), se ancora possiamo guardare con benevolenza l’appeal grafico e le grossolane ingenuità degli immediati epigoni, è più difficile farlo con una imitazione di questi ultimi, non importa quanto buona.

La trionfale rivalsa. (lettura giapponese)

Dotato di una più che valida veste grafica, Six Bullets prende a piene mani ispirazione da immaginari consolidati: i tarocchi come facile aggancio per la creazione di una identità “altra”, la squadra di specialisti tutta al femminile, le organizzazioni segrete supertecnologiche e superumane, le pulsioni negative come portale per la mostrificazione, ma alla fine non capitalizza nulla lasciando quasi ogni spunto incompleto: sei proiettili ma ventuno arcani maggiori, una squadra femminile che però sembra avere come unico sviluppo il divenire l’harem del protagonista inizialmente estraneo, vampiri che trasformano gli uomini in demoni grazie ad una sostanza aliena simile ad un simbionte, armi da fuoco tanto scenografiche quanto di dubbia praticità…

E l’obbligatoria scena alle terme… (lettura giapponese)

Di questa cornucopia di ingredienti vintage alla fine non restano che due volumi non sgradevoli ma buoni come lettura da spiaggia e la curiosità di vedere il bravo disegnatore messo alla prova da una sceneggiatura pensata con maggiore cura.

Luca Cerutti

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