Un giovane Edgar Rice Burroughs mentre legge le avventure straordinarie di suo zio John Carter dopo averne ottenuto in eredità tutte le sue ricchezze.
John Carter è un personaggio creato nel 1912 da Edgar Rice Burroughs come eroe ricorrente in un suo ciclo di romanzi di successo e che ha avuto numerosi adattamenti a fumetti, il primo dei quali risale all’agosto del 1939 su The Funnies ad opera sua e del suo stesso figlio John Coleman Burroughs, che fu cartoonist professionista e che ebbe cura della parte grafica.
Le storie proseguiranno fino al numero 56 (giugno 1941) per un totale di 148 tavole.
In seguito tra il 7 dicembre 1941 (giorno dell’attacco di Pearl Harbor!) e il 3 aprile 1943 sul principio della “syndacation” (United Feature Syndacate), molti giornali offrirono spazio in pagine domenicali, con stampa a colori, che consentirono la pubblicazione di raccolte delle avventure di John Carter.
Sab Than, lo jeddak di Zodanga a cui viene conferita da una razza aliena la possibilità di usare un’arma potentissima così che lui con la forza possa imporsi sulla città di Helium allo scopo di prendersi in moglie la figlia del jeddak in carica in quella città. La classica storia sull’impotenza dei potenti.
Queste 71 tavole formato orizzontale, non contengono baloon, infatti il testo non è inserito nel disegno stesso, ma in uno spazio didascalico come era tale il caso degli episodi di Tarzan disegnati da Rex Mason nel 1930.
Tarzan era infatti un altro personaggio di grande successo ideato da E. R. Burroughs sempre nel 1912 e che rappresentava l’archetipo del bambino selvaggio allevato nella giungla dalle scimmie. Nel 2012, in occasione del centenario dalla pubblicazione del personaggio di John Carter, la Walt Disney Production ha prodotto un film dal titolo “John Carter“, con la regia di Andrew Stanton, traendo la trama dal primo romanzo di Edgar Rice Burroughs intitolato “Sotto le lune di Marte“, ma ispirandosi anche ad altri romanzi del ciclo (La principessa di Marte) e che in realtà furono scritti nel 1911 e pubblicati nel 1912 a puntate.
Inoltre il personaggio interpretato nel film dall’attore Taylor Kitsch (già interprete di Gambit in “X-Men le origini” e che appare anche in Wolverine) in alcune scene indossa un abbigliamento fatto di frammenti di stoffa che gli conferiscono un aspetto molto simile a quello di Tarzan il Re della Giungla volendo quindi intrinsecamente dare un tributo a quest’altro personaggio creato da Burroughs nello stesso anno ma che ha in passato già avuto molte rappresentazioni cinematografiche di cui la più famosa quella in cui “Tarzan l’uomo scimmia” era interpretato dal super campione di nuoto Johnny Weissmuller.
Tars Tarkas lo jeddak dei Tharks, una razza di Barsoom (il pianeta Marte per noi), che hanno delle usanze tribali, possiedono la pelle verde, sono alti oltre 3 metri e dotati di quattro arti superiori, oltre al fatto che possono trasmettere alle loro prole la conoscenza del linguaggio verbale attraverso non l’istituzione scolastica, ma con l’allattamento.
Il film, nonostante le ovvie ingenuità per spettatori smaliziati quali possiamo essere noi oggi, pur con non molti effetti speciali, è a mio parere del tutto godibile se lo si prende per quello che è: un tributo storico in occasione di un anniversario (il centenario della nascita del personaggio) che rende merito ad uno scrittore che ha dato tanto alla narrativa fantastica in un’epoca in cui neppure il genere fantascientifico e quello fantasy erano stati ancora del tutto decodificati nei loro specifici margini di competenza.
Il personaggio stesso infatti non si è saputo per molto tempo in che genere collocarlo dato che in realtà le avventure non includevano molte descrizioni scientifiche di strumenti tecnologici, ma dobbiamo pensare che in quegli anni il mezzo di trasporto più usato era ancora il cavallo e lo strumento tecnologico più sorprendente posseduto dalle persone era il telefono. Non a caso Burroughs, per trasportare il suo personaggio sul Pianeta Rosso ha escogitato un sistema che trae spunto dalle fonti di mistero dell’epoca, quali erano la psicanalisi (nata solo da pochi anni e precisamente dalla notte fra il 23 e il 24 luglio 1895, cioè la notte in cui Sigmund Freud fece il primo sogno che lui trascrisse e interpretò), l’ipnosi e ricordi ancora meno recenti sul mesmerismo.
L’idea si basa su una sorta di misteriosa trasmigrazione dell’anima del protagonista che viene così proiettato sul Pianeta Barsoom (mentre il suo corpo fisico reale resta sulla Terra) a noi appunto noto come Marte e su cui a causa di una differente forza di gravità, conferisce a John Carter una sorta di forza semidivina.
La principessa e scienziata Dejah Thoris, figlia dello jeddak Tardos Mors, che volendo negarsi alla fremente lussuria dello jeddak di Zodanga per il bene del proprio popolo di Helium (non certo per il proprio bene), diverrà la moglie di John Carter di Jasoom (nome di un pianeta a noi più noto come il Pianeta Terra).
Teniamo presente che Superman creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1933 potrebbe essere anch’esso molto debitore al personaggio di Burroughs per quelle che ne sono le origini. L’idea che conferisce a Kal El una forza semidivina facendola derivare dall’influenza della Stella Sole in contrapposizione al Sole di Kripton, potrebbe essere un’evoluzione della più ingenua idea di correlarlo alla differente gravità fra due pianeti, ma resta comunque un presupposto puramente fantastico che rende difficile negare a Burroughs di averci indicato un modus che in qualche modo è riscontrabile nella creazione di quasi tutti i supereroi al giorno d’oggi ormai noti.
