I segni di uno spaesamento francese – termine più consono dell’abusato e pernicioso “declino” – sono quest’anno sotto gli occhi di tutti, per un Italiano che ci vive, perfettamente riconoscibili e tristemente familiari: quattro primi ministri in meno di un anno è qui un record nazionale; l’ultimo poi, Sébastien Lecornu, è stato nuovamente incaricato dopo tre giorni che si era dimesso, un’eventualità che nemmeno il famigerato codice Cencelli aveva mai preso in considerazione. Perdita della supremazia spaziale (ma si continuerà a costruire dalle parti di Tolosa), treni in ritardo (ma non i rimborsi): se politica e società vacillano, l’amministrazione tiene.
Si credeva immune il mondo del fumetto: perché la considerazione verso la Nona Arte è reale, dato che fumettisti sono entrati in accademia (che sia il Collège de France o l’Académie des Beaux Arts); che il presidente Macron se n’è sempre dichiarato appassionato al di là dei calcoli elettorali (tanto non lo vota più nessuno), al punto da voler accanto Bilal per il suo primo viaggio in Serbia; e perché i proventi sono notevoli e innegabili. Ad esempio, Madeleine résistante, serie in quattro tomi i cui primi due sono disponibili anche in Italia col titolo La resistenza di Madeleine (EDT-Giralandolo, 2024, 2025) è pubblicizzata nelle linee della metropolitana parigina come l’ultimo blockbuster al cinema.
E così è sempre stato per ogni uscita di Thorgal o Blake & Mortimer, per non parlare delle cifre stratosferiche di ogni nuovo Asterix, che da solo traina tutta l’editoria francese. Dulcis in fundo, perché i protagonisti del settore si fanno sentire: la retribuzione economica di fumettisti e sceneggiatori (che qui vivono con gli anticipi versati dalle case editrici), presenti ai festival per le dediche è divenuta legge.
E invece no: dopo un balletto di “je t’aime, moi non plus”, e dopo che già la minaccia di boicottaggio s’era fatta sentire durante l’edizione precedente, il Festival d’Angoulême, uno dei più importanti festival di fumetti a livello mondiale (e probabilmente il più rinomato in Europa), l’anno prossimo non si farà.
I fatti sono noti anche in Italia: fumettisti e sceneggiatori – sempre loro! – rimproverano alla società che gestisce la manifestazione (9eART+) e al suo direttore Franck Bondoux interessi privati, gestione tossica e incompetenza generalizzata.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il licenziamento di un’impiegata rea di aver denunciato uno stupro durante l’edizione 2024 (l’inchiesta giudiziaria è in corso).
La fronda è montata quest’estate, portata in primis dai vincitori del Grand Prix – tra gli altri Anouk Ricard, Posy Simmonds e Riad Sattouf, giusto per citare illustri sconosciuti (in Italia, non Oltralpe) – e dalla professione tutta. Bondoux ha dapprima resistito alle pressioni e poi, in un estremo tentativo di salvare il salvabile, in perfetto stile italiano s’è fatto da parte lasciando la poltrona a Delphine Groux, presidente dell’Association du FIDB (acronimo di Festival International de la Bande Dessinée) e sua più stretta collaboratrice (FIDB delega l’organizzazione a 9eART+), che di rimando non gli ha mai fatto mancare il sostegno.
Al che si son messi tutti a ridere, e ne hanno ottenuto la testa poco dopo. Groux ha incaricato altri della gestione dell’evento, ma quando due settimane fa le grandi case editrici (Dargaud, Dupuis, Glénat, Casterman) hanno preso atto e hanno dichiarato che non sarebbero state presenti, si è capito ch’era finita.
I primi a piangere sono certo gli appassionati, ma soprattutto i commercianti, che in un solo week-end triplicano gli affari e salvano tutta la stagione: pure i tassisti, in una città che mette a disposizione gratuitamente i mezzi pubblici, sorridono e si scusano per il ritardo. E difatti il sindaco Xavier Bonnefont ha cercato fino all’ultimo di trovare una soluzione (i commercianti ipotizzano una perdita di tre milioni e mezzo di euro).
Angoulême è una cittadina di 46.000 abitanti che, al contrario di Lucca che ha anglicizzato Comics e aggiunto Games e quant’altro per sopravvivere, coi fumetti ha creato un indotto, come dimostra la creazione del Musée de la bande dessinée e di scuole d’arte e di fumetto come l’ESSI – École européenne supérieure de l’image, l’EMCA – École des métiers du cinema d’animation o ancora L’Atelier Magelis per il cinema d’animazione 2D. Timothé Le Boucher, nuova leva francese di cui son stati tradotti in Italia l’ottimo I giorni che scompaiono (Bao Publishing, 2019) e Lo spogliatoio sul bullismo scolastico (Comicout, 2020), diplomato con un master in fumetto all’ESSI, ne è un valente rappresentante.
Ma non a caso si è utilizzata l’espressione “fronda” e “ottenere la testa”: la Rivoluzione qui forgia spirito e identità, i bambini alla materna durante la ricreazione giocano “a fare sciopero”. Alla fine è questo quel che resta e che fa sperare, al di là degli interessi economici evidenti: la professione ha chiesto, la professione ha voluto e la professione ha ottenuto.
Gli eventi – e soprattutto l’organizzazione futura – ci diranno come andrà, ma il risultato è tangibile e la lezione palese, e spiega pure, tra le altre cose, l’emigrazione italiana anche in questo settore. E non è poco.
