Troppo facile amarti in vacanza

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La visione del mondo di Giacomo Keison Bevilacqua

Come per il precedente lavoro, “Il suono del mondo a memoria” sempre edito da Bao Publishing, Bevilacqua continua a giocare con i silenzi, con gli acquerelli e con il suo personale sguardo sul mondo.

Questa volta lo fa attraverso la figura di Linda, che abbandona la sua casa, si lascia tutto alle spalle, e parte verso nord.
Linda si è infatti arresa: non riconosce più il Paese in cui vive, non ha la forza di cambiarlo e, probabilmente, questo l’ha già cambiata. L’unica è quindi scappare, allontanarsi da tutto e tutti in un metaforico viaggio verso altro.

Come dagli albori della letteratura, Giacomo Bevilacqua utilizza il topos del viaggio come strumento per la scoperta di quello che ci circonda e di ciò che abbiamo dentro.
La forte lente d’ingrandimento posta dall’autore sulla società contemporanea non risparmia nessuno degli aspetti più dibattuti ed attuali: l’odio, la figura della donna, l’idea di libertà, il razzismo, l’impatto dei social media sulle nostre scelte/vite, l’ignoranza.
Il tutto mostrato con affascinanti disegni acquerellati che riescono a rendere bene un’Italia decadente e in rovina.
La fragilità, la sensibilità e la rabbia che vengono mostrate dalla protagonista durante il racconto si allineano sin da subito alle emozioni del lettore, che viene accompagnato per mano da una narrazione fatta di acquerelli silenziosi e poi, a chiusura, da tre vignette (o post, retaggio del media instagram che è stato patria dell’autore per molti anni) che ne esplicano il significato e/o ne danno forza e messaggio.
Lì c’è tutto: la metafora, la retorica, la frase ad effetto, l’impatto emotivo.

Se in prima battuta il giochino narrativo pare semplice o addirittura riduttivo per un romanzo così corposo, a conti fatti, dopo poco questa dinamica (evento e incontro/scontro quale occasione di metafora e di riflessione) comincia ad incasellarsi in una storia, appena in tempo, prima di far storcere il naso al lettore.
E così, quando alla fine accelera, e quando palesa anche il gioco spazio-temporale, allora il risultato è davvero efficace.

Ed è con questa narrazione ponderata che Bevilacqua riesce a misurare bene rabbia e buonismo. Le dinamiche raccontate ed incontrate da Linda fanno leva su quei principi sociali e umani che oggi vediamo compromessi. Ed è anche per questo che la retorica di Bevilacqua alla fine fa anche bene.
Perché accompagnando Linda per il suo viaggio, tale retorica diviene sia personale che assoluta.
Il viaggio di Linda è un viaggio di formazione che le farà capire, alla fine, che lei in questo Paese si sente inopportuna e a disagio perchè si è quasi assuefatta a ciò che di brutto la circonda ogni giorno. E questo “brutto” ora è anche dentro di lei.
Ma ribaltando la prospettiva, guardandola attraverso gli occhi di chi l’odio e l’orrore l’hanno vissuto veramente, allora ecco che Linda prova a cercare il buono, anziché pensare di andarsene e rinunciare, perchè alla fine è vero che scappare è troppo facile, un po’ come innamorarsi in vacanza (metafora, appunto).

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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