Con colpevole ritardo diamo finalmente il giusto risalto a Rusty Dogs, webcomic gratuito ideato dallo sceneggiatore Emiliano Longobardi, serializzato sul blog rusty-dogs.blogspot.com dal 2009 al 2019 e approdato in libreria, dopo la sua naturale conclusione sul web, con una pregevole edizione cartacea autoprodotta nell’ottobre 2019.
L’opera, ideata e sceneggiata da Longobardi e illustrata da 50 tra i migliori disegnatori italiani, è stata più volte candidata come miglior fumetto del web grazie, oltre all’indubbia qualità della storia, anche alla visibilità ricevuta in seguito alla collaborazione degli artisti che hanno accettato di illustrare gratuitamente la serie. Si tratta in alcuni casi di disegnatori alle prime armi, mentre altri nomi sono indiscutibilmente clamorosi, come ad esempio Giacomo “Keison” Bevilaqua , il texiano Raul Cestaro (con uno stile che richiama il Torpedo di Jordi Bernet), Massimo Dall’Oglio in versione manga, Pasquale Frisenda, Giuseppe Palumbo, il copertinista di Julia Cristiano Spadoni, Michele Petrucci, Antonio Lucchi.

Tanti disegnatori, ognuno con il proprio stile, scelti uno ad uno da Longobardi, storico critico fumettistico sardo che non solo li ha lasciati liberi di esprimersi come preferivano (e non poteva essere altrimenti), ma che ha adattato le sceneggiature, selezionando tematiche e ambientazioni che meglio si prestavano alle loro caratteristiche. Ogni storia è stata quindi costruita per lo stile del disegnatore – tutti diversissimi – e lo stesso Longobardi ha rivelato che “[….]questo paletto produttivo, però, si è rivelato essere – finora – anche una risorsa, perché permette di giocare con la struttura e l’impostazione delle storie, non solo dal punto di vista narrativo ma anche grafico”.
Ma di che cosa parla nello specifico Rusty Dogs? Si tratta di una storia crime, corale, divisa in brevissimi capitoli da 4 tavole, ambientata in una città decadente e corrotta, dove vediamo susseguirsi una serie di personaggi con esistenze al margine. I collegamenti tra le singole storie sono inizialmente vaghi, ma approfondendo la lettura ci si accorge che determinate tematiche ritornano insieme a vari personaggi, evocati in continuazione, come i famigerati Tobey Munger e Cohen. Il risultato finale è assolutamente pregevole: il puzzle letterario costruito da Longobardi è molto affascinante, gioca con gli stilemi del noir grazie a citazioni classiche, filmiche e fumettistiche. Si tratta magari di topoi narrativi consueti per il genere scelto, ma sempre padroneggiati in maniera più che ottima.

L’abilità maggiore del Longobardi scrittore ci pare la capacità di conservare una coerenza tematica di fondo per tutti i 50 episodi che compongono la serie, ed è ancora più sorprendente che ogni singolo episodio sia godibile a sé, grazie alla creazione della giusta atmosfera, in così poche pagine, evocata dai dialoghi fuori campo, sempre incisivi.
A legare insieme i singoli episodi, oltre a personaggi che vediamo ritornare – magari non direttamente, ma evocati o nominati da altri – è l’eco di qualcosa che è avvenuto nel passato, un colpo clamoroso che costringe tutti i protagonisti delle storie a seguire il proprio destino, quasi sempre intessuto di violenza. Ad aumentare il fascino della narrazione, gli stessi avvenimenti vengono raccontati da più punti di vista. In tutte le storie aleggia un’aria decadente, a causa dei temi ricorrenti scelti dagli autori, tra cui ad esempio lo scontro tra generazioni, con addirittura vecchi killer che devono lasciare spazio a nuovi implacabili assassini.

Una divisione così rigida, che ha reso probabilmente frammentaria la narrazione, è stato un aspetto inevitabile per almeno due motivi: la collaborazione volontaria dei disegnatori imponeva probabilmente un incarico “leggero”, senza un numero eccessivo di tavole da illustrare, e in più la natura stessa del web comic consiglia una lettura veloce – impossibile quindi appesantirla con troppe tavole per volta. Interessante, in ogni caso, che i disegnatori esordienti abbiano avuto a disposizione lo stesso spazio e siano di fatto sullo stesso piano dei maestri venerati.
Nella narrazione emergono le influenze di Longobardi: tra quelle citate dallo stesso autore, il romanziere americano Cormac Mc Carthy e l’italiano Giuseppe Ferrandino con Storia di Cani, illustrato da Giancarlo Caracuzzo nel 1992.
Da rimarcare il percorso evolutivo del fumetto – che si trasforma a contatto con il web – e anche in questo risiede l’importanza della pubblicazione di Rusty Dogs, con il passaggio dal webcomic all’autoproduzione. Non si pensi però che l’interesse suscitato da questo volume sia rappresentato esclusivamente dal suo essere stato un webcomic: il suo pregio maggiore consiste senza dubbio nella raffinata costruzione dell’intera trama, portata avanti in modo accurato. Il volume pubblicato è molto bello, grazie alle cure dell’editor Andrea Toscani: il giusto tributo che hanno meritato gli sforzi dei 50 disegnatori e ovviamente la passione di Emiliano Longobardi.