Il soffio del vento tra i pini di Zao Dao

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Giovanissima autrice della scena indipendente cinese, Zao Dao nasce nella provincia del Guangdong, nel sud della Cina. Il suo talento nell’arte dell’acquerello l’ha resa famosissima in tutto il mondo, tanto che nel 2016 arriva in Italia proprio con quest’opera di cui vi parlo e, pochi anni dopo, nel 2018, pubblica sempre per Oblomov Edizioni Carnet Selvaggio. Sempre nello stesso anno esce Vagabondaggi (Bao Publishing), raccolta di storie brevi che mettono in risalto la bravura dell’autrice nell’unire la tradizione alla modernità.

Scrivere o parlare di una giovane autrice non è mai semplice, soprattutto per via del fatto che non ci si può accostare ad un passato per contrapporre dei significati o giusto dei confronti.

Il “caso” di Zao Dao trascende da quanto appena detto e vola via con il vento di cui lei stessa ci parla, anzi – ci soffia.

Un’opera – questa della giovane fumettista (manhuajia) cinese – che apre a un mondo di immagini da codificare, dove il fumetto lascia la sua stessa forma per crearsi concetto o, meglio, farsi leggero per arrivare a noi come un sospiro. La sensazione che si ha, pagina dopo pagina, è proprio quella della leggerezza, della incomunicabilità. Quest’ultimo concetto – il distacco che si crea tra il fumetto e il lettore – è doveroso, figlio di un’idea inconscia dell’autrice, ma che dona quella forza per farci immergere totalmente nel mondo fantastico di Dao.

Il soffio del vento tra i pini è, a suo modo, un omaggio alla natura. A quella madre accogliente che sa parlarci attraverso le sue infinite forme di bellezza.

Così Yaya, la protagonista del manhua, abbandona il villaggio natale per sfidare le tempeste e combattere le bestie feroci che obbediscono a un terribile demone, Rakshasa, la donna cannibale. Con l’aiuto di Juiling, la fata delle montagne, Yaya apprende i misteri della natura e a leggere il vento, strumento utilissimo per combattere – assistita dal saltellante Dugu – i demoni e gli spiriti al servizio di Rakshasa.

L’apparato grafico del fumetto è cosparso di acqua, fuoco, legno, metallo e aria così come i capitoli del libro.
Una suddivisione necessaria per dare una pausa al lettore: una pausa di respiro, di assorbimento delle emozioni, perché gli acquerelli di Zao Dao sono meravigliosi, trascinatori e creatori di mondi possibili, quasi a voler essere parte di tutto ciò che vediamo, che leggiamo…

La fascinazione del mondo antico Cinese è reso al pari di tutto, così semplice da sembrar non essere mai esistito. L’autrice si fa carico della sua giovane età per non farsi abbagliare dal peso della cultura e si immerge, con grazia e rispetto, nell’affrontare una tradizione cosparsa di miti e leggende.

Ma è proprio da qui che parte per strutturare la sua “non-narrazione”, lasciandosi piena libertà creativa nel testo tanto quanto nel disegno.

La sua minuziosità è notevole, soprattutto se si parla di tecniche come l’acquerello, dove i dettagli sono sempre difficili da gestire. L’autrice cinese non si pone il problema e va oltre, disegnando delle tavole così magnifiche e immaginifiche (vedi foto) dove il paragone con il grande pittore Brugel il Vecchio è letteralmente d’obbligo. La vicinanza delle due tavole rende ancora meglio il senso delle mie parole nell’attribuire a Dao la maestria della minuziosa mano da pittrice. Ma non c’è solo il pittore olandese in questo fumetto: c’è anche l’arte dell’Ukyo-e del maestro Hokusai e dei mangaka giapponesi. Rimandi su rimandi che il mondo visionario creato da Zao Dao ci fa ricordare, con delicata bellezza d’animo.

I testi sono davvero pochi, resi tali giusto per accompagnarci ai margini dei disegni e poi dirci: << Bene (lettore), ora fermati qui, lascia tutto il tuo mondo al di fuori di queste linee e lasciati trasportare dal visionario tratto di questo fumetto >>. Fine dei testi.

Se non fosse per quelle poche parole, il manhua di Zao Dao sarebbe muto e, lasciatemelo dire, forse è quel tocco che ci stava per renderlo ancora più prezioso. Una piccola perla in un mare di “cose”.

Un doveroso apprezzamento mi preme darlo alla casa editrice, la Oblomov, che riesce spesso a stupirci – alle volte rischiando, con la traduzione e le novità di giovani autori e autrici del panorama del fumetto internazionale.

Il mare e il cielo si mescolano,
fondendosi in un solo elemento.
Lo Yin e lo Yang raggiungono infine l’Oceano.
Gli incubi sono spazzati via da un vento fresco,
ma Yaya ha ancora una lunga strada davanti a sé.
Raggiungere la perfezione richiederà
un lungo cammino, ma Yaya è ancora viva!
Assapora l’ebrezza di essere al mondo
e sente il suo cuore battere ancora più forte.

Zao Dao, tavola pg. 15

Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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