Quand’ero ragazzino, non acquistavo regolarmente gli albi di Topolino limitandomi a scroccarli dagli amichetti. Le storie in due o più episodi, quindi, diventavano per me croce e delizia, per motivi facilmente immaginabili… Mi attiravano tantissimo (delizia) perché una storia lunga era più approfondita e spesso affidata ad autori che mi piacevano più di altri; ma erano difficili da leggere (croce) perché magari mi capitava di trovare solo la puntata iniziale – o, ancora peggio, quella finale – e di recuperare la parte che mi mancava mesi dopo…
Un esempio perfetto di questa situazione è costituito dalla classica Zio Paperone e il tunnel sotto la Manica, risalente al 1970 ma di cui lessi il primo episodio anni dopo. Mi attrasse fin dalle prime pagine, per i dialoghi brillantissimi e per i disegni stratosferici – e capirai: il trio di autori era composto da Martina, Scarpa & Cavazzano… – ma, non avendo a disposizione la seconda e conclusiva puntata, restai per mesi a chiedermi: “cosa c’entra il tunnel della Manica?!?”
La prima puntata, infatti, era basata sullo scontro tra Paperone e Rockerduck, a proposito del “possesso” di un’isoletta al largo di Paperopoli, su cui Archimede installava un impianto di desalinizzazione che permetteva allo zione di non pagare l’aumento (di ben 1 centesimo…) imposto da Rockerduck sull’acqua potabile.
Il canale della Manica appariva soltanto nella puntata successiva: quando finalmente riuscii a leggerla, vi trovai il consueto colpo di genio di Paperone, che per arrivare dalla Francia all’Inghilterra (dove trovare un documento con cui rivendicare il possesso dell’isoletta)… costruiva un tunnel sotto la Manica – !!! – sconfiggendo il suo rivale di sempre e guadagnando inoltre un sacco di soldi dalla ventilazione del tunnel stesso.
Una storia “anticipatrice” davvero ben riuscita poi ristampata numerose volte, compresa la versione nel collaterale dedicato a Romano Scarpa.