Basti pensare a Spiderman: un giovane studente che viene morso da un ragno che poco prima del morso era stato esposto ad una sorgente radioattiva; Antman che può rimpicciolirsi fino a raggiungere le dimensioni di una formica perché con una tuta fantascientifica è in grado di ridurre la distanza che c’è fra il nucleo degli atomi che costituiscono il corpo fisico di un normale essere umano; Hulk che fa emergere il suo lato primitivo dopo un’esposizione eccessiva e potenzialmente letale a dei raggi gamma ecc. ecc.
Ne consegue che da un punto di vista iconografico il film su John Carter ha poco o nulla di innovativo, ma non perché è intrinsecamente manchevole, ma perché ha subito nell’arco di questo secolo fin dalla sua creazione, moltissimi epigoni di grande successo che lo fanno apparire praticamente del tutto obsoleto sia nei contenuti di trama che nell’immaginario grafico semplicemente perché a livello cinematografico John Carter è arrivato dopo a causa di numerose vicissitudini editoriali e di continui cambi di proprietà sui diritti di realizzazione di un film sul personaggio originale.
Nonostante tutto quello di buono che posso dire sul risultato che hanno ottenuto con questo film, il grande pubblico non ha apprezzato il prodotto finale e il film si è imposto al pubblico se non come il più grande fiasco economico della storia del cinema, perlomeno come uno dei peggiori fallimenti del settore in quanto dei 280 milioni di dollari investiti per la realizzazione dei film alla fine della fiera se ne sono persi oltre 200 milioni.
Da notare che il famoso Avatar, film scritto e diretto da James Cameron nel 2009 e che ebbe un incasso di quasi 2,8 miliardi di dollari in tutto il mondo diventando il film con più incassi della storia del cinema e di cui si prevedono almeno 5 seguiti nell’arco dei prossimi anni, prodotti sempre dalla Disney, ha scippato moltissimo nei contenuti dal primo romanzo sulla vita di John Carter.
I Thern, guidati al centro da Matai Shang, sono una razza aliena dotata di una tecnologia inimmaginabile, ma che non abbracciano nessuna causa, non hanno alcun proposito esistenziale, non possiedono alcuna morale. Tutto ciò che sono capaci di fare è di interferire con le popolazione di tutti i pianeti del Sistema Solare allo scopo di innescare delle guerre intestine fra i differenti popoli interni ad ogni pianeta, promettendo grandi ricchezze, potere, fama e godimenti fisici con principesse che poi devono essere soppresse il giorno seguente alla prima notte di nozze. Insomma, delle sedicenti divinità affette dal morbo di Shahriyar, il sovrano delle Mille e Una Notte.
Il film del 2012 si distanzia dai romanzi solo per quel che riguarda due componenti: la prima quella che ci mostra un prologo che si ricollega con l’epilogo in cui vediamo un giovanissimo Edgar Rice Burroughs quale erede di uno zio facoltoso che gli lascia un testo scritto che narra le proprie avventure. Scopriamo quindi che Burroughs sarebbe quindi collocato nel film come il nipote di John Carter che quindi viene fatto apparire come una persona realmente esistita di cui Burroughs ne sarebbe semplicemente il biografo legalmente riconosciuto e non il creatore.
Il secondo elemento su cui si distanzia è il modo in cui John Carter raggiunge il pianeta Barsoom. Non con un processo di trasmigrazione dell’anima, ma con un sistema tecnologico avanzatissimo ideato da una razza aliena, che consente di spedire un essere umano su qualsiasi pianeta del sistema solare nella forma di una “copia” del medesimo essere umano, come avviene con il telegrafo.
John Carter di Jasoom con un abbigliamento da Tarzan e Dejah Thoris, la scienziata che ha scoperto il potere del Nono Raggio, ma le cui ricerche sono state sabotate da una razza aliena che si prefigge lo scopo di interferire e quindi frenare il normale sviluppo tecnologico di una specie senziente riconducendo tale specie ai suoi istinti fisiologici primordiali. Meno male che nel nostro universo ci sono anche i vulcaniani che rispettano la Prima Direttiva.
Ovviamente non vengono usati termini come “clone” o “avatar” o addirittura “teletrasporto” per le ragioni storiche che ben possiamo intuire. Se quindi la “copia telegrafata” muore su Barsoom, muore anche il corpo originale sul Pianeta Terra, e per converso se sul Pianeta Terra l’originale del corpo fisico che è in stato di stasi, viene distrutto, anche la “copia telegrafata” sul pianeta Barsoom perisce in contemporanea. Naturalmente questa visione accende moltissimi dubbi e contraddizioni, ma non la si può per questo bocciare in toto. L’idea meriterebbe di essere ulteriormente meditata e raffinata, ma questo non riguarda e non penalizza minimamente la validità dell’idea originaria.
Il film è quindi a mio avviso da vedere con gli occhi non di chi pensa di dover usare la Suspension of Disbelief (la sospensione dell’incredulità che, sospendendo le nostre facoltà critiche sull’impossibilità che alcune cose possano essere credibili, ci consente di godere di un’opera di fantasia), ma con gli occhi di chi deve usare la Extension of Romance: l’estensione della nostra visione romantica al punto da farci godere del piacere della visione di un prodotto di fantasia, anche se tutto ciò che vi troviamo non fa emergere minimamente in noi uno stato di incredulità e straniamento rendendo oltretutto inutile, per non dire noiosa, la sospensione dell’incredulità stessa.
Le navi a vela volanti di Barsoom che vengono spinte dalla forza motrice della luce solare suddivisa nei suoi nove raggi